Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, è senza ombra di dubbio un capolavoro della letteratura mondiale.

Un’opera che si dovrebbe leggere almeno una volta nella vita. Questo per via della sua straordinaria attualità. L’autrice francese mostrò lungimiranza nello scriverlo.

Il libro fu pubblicato nel 1951. Narra della vita e delle opere dell’imperatore Adriano. La collocazione storica è il II secolo dopo Cristo.

Marguerite Yourcenar, web
Marguerite Yourcenar ,web

Memorie di Adriano, un’opera contro le differenze di ogni tipo

Un autentico capolavoro in cui vengono affrontati tematiche che fanno parte integrante della nostra stessa vita e società attuali. Quasi un libro premonitore. La Yourcenar è riuscita a vedere oltre, a prevedere quello che sarebbe accaduto dopo, nelle epoche successive. Protagonista assoluto, lo stuolo di conflitti umani che ancora oggi ci logorano. In primo luogo, la difficile convivenza tra popoli di cultura, religione ed etnia differenti.

“Quando si saranno alleviate sempre più le schiavitù inutili, si saranno scongiurate le sventure non necessarie, resterà sempre, per tenere in esercizio le virtù eroiche dell’uomo, la lunga serie dei mali veri e propri: la morte, la vecchiaia, le malattie inguaribili, l’amore non corrisposto, l’amicizia respinta o tradita, la mediocrità d’una vita meno vasta dei nostri progetti e più opaca dei nostri sogni: tutte le sciagure provocate dalla natura divina delle cose”.

Un’opera di straordinaria attualità

Il rifiuto della diversità, la tragedia umana per eccellenza, ieri, oggi e sempre. Ciò che rende impossibile la convivenza tra gli uomini. La Yourcenar prende a cuore queste differenze. Ne ha sottolineato il valore discriminante e il potenziale emarginante. Il tema è straordinariamente attuale. Solo il culto dell’arte e della bellezza, se praticato consapevolmente, potrebbe appianare questo atteggiamento ostile nei riguardi della diversità. L’arte e la bellezza parlano infatti un linguaggio universale. Il loro fine è quello di poter arrivare a tutti. La Yourcenar non fa che ribadire questo.

“Avevo voluto che quel santuario di tutti gli dèi riproducesse la forma della terra e della sfera stellare, della Terra dove si racchiudono le sementi del fuoco eterno, della sfera cava che tutto contiene. Era quella, inoltre, la forma di quelle capanne ancestrali nelle quali il fumo dei più antichi focolari umani usciva da un orifizio aperto alla sommità. La cupola, costruita d’una lava dura e leggera che pareva partecipe ancora del movimento ascensionale delle fiamme, comunicava col cielo attraverso un largo foro, alternativamente nero e azzurro”. 

Memorie di Adriano, Imperatore Adriano - Fonte: web
Memorie di Adriano, Imperatore Adriano – Fonte: web

Memorie di Adriano, trama

Adriano è arrivato all’età di sessant’anni ed è gravemente malato. Decide così di raccontare la sua vita e di esprimere i suoi punti di vista, in relazione a varie tematiche. Lo fa attraverso una lettera, indirizzata a suo nipote adottivo Marco Aurelio. Il giovane è destinato a prendere il suo posto: diventerà a sua volta imperatore.

“Come Ulisse ho viaggiato per 7 anni in cerca della mia Itaca… gli approdi che via via mi vedevano rifocillarmi alle altrui fonti non facevano altro che allontanarmi sempre più dalla mia patria, e sempre più smarrita mi scoprivo…. infine… l’ho trovata…. la mia Itaca… (… e mi accorsi… quanto sia vantaggioso essere un uomo nuovo… solo… quasi senza avi… un Ulisse senz’altra Itaca che quella interiore…)”

L’imperatore ripercorre i momenti salienti della sua esistenza

L’imperatore ripercorre a ritroso tutta la sua vita. Sa che questa è giunta ormai alla fine, ma non dimostra di aver paura della morte. Si focalizza piuttosto su quanto è stato bello vivere, quella esistenza quasi giunta al capolinea. Non ha rimpianti, perché è consapevole di non aver lasciato nulla di intentato.

“Se, per miracolo, qualche secolo venisse aggiunto ai pochi giorni che mi restano, rifarei le stesse cose, persino gli stessi errori, frequenterei gli stessi Olimpi e i medesimi Inferi”.

Ogni cosa, si sa, ha un inizio ed una fine. Perché la vita dovrebbe sfuggire, dunque, a questa regola? Non c’è tristezza, non c’è malinconia, nella narrazione, che avviene in prima persona. C’è piuttosto un inno alla vita, in ogni pagina, un invito ad assaporarla da ogni angolazione.

“La nostra vita è breve: parliamo continuamente dei secoli che hanno preceduto il nostro o di quelli che lo seguiranno, come se ci fossero totalmente estranei; li sfioravo, tuttavia, nei miei giochi di pietra: le mura che faccio puntellare sono ancora calde del contatto di corpi scomparsi; mani che non esistono ancora carezzeranno i fusti di queste colonne”.

Imperatore Adriano: un estratto da Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, web
Imperatore Adriano: un estratto da Memorie di Adriano, di Marguerite Yourcenar, web

Memorie di Adriano, il tema dell’omosessualità

Adriano ripercorre così tutte le sue imprese, le battute di caccia, il nuoto, le lunghe cavalcate. Un uomo così vicino a noi, Adriano, benché sia vissuto oltre duemila anni fa. Un uomo che si è lasciato andare al richiamo dell’amore, ogni volta che ha potuto. Si abbandona, poi, al ricordo del suo amante, amato, Antinoo. Un ricordo d’amore, ma anche doloroso, a motivo della prematura quanto improvvisa scomparsa di quest’ultimo.

“Tutto crollò intorno a me, tutto sembrò spegnersi. Zeus Olimpico, il Salvatore del mondo precipitò: non vi fu più che un uomo dai capelli grigi che singhiozzava sul ponte di una barca…”

Con questo espediente, la Yourcenar ha l’occasione di affrontare un tema molto delicato, quale quello dell’omosessualità. E lo fa con grande modernità ed apertura mentale. Perché l’amore può essere considerato tale, in ogni forma.

La caduta degli dei pagani e l’avvento del cristianesimo

Non è un caso che la Yourcenar abbia deciso di parlare di Adriano. Il protagonista del suo libro le ha permesso a sua volta di parlare dell’uomo in quanto uomo.

Egli è svincolato totalmente dall’idea del divino e del trascendente. Vissuto nell’epoca a cavallo fra la caduta degli dei pagani e l’avvento del Cristianesimo, l’imperatore è semplicemente un uomo, un umanista ante litteram. Un uomo con i suoi punti di forza e le sue debolezze. Facile, dunque, per il lettore, ritrovarsi in Adriano, malgrado la differente collocazione temporale.

“Esser dio, in fin dei conti, obbliga ad una maggior numero di virtù che non essere imperatore”.

Memorie di Adriano: la statua raffigurante l'Imperatore, web
Memorie di Adriano: la statua raffigurante l’Imperatore, web

Il tema della morte

Adriano sa benissimo di essere quasi giunto a fine vita, ma non si dispera. In altre parole, Adriano non arriva a farne un dramma. Non si addolora, ma non è nemmeno cinico. Coglie piuttosto l’occasione per lasciarsi andare a una serie di profonde riflessioni, che fanno della morte più un’interlocutrice che una invincibile nemica. Del resto, ha vinto lui, Adriano, perché ha vissuto la vita nella sua lunghezza ma anche nella sua profondità. L’imperatore ha vissuto l’esistenza in primo luogo nel suo spessore. Non bisogna dare lunghezza alla vita, ma piuttosto bisogna dare alla stessa la profondità. Quella che Adriano coglie ad ogni pagina di questa narrazione.

“Mi fa meraviglia che la maggior parte degli uomini abbia tanta paura degli spettri, mentre si acconsente così facilmente a parlare con i morti, in sogno”. 

Life and Death, olio su tela, Wellcome, web
Life and Death, olio su tela, Wellcome, web

L’uomo al centro del mondo

L’uomo di Adriano è al centro del mondo, non essendo assorbito da alcuna religione e non essendo proiettato verso il trascendente. Egli è davvero fabbro della sua fortuna, a patto che ne raggiunga la consapevolezza e non ceda ai limiti imposti da una condotta intrisa di pregiudizi e barriere mentali. Nell’uomo concepito al centro del mondo, al di là di ogni differenza di sorta (sociale, economica e culturale) risiede l’autentica modernità dell’imperatore. Adriano, uomo che impera ma che non divide, fautore dell’uguaglianza tra i popoli e tra gli uomini.

“Una parte dei nostri mali dipende dal fatto che troppi uomini sono oltraggiosamente ricchi o disperatamente poveri…”.

La vicinanza di Adriano al lettore quanto all’uomo moderno

La scelta stilistica della Yourcenar di ricorrere ad un io narrante, piuttosto che utilizzare un narratore intermediario, si rivela quanto mai azzeccata. Questo accorgimento letterario fa sì che il lettore possa sentirsi vicino al protagonista della storia, ad Adriano. L’imperatore è uomo moderno che neutralizza duemila anni di storia con l’abile uso del linguaggio scritto. Quella che doveva essere la sua autobiografia, paradossalmente diviene anche la nostra. Leggendo Adriano, ci immedesimiamo in lui. Un’opera che abbatte le distanze, geografiche quanto temporali. L’uomo Adriano termina dove inizia il suo lettore e viceversa, in uno scambio reciproco come avverrebbe in un autentico dialogo. E quell’invito implicito, in ogni pagina, a gustare la felicità quando è presente, senza inquinarla con la volgarità e ciò che è meschino, ma solo elevandola abbracciandola, senza esitazione alcuna.

“Qualsiasi felicità è un capolavoro: il minimo errore la falsa, la minima esitazione la incrina, la minima grossolanità la deturpa, la minima insulsaggine la degrada”.