Matteo Garrone presenta “Io Capitano” a Venezia 80: “Un viaggio epico e visivo dall’Africa verso l’Europa”

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Di nickyabrami

Matteo Garrone racconta “Io Capitano” (da domani 7 settembre nelle sale) tra i film italiani in gara a Venezia 80 insieme Seydou Sarr (attore), Moustapha Fall (attore), Mamadou Kouassi (collaboratore alla sceneggiatura), Massimo Gaudioso (sceneggiatore), Paolo Del Brocco (produttore – Rai Cinema).

Il focus del lungometraggio di Garrone è sulla genesi del viaggio “epico” come più volte sottolineato, attraverso l’Africa: “L’idea di partenza è quella di raccontare una sorta di controcampo rispetto a quello che siamo abituati a vedere. Da decenni vediamo barconi che arrivano su Mediterraneo a volte li salvano altre no, con il tempo che ci abitua a pensare queste persone come numeri e si dimentica che dietro ci sono persone, famiglie e desideri. L’idea è quella di puntare la macchina dall’Africa verso l’Europa cercando di dare una forma visiva a quel viaggio che di solito in occidente non ha una forma attraverso il deserto, i campi di detenzione ed il viaggio in mare

Matteo Garrone: è il giorno di “Io Capitano” a Venezia 80: “Un controcampo visivo rispetto a quello che siamo abituati a vedere”

Matteo Garrone presenta Io Capitano a Venezia 80

Il regista ha parlato anche della sua posizione politica in merito alla narrazione di “Io Capitano”: “Il film racconta una forma di migrazione fatta di giovani,, credo sia importante visto che ce ne sono tante forme per conflitti, disperazione e poi una di cui si parla meno per l’appunto, quella dei giovani. Il 70% della popolazione africana è giovane e vuole, cerca e rischia scappando da una povertà dignitosa ad al coronamento di un sogno, realizzandosi lavorativamente ed aiutando la propria famiglia. “Io Capitano” racconta un viaggio epico poiché sono unici portatori di un’epica contemporanea, un’odissea omerica raccontando tutti gli stati d’animo vissuti nei momenti di euforia dove sono a un passo dalla meta e della disperazione. Questo mi ha spinto a realizzare il lavoro su Io Capitano…Il film si ferma quando arrivano in Italia e potrebbe essere spunto per un nuovo lavoro che non so se realizzerò io o perchè no un altro collega.

Riguardo la sceneggiatura, il cineasta romano ha dichiarato: “Il lavoro fatto insieme è un grande lavoro di documentazione e di collaborazione con dei ragazzi che hanno avuto quell’esperienza di viaggio. Uno dei principali autori che ci ha aiutato nella prima dinamica del film è Mamadou…Noi siamo rimasti il più fedele possibile a questi racconti… Volevamo fare oltre a un road movie anche un viaggio nell’anima con i vari momenti di entusiasmo, sconforto, paura, orrore. I due sogni che abbiamo inserito aiutano a raccontare la parte interiore del protagonista prima della dona che nn riesce a salvare e poi per la madre che ha tradito conferendo profondità allìinterprete. Il film si muove sul piano di realismo simile a Gomorra e uno fiabesco che rimanda Pinocchio, con il quale abbiamo trovato diverse assonanze.”

La conferenza di “Io Capitano”: le parole di Mamadou Kouassi

Interviene in conferenza anche Mamadou Kouassi co-sceneggiatore che ha vissuto in prima persona il viaggio: “Garrone racconta una realtà che ho vissuto…La voglia di scoprire l’Europa, una realtà che da accesso al diritto alla scuola. Per fare questo viaggio bisogna prepararsi di conseguenza, affidandoci al reduce il Marabù un santone (figura molto importante in Senegal) che ci aiuta…Abbiamo avuto la “cazzimma” di fare questo viaggio…Matteo è stato coraggioso a stigmatizzare quello che abbiamo vissuto e che continuiamo a vivere, ambo i lati è un film di riflessione per il continente Africano e per quello Europeo. Io ho fatto la prigione come si vede nel film…Mi fa rivivere la mia gioventù di 15 anni fa, un’emozione che avevo dimenticato…

Sulle sequenze inerenti la Libia e il riferimento alle negoziazioni con l’Unione Europea, il pensiero di Garrone sui migranti: “Il film mette in luce delle ingiustizie e racconta l’odissea vissuta dai personaggi…Le storie che ho raccontato, sono storie che ho vissuto con gli sguardi dei ragazzi che hanno lavorato con me. Non ho approfondito l’aspetto politico, quello che racconto è un viaggio che ha a che vedere con un archetipo, spostandosi dal paese più povero a quello più ricco. Il film si muove su un piano più universale ed affronta un problema estremamente complesso che credo non si risolverà facilmente nei prossimi anni”

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