Michele Bravi in concerto a Roma: la bellezza del linguaggio universale del buio

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Di Arianna

Chiudere il cerchio con “La Geografia del Buio” significa un po’ fare i conti con se stessi. L’album di Michele Bravi uscito a fine gennaio 2021 (ormai da quasi un anno) ne ha fatta di strada. E come la storia percorso i suoi passi, così ha trascinato con se la storia di ognuno di noi. Tutti i presenti ieri al Teatro Centrale a Roma hanno dovuto fare i conti con le proprie storie. Tirare le somme. Fare un viaggio catartico e vivere le parole, i suoni, le emozioni, le luci dello spettacolo magistrale messo su da Michele Bravi e la sua crew.

Michele Bravi in concerto a Roma: la promessa di trovare un linguaggio universale del dolore

C’è da fare una premessa. Lo spettacolo de “La Geografia del Buio”, che era musica e suono, rumore e battito, luci e silenzio, presenze e buio, movimento e quiete, non è un semplice concerto. E’ molto di più. Michele si cimenta in una unione di arti che rende tutto più efficace, più bello, ma anche più difficile. Le sue canzoni si arricchiscono ancora più di un significato potente, forti delle narrazioni di Andrea Bajani, raccontate però dalla potenza evocativa di Michele come attore/narratore. Lo sforzo enorme di trovare un linguaggio universale del dolore, del buio si sente come non mai nello spettacolo di “La geografia del buio”. All’inizio dello spettacolo, una voce narrante chiede a tutti gli spettatori di rimanere in silenzio, di togliere i cellulari, perché “Questa storia ha bisogno di silenzio”. Riuscire a trattenere le lacrime è difficile, ognuno degli spettatori ha un proprio dolore, che sia piccolo che sia grande, Michele invita tutti a portarlo fuori. Perché è la condivisione che salva l’uomo dall’abisso.

Non mancano però momenti di felicità: la serata di ieri è la serata del ritorno di Michele sul palco dell’Ariston. La felicità si sente, Michele salta, balla, diffonde amore, ringrazia il suo pubblico, la sua squadra, ride, parla con il pubblico, lo “interroga”. Infatti si chiede perché tutti lo ritengono “un cantante triste”. Ma fare spoiler non si può e non vogliamo. Il resto lo affidiamo all’esperienza. Andate a toccare con mano questo spettacolo, che è molto di più di un semplice concerto. Perché non c’è nulla di più potente del viaggio. E’ il viaggio del nostro dolore, del nostro buio, è l’invito a condividerlo in modo universale. E’ il viaggio delle parole scelte con cura. Del “vocabolario emotivo”. Forse, in realtà questo è il viaggio della cura. Un messaggio di speranza, che il dolore va portato fuori per dargli la luce che merita. Per poter ricominciare. Proprio come ha fatto Michele.

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