Per aprire in terrificante bellezza la settimana di Halloween, “MovieNerd da Paura” riavvolge le lancette sull’orologio dell’orrore cinematografico e torna agli albori del genere con “Vampyr – Il Vampiro“, film del 1932 diretto da uno dei più grandi maestri del cinema mondiale, Carl Theodor Dreyer. Si tratta del primo film sonoro di Dreyer, ispirato alle novelle e ai racconti dell’orrore dello scrittore irlandese Joseph Sheridan Le Fanu. Il film possiede la forte impronta avanguardistica propria del cineasta danese ed è considerato uno dei passaggi fondamentali nella creazione del fortunato filone cinematografico sul vampirismo.
Questa la sinossi della pellicola: “Un uomo molto anziano regala ad un vagabondo ossessionato dal soprannaturale un libro sui vampiri. Tuttavia, nel castello in cui l’uomo abita, vivono anche due donne, una delle quali, gravemente malata, ha delle strane ferite al collo.”.
MovieNerd da Paura: “Vampyr – Il Vampiro”, l’incubo ad occhi aperti di Dreyer
“Vampyr“, datato 1932, di Carl Theodor Dreyer chiude virtualmente una trilogia sulla mitologia del vampirismo cominciata nel ’22 col “Nosferatu” di Murnau e continuata l’anno precedente col “Dracula” di Tod Browning. Tre eccelse variazioni sullo stesso tema: l’impronta espressionista di Murnau, l’impianto classico (cinematograficamente parlando) di Browning ed infine la svolta surrealista di Dreyer, che impone la sua visione da immenso cineasta avanguardista in netto contrasto con l’opera dei suoi stimabili e stimati predecessori.
Il giudizio
Innanzitutto, con il cambio di riferimento letterario dal popolarissimo Stoker al più ricercato Le Fanu, si può notare un maggiore focus su tutto il folklore ungherese. Ne risulta una messinscena lugubre, trasognante, sospesa tra l’incubo e la realtà e disseminata di sinistri ed infausti segnali. Anzichè costruire la tensione scena per scena, Dreyer lascia serpeggiare un sentimento d’ansia e d’inquietudine costante, che permea ogni luogo, ogni sagoma, ogni prolungato silenzio su cui indugiano i sensi dello spettatore, attraverso soluzioni di regia sperimentali e soggettive angoscianti.
L’ambiguità con cui i protagonisti percepiscono il reale è analoga a quella delle forme che il male assume: malefiche ombre che danzano sui muri, uomini abietti e senza scrupoli, il vampyr stregone che soggioga e che brama. L’influsso del cinema muto è sicuramente ancora forte, con dialoghi ridotti all’osso, richiami alle vecchie didascalie e lunghi silenzi interrotti solo da frasi essenziali o inquietanti rumori. Tuttavia queste stesse caratteristiche rafforzano il senso di straniamento e d’oppressione in una spirale onirica diretta verso la morte e l’orrore.
Voto: 4/5 ⭐⭐⭐⭐
Spaventometro: 3/5 🎃🎃🎃
Claudio Spagnuolo
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