Come farà il Molise, ora che dicembre andrà in pensione l’unico medico non obiettore della regione? Riflettiamo in chiave BRAVE su quanta strada c’è ancora da fare per un Aborto libero e sicuro.

A sessantanove anni, doveva pensionarsi già da mesi. Ma il dottor Michele Mariano resiste. Resiste per tutte le donne del Molise. Perchè il Dott. Mariano vorrebbe andare in pensione, come ogni lavoratore al mondo. Infatti, come anticipato, ci sarebbe già potuto andare a maggio, ma è stato trattenuto in servizio fino al 31 luglio. Questo periodo di lavoro, oltretutto, è stato allungato dalla dirigenza sanitaria molisana fino al 31 dicembre.

Poi, alle soglie del settantesimo compleanno, sarà finita davvero.

Perchè tutto questo? Perchè il Dottor Michele Mariano è l’unico specialista non obiettore di tutto il Molise. Ginecologo in servizio come dirigente del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Antonio Cardarelli di Campobasso. Quello che a detta di tutti è un reparto d’eccellenza. Ma che per lui è come una battaglia.

Due parole sul dottor Mariano:

«Niente ferie, niente riposi. Estate e inverno. Ogni giorno».

dott. Michele Mariano

Il dottor Michele Mariano, 69 anni, è l’unico ginecologo che pratica l’interruzione volontaria di gravidanza nelle strutture pubbliche del Molise. Il Molise è la Regione con la percentuale di obiettori di coscienza è la più elevata d’Italia. Il ginecolo è attualmente dirigente di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale Cardarelli di Campobasso.

Come abbiamo già specificato il dott. Mariano doveva andare in pensione lo scorso maggio, ma è stato successivamente trattenuto in servizio fino al 31 luglio e ora fino al 31 Dicembre. Una scelta disperata, ma obbligata. Una scelta dovuta all’esigenza di garantire l’applicazione della legge 194 (o legge sull’aborto), che garantisce il diritto delle donne a scegliere se diventare o no madri entro i primo 90 giorni di gestazione. Ma soprattutto, per garantire quella che è la corretta tutela dei diritti di uno Stato, di farlo tramite la sanità pubblica. Di farlo senza dunque ricorrere alle spese necessarie per accedere alle strutture private. Garantire l’applicazione della legge 194 e permettere che un servizio basilare sia svolto dalla Pubblica Sanità è fondamentale anche per la credibilità di uno Stato.

Come ha risposto il Molise a questa emergenza?

A questo punto è evidente che c’è una forte necessità di garantire le prestazioni di interruzione volontaria della gravidanza. Anche perché non sono solamente legate alla qualità della democrazia di una Nazione, ma non dimentichiamoci che rientrano nei livelli essenziali di assistenza.

Per qusto lo scorso 9 aprile l’Asrem (Azienda Sanitaria Regionale del Molise) ha pubblicato un avviso per l’assunzione a tempo determinato di un medico di Ginecologia ed Ostetricia, riservato ai non obiettori di coscienza, ma l’offerta è andata deserta.

Si tratta di un chiaro campanello d’allarme per lo stato della cultura dell’Aborto in alcune zone dell’Italia. Il nostro studio BRAVE sugli esodi delle donne che avevano bisogno di abortire durante i periodi di lockdown per Coronavirus ci fanno capire un’atroce verità. Nonostante la nostra legge possa cercare di tutelare i diritti delle donne, la sua applicazione si interseca con una cultura che questi diritti non è – forse – ancora pronta a cederli.

Lo scorso 7 luglio il direttore generale dell’Asrem, Oreste Florenzano, ha firmato il provvedimento che proroga fino al 31 dicembre la permanenza in servizio di Mariano. Intanto il Molise cerca disperatamente un sostituto. Sono in corso le procedure per la stesura dei concorsi per l’assunzione a tempo indeterminato di un medico non obiettore. Ma basteranno sei mesi per trovare i candidati e contrattualizzare, dopo il concorso, il sostituto del dottor Mariano?

Questo è un fattore molto indicativo della strada ancora lunga che le donne devono percorrere per liberare totalmente il proprio corpo. Corpo con il quale siamo nate, ma per il quale c’è sempre più difficile decidere autonomamente. Corpo dal quale siamo alienate, e del quale dobbiamo rivendicare i diritti.

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Articolo di Maria Paola Pizzonia