Nel caso Balenciaga c’è anche la stylist Lotta Volkova: quando il sensazionalismo sfugge di mano

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Di Arianna

Le pagine della moda si scrivono da sempre, ma ultimamente sta diventando più pesante del solito. E il caso Balenciaga ne è la prova. È vero che stupire e lasciare a bocca aperta diventa di anno in anno sempre più complicato. In effetti, cerchiamo di essere sinceri: quanto abbiamo già visto ormai? Quindi per far parlare di sé dobbiamo ricorrere al sensazionale. Che va bene. Ormai lo vediamo fare ovunque. Nel marketing, nella musica, nel cinema. Ma fino a quanto dobbiamo spingerci per capire che siamo andati davvero oltre?

Caso Balenciaga, controversie, fetish e orrore: nel mirino anche la stylist Lotta Volkova

Fonte: New York Times

Questa forse è la premessa da fare prima di parlare dello scandalo Balenciaga. Se è la prima volta che sentite parlare della questione, cercherò di fare un recap per chi è rimasto indietro. Balenciaga appartiene al Gruppo Kering ed è una delle case di moda luxury più influente nel nostro panorama. Parliamo di circa 1,76 miliardi di dollari di ricavi nel 2021 e sicuramente con le sue idee sempre over the edge è considerata una delle avanguardie della moda. Ce la ricordiamo, vero, l’idea di vestire la sua testimonial Kim Kardashian con una calzamaglia completamente di nero oscurandone anche il volto al Met Gala? O della borsa Ikea trasformata in un bene di lusso? Tutte scelte particolari, discutibili, ma particolari.

Ma andiamo oltre. Cos’è successo in questi giorni? Ci sono state due campagne che hanno scatenato il dramma Balenciaga, la prima è quella del 16 novembre, Gift Shop. Prendiamo quegli orsacchiotti presentati durante la sfilata della collezione a Parigi un po’ inquietanti, che ci erano stati giustificati come punk, e li mettiamo in braccio a dei bambini. Questi orsetti avevano al collo collarini di pelle, cinture e maglie a rete. Per terra bicchieri di vino, strani oggetti che, agli occhi di un adulto medio generalmente esperto, rimandano subito all’immaginario del bondage. Che, per carità, lungi da me essere una bacchettona, ma perché usare dei bambini? Ancora con la scusa del sensazionalismo? Qui adesso si parla di qualcosa molto più che discutibile.

Ma continuiamo. Il 21 novembre arriva un’altra campagna (per assurdo) ancora più sconcertante perché subliminale. La campagna vede semplicemente una borsa di Balenciaga su una scrivania, con alcuni fogli. Questi fogli che ingrandendoli, riportano la decisione della Corte suprema statunitense del 2008, chiamata United States v. Williams, in cui il tribunale aveva deciso che la pedopornografia non era assolutamente garantita dal diritto di libertà di espressione. E in un’altra foto abbiamo un quadro del pittore belga Michaël Borremans, in cui ci sono, come riporta il Post, “bambini impegnati in atti giocosi ma misteriosi con sfumature sinistre e insinuazioni di violenza”.

Immaginate che disastro di dimensioni catastrofiche si è scatenato. Nel bel mezzo c’è ovviamente il Direttore creativo Demna Gvasalia che si è scusato più volte con la community se “qualcosa” avesse urtato la sensibilità del pubblico con vari post su Instagram. A detta sua, alcune di queste discutibilissime cose non erano state assolutamente approvate. (Voi ve la immaginate una campagna pubblicitaria di un colosso come Balenciaga non approvata? Io no).

L’azienda in sua difesa dice che sta “intraprendendo un’azione legale contro le parti responsabili della creazione del set e dell’inclusione di oggetti non approvati per il nostro servizio fotografico della campagna Primavera ’23.” Proseguendo poi che condannano qualsiasi forma di abuso sui bambini, vogliono solo il loro benessere e tante altre cose belle. Ci mancherebbe, direste voi, no?

Il problema è che non finisce qui. Quando il web ci si mette in mezzo, si scatena il finimondo e si finisce per essere tremendamente caotici. Cos’è successo? I social hanno ripescato delle immagini del feed Instagram della stylist Lotta Volkova che ha collaborato con Balenciaga in passato (ma è a stretto contatto con Demna e collabora con Vetements e Adidas), mettendo così la ciliegina sulla torta di questa storia inquietante. I social spulciano il suo account e ci trovano un bel po’ di immagini estremamente inquietanti e disgustose. Giusto per rimanere in tema.

Troviamo rituali satanici, bambini legati, neonati con teschi in mano, una persona con organi interni fuori usciti, foto di omicidi, potrei continuare ma mi fermo perché non è mia intenzione urtare la sensibilità di nessuno.

Twitter è insorto, indicandola come sadica, e quasi istigatrice al satanismo. I suoi post e il suo nome sono diventati virali, e lei è stata costretta a chiudere il suo Instagram e renderlo privato. Andate pure a controllare. Premettiamo che la Volkova è una famosa stilista dallo stile estremamente particolare tra il punk, un po’ fetish e bdsm, con tutta quell’allure street post-sovietico. E (la maggior parte) delle immagini che lei posta sono di artisti e fotografi famosi (vi cito Torbjorn Rodland, l’artista @jeantheresin, Maurizio Cattelan, Isabelle Albuquerque, etc). E questo non è un crimine.

Però è innegabile che siamo arrivati ad un limite che lascia un sapore amaro in bocca. Aggiungerei anche sadico, viscido, fine a sé stesso. La moda dovrebbe essere libera espressione, ma siamo sicuri che questa sia espressione? Ripensandoci, forse, sa più di orrore. O forse disperazione. Spero più la seconda.

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