Due ore e quarantasei minuti di lotta con un lungo stop alle spalle dopo l’operazione alla mano ed un torneo vinto a Stoccarda. Matteo Berrettini ha piegato a fatica lo statunitense Denis Kudla passando al turno successivo degli ATP Queen’s in corso di svolgimento a Londra. Il romano è l’unico esponente del tennis italiano rimasto in gara e vuole continuare il suo percorso.

Le parole di Matteo Berrettini in conferenza stampa

Con Kudla ho sempre fatto partite un po’ strane. Però lo si capisce quando comincia la partita, sicuramente non prima. Dall’inizio ho sentito che avevo un’energia un po’ diversa, anche a livello di prontezza fisica. Ho dovuto accettarlo e andare avanti, ad un certo punto mi chiedevo un po’ di più, ma poi ho capito che oggi sarebbe andata così. Dovevo solo accettare la situazione e lavorare con quello che avevo. Sapevo di non star giocando il mio miglior tennis e che era un incontro difficile per diversi motivi. La chiave è stato accettare quello che stava succedendo. Accettare che, anche se amo giocare sull’erba, non stavo giocando bene. Non avevo buone sensazioni, il livello di energia non era buono. Ma ho lavorato con quello che avevo durante il match. Mi chiedo di essere un giocatore, uno capace di vincere e, se non di vincere, di stare in campo con quello che ha in quel momento. Ti permette di essere solido anche se non sei al meglio, se hai un problema fisico o ti senti stanco. Stamattina mi sono alzato sentendomi un po’ stanco, ma credo sia normale. Sto giocando parecchio e non è facile rientrare dopo tre mesi e fare sei o sette incontri di fila. Così l’ho accettato e sono felice di avercela fatta“.

Oggi avrei digerito la sconfitta, ma non il fatto di non averci provato fino alla fine. Così mi sono detto di provarci in modo che domani, al risveglio, ti vorrai un po’ più bene. Sento la pressione a prescindere dai punti o non punti perché qui sono il campione uscente e a Wimbledon il finalista, in più torno da un infortunio. Ma sono contento di avere la possibilità di lottare. Quando ero a casa alle prese con la riabilitazione, guardavo i tornei e soffrivo. A volte dai per scontato di poter giocare, difendere i punti, ma capisci quello che ti perdi quando non puoi farlo. Sono piuttosto arrabbiato per non aver salvato quelle due. No, certo che è importante. La parte principale è essere pronti per quei punti. Sull’erba ho fiducia che il servizio mi darà una mano. C’è anche l’avversario e ci sono momenti in cui la racchetta diventa un po’ più pesante”.Â