95 anni fa nasceva a New York Mel Brooks. Al secolo Melvin James Kaminsky, è uno dei più grandi registi e sceneggiatori comici di tutti i tempi, capace di far ridere generazioni di spettatori. È uno dei 16 artisti che hanno conseguito un un EGOT, ossia tutti principali premi americani dedicati all’intrattenimento.
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“Decisi di andare là fuori e inventarmi qualcosa. Pensai di parlare di cose che sappiamo tutti e vedere se diventavano divertenti. Ad esempio, quel giorno una cameriera di nome Molly venne chiusa in un armadio e l’intero hotel la sentì urlare: “Los mir arois! Fatemi uscire!” Così, quando salii sul palco, rimasi lì con le ginocchia che tremavano e dissi: “Buonasera, signore e signori… LOS MIR AROIS!” .Si sbellicarono.”
Con queste parole Mel Brooks ha raccontato i suoi esordi come comico in una famosa intervista su Playboy. La sua è una comicità del rischio che corre sul filo della presa in giro dicendo sempre la verità. Questa è la base dei suoi grandi successi comici a cominciare da “Per favore, non toccate le vecchiette” che gli valse all’esordio l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Fu un grande inizio che irrideva la stessa industria dell’intrattenimento.
Mel Brooks , il gusto della parodia e il politicamente corretto
Un genere che ha fatto di Mel Brooks una superstar è sicuramente quello delle parodie cinematografiche. Il celebre regista americano realizzò infatti nel 1974 due cult parodici come “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” e “Frankenstein Junior”. Due esempi questi di quello che il grande sodalizio con il compianto Gene Wilder e che portarono la comicità al vetriolo di Brooks a livelli quasi irripetibili oggi.
“Forse Frankenstein junior, forse qualche altro. Ma mai Mezzogiorno e mezzo di fuoco, perché siamo diventati stupidamente “politically correct”, che è la morte della commedia.”
Ha detto in una recente intervista il famoso regista comico americano parlando di quel politicamente corretto che sta, secondo lui, uccidendo la commedia. Un limite che ad esempio in “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” aveva superato, rendendolo un classico della commedia, con la presenza di alcune battute razziste utilizzate qui in senso comico.
Stefano Delle Cave