Mononoke – Un cacciatore di spettri nel Giappone antico

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Di Redazione Metropolitan

Tra gli anime più spettacolari e meno conosciuti degli anni 2000 figura Mononoke, anime horror/investigativo da guardare ad Halloween.

Mononoke
Lo Speziale, portagonista dell’opera – Photo credits: Toei Animation

L’anno è il 2006. La Toei Animation, decisa a variare la sua produzione, realizza Ayakashi: Japanese Horror Tales. Mai arrivato in Italia, la serie antologica prevedeva tre storie tra di loro slegate, realizzati con stili differenti. Le prime due storie adattano tradizionali racconti e miti nipponici, ma la terza, del tutto originale, è quella che attrae maggiormente l’attenzione. Narra dello Speziale, un misterioso venditore di medicine, che si ritrova a dover scacciare un Bakeneko, un gatto spettrale, dalla casa di alcuni nobili. Il successo della storia favorisce la nascita di una serie spin-off dedicata allo Speziale: Mononoke.

Forma, Verità e Motivo

Photo credits: Toei Animation

I 12 episodi che compongono la serie narrano cinque differenti storie, ognuna delle quali presenta lo Speziale chiamato a risolvere un caso diverso. Questo misterioso individuo, pur essendo un mercante (quindi il grado più basso nell’antica società giapponese), porta con sé una spada, cosa permessa solo ai samurai (rappresentanti, invece, del grado più alto). Questa dicotomia è presto spiegata: lo Speziale, oltre a vendere medicine, usa tale arma per cacciare demoni e spettri (in giapponese, appunto, Mononoke). Tuttavia, essa può essere sguainata soltanto se è a conoscenza della Forma (Katachi) del demone, della Verità (Makoto) su cosa lo ha generato, e del Motivo (Kotowari) del suo odio. Solo così potrà eliminare lo spirito maligno.

Le storie seguono il canovaccio tipico della serie televisiva investigativa, mescolando al tutto elementi tipici dell’horror giapponese. A questo, si aggiungono i numerosi riferimenti culturali, estetici e folkloristici al Giappone antico, soprattutto quello feudale, in cui si svolge la serie. Fa eccezione solo l’ultimo arco, che si ambienta negli anni ’20 del ventesimo secolo. Vendetta e rancore sono i temi principali delle storie, ma a questi si aggiungono scene oniriche altamente inquietanti, body horror e suspense, per soddisfare ogni possibile appassionato del genere.

Uno spettacolo di colori e forme

Mononoke
Photo credits: Toei Animation

Benché l’orrore di Mononoke sia per lo più psicologico, ricco di scene oniriche e inquietanti, l’estetica della serie è tutt’altro che oscura. Realizzato con uno stile artistico che si rifà ai quadri dello stile ukyio-e (tra i quali è degno di nota la famosa Onda di Hokusai) e al teatro kabuki, Mononoke si presenta esplosivo e colorato. Abiti, stanze e palazzi sono riccamente decorati, con una incredibile cura nei dettagli. La scelta dei colori varia arco per arco, preferendo tavolozze cromatiche ora più pittoresche, ora più dimesse, in base al tema e al mood della narrazione.

Non di meno, la regia di Mononoke è portentosa, ricordando lo stile che avrebbe poi seguito Monogatari. Un montaggio attento, che fondendosi con l’ottima fotografia, crea effetti fortemente inquietanti.
La forza della serie sta nel puntare su ciò che è “fuori campo”, non su ciò che si vede: l’orrore sono le violenze che hanno portato alla nascita degli spettri, i loro rancori, le loro vendette. Elementi tipici della tradizione giapponese, basti pensare all’opera kabuki Yotsuya Kaidan, che ha ispirato la serie di Ju-On/The Grudge. Non che manchino scene truculente: soprattutto nel secondo arco, il personaggio di Umibozu terrorizzerà non poco i protagonisti.

Mononoke è un’ottima scelta per una serata a tema horror, soprattutto considerato che è a disposizione, sottotitolato in italiano, gratis su VVVVID. Perderselo, se siete appassionati del genere o di anime in generale, è un vero crimine, di cui c’è da capire Forma, Verità e Motivo.

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