Arriva la prima sentenza: il comandante della Asso28 è stato condannato per aver soccorso 101 migranti, tra cui diversi minori, e poi averli consegnati alla Libia. Affidare i migranti alla Guardia Costiera libica è reato.

Da oggi affidare i migranti alla Guardia Costiera della Libia sarà considerato un reato. È quanto stabilito dalla sentenza del Tribunale di Napoli, che condanna il comandante della Asso28. La sentenza è destinata a fare da apripista a numerose altre sentenze. Il comandante ha ricevuto la condanna ad un anno di reclusione per aver soccorso 101 migranti, tra cui molti minori e alcune donne, per poi consegnarli ad una motovedetta nordafricana. Il comandante ha dunque accettato di consegnare i migranti a Tripoli, alla Libia.

È la prima volta in Europa che si ha una sentenza come questa. Di fatto, la sentenza conferma che la Libia non possa essere riconosciuta come luogo sicuro di sbarco. Tutte le navi civili che saranno coinvolte nel respingimento di migranti, da oggi rischiano un processo e relativa condanna.

I fatti e le indagini della Procura di Napoli

Il caso della Asso28 è stato trattato dalla Capitaneria di Porto di Napoli, che aveva a sua disposizione le registrazioni audio delle conversazioni radio ascoltate il 30 luglio 2018 dalla nave “Open Arms“. Le registrazioni, pubblicate da “Avvenire“, mostravano una serie di anomalie. Da subito vennero acquisite dalla Procura di Napoli, che aprì un’inchiesta guidata da Barbara Aprea e Giuseppe Tittaferrante, con il coordinamento del procuratore aggiunto Raffaello Falcone.

«Alla nostra richiesta di fornirci i dettagli delle posizioni, ci diedero indicazioni poco chiare. Questo per farci allontanare, ma poi abbiamo capito che era successo qualcosa di strano». Aveva dichiarato Riccardo Gatti, allora copomissione dell’Open Arms.

L’Asso28 è un rimorchiatore di proprietà della compagi Augusta ed era di supporto alle piattaforme petrolifere al largo della Libia. L’Eni si era vista costretta a smentire di essere coinvolta nell’episodio. “La nave Asso 28 che opera per conto della società Mellitah Oil & Gas a supporto della piattaforma di Sabratah ha prestato soccorso ad un barcone con a bordo 101 migranti arrivato in prossimità della piattaforma a causa di condizioni meteo avverse. L’operazione di soccorso è stata gestita interamente dalla Guardia Costiera Libica che ha imposto al comandante dell’Asso 28 di riportare i migranti in Libia“. Aveva spiegato un portavoce all’Ansa.

Riportare i migranti in Libia è reato: la sentenza

La lettura delle motivazioni chiariranno perché la corte ha ritenuto il comandante colpevole di aver abbandonato dei migranti. Sia il comandante che il rappresentante della compagnia sono stati assolti dall’accusa di abuso d’ufficio. Resta da capire se il comandante ha ricevuto l’ordine di riportare i migranti in un Paese che non è considerato un porto sicuro.

Durante il trasferimento dei migranti verso Tripoli, a bordo dell’Asso28 “era presente anche un rappresentante della Guardia Costiera libica che presidia ogni piattaforma che opera nelle sue acque territoriali e ha gestito l’operazione di soccorso in totale autonomia”. Fonti vicine alla compagnia di navigazione hanno insistito molto su questo punto.

Nelle registrazioni della Open Arms si sente in sottofondo la voce di Nicola Fratoianni, testimone, parlamentare e segretario di Sinistra Italiana. “Ci dissero di avere avuto indicazione di recarsi in Libia per ordine dei loro responsabili sulla piattaforma. Quando alla Asso 28 ricordammo che i respingimenti sono illegali, il comandante ci rispose con imbarazzo, come se costretto a subire un ordine da molto in alto”. A processo non si è riusciti a stabilire da chi venisse quell’ordine.

“La solidarietà e l’umanità non sono un reato”

“Possono inondare il web delle loro farneticazioni, possono diffondere l’odio e i pregiudizi, ma non possono cancellare le norme e le leggi a difesa degli esseri umani e della loro dignità“. È stato il commento di Fratoianni, che si dice contento della sentenza arrivata da Napoli. “La solidarietà e l’umanità non sono un reato“.

Il comandante farà ricorso in appello. Tuttavia la sentenza permette ai migranti respinti di fare richiesta di risarcimento.

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