Muore Claudio Coccoluto, il dj italiano più famoso nel mondo

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Di Redazione Metropolitan

Claudio Coccoluto si è spento a soli 58 anni, dopo aver combattuto contro la malattia per un anno . “Cocco”, come lo chiamavano gli amici, non era solo un dj ma anche graficodirettore artistico e imprenditore “artigiano” di fama internazionale, come amava definirsi. È stato tra i fondatori del famoso locale romano Goa, una bella vittoria per chi ha tentato la fortuna nella Capitale trasferendosi dalla natia Gaeta, in provincia di Latina. “Mio padre aveva un piccolo negozio a Gaeta, in provincia di Latina, una sorta di bazar dove si vendevano elettrodomestici, chitarre e bombole del gas. Ho giocato sin da piccolo con giradischi, magnetofoni e vinili” ha raccontato Coccoluto in una intervista a IlGiornaleOff . Il suo non era solo un lavoro, ma una “grande passione” che nasce dall’amore per la musica coltivato fin da piccolo.

Claudio Coccoluto, la passione che diventa un lavoro

A 13 anni inizia a lavorare alla radio per poi diventare speaker a Radio Deejay. L’anno chiave è il 1980 quando il dj si trasferisce a Roma per studiare all’università. Dopo aver frequentato diversi locali Coccoluto capisce che è quella la sua strada. Proprio in quei ruggenti anni ’80 approda al mondo del clubbing, voluto dallo storico dj Marco Trani a sostituire Corrado Rizza. Da lì la sua fortuna internazionale. Tanta la credibilità accumulata in 40 anni di carriera, da essere anche invitato dal mondo del “pop” al Festival di Sanremo per fare il giurato per ben tre volte. 

Curioso, visionario e difensore dei club, dei lavoratori e della categoria dei dj anche nei momenti difficili come, ad esempio, durante la pandemia per il blocco forzato delle attività. Nonostante la malattia, è stato sempre in prima linea per aiutare il prossimo. Ha promosso progetti a sostegno della difficoltà del suo amato settore, come il format “Total Volume Project”. Insomma, un pioniere fino all’ultimo.

La musica come ragione di vita

Claudio vedeva la musica come una ragione di vita: “Per me il disco era un compagno di avventure, lo compravo proprio come acquistavo una collezione di soldatini”. Coccoluto amava definirsi “artigiano” e alzava il sopracciglio davanti all’evoluzione del mestiere fatto di scenografie ad effetto. “Tutta quella gente con i telefonini che riprendono i fuochi d’artificio non ha niente a che vedere con gli anni che ho speso a dare il mio piccolissimo contributo alla club culture”, ha dichiarato a Rockit. La sua filosofia di vita è racchiusa in poche frasi: “Far ballare quello che tu non avresti mai pensato di ballare è l’elemento avventuroso del fare il dj” e ancora “tuttavia, non ho incentrato alcun disegno di vita sul mestiere di dj, al di là del fatto che mi piaceva condividere la mia musica con gli altri. Il resto è arrivato da sé”.

Gaia Radino