Nelson Goodman, filosofo analitico, è nato a Somerville nel Massachusetts, il 7 agosto 1906. Si laureò ad Harvard nel 1928. Insegnò in varie università dal 1945 al 1964 tra cui: Tuft College, poi presso l’Università di Pennsylvania e alla Brandeis University. In seguito tornò ad Harvard ma stavolta come insegnante e qui fu professore emerito fino al 1998. Più tardi tenne corsi e lezioni presso varie Università, tra cui quelle di Oxford, Princeton e Londra. Presso la “Harvard Graduate School of Education“, fondò il “Project Zero“, un programma di ricerca di base sulla pedagogia delle arti.
Durante tutta la sua carriera, Goodman si è occupato principalmente di epistemologia, semiotica e logica del linguaggio. Secondo la concezione di Nelson Goodman, esistono tanti mondi quante descrizioni se ne riescono a fare, quindi niente è unico. Tutto ciò che diciamo o facciamo dipende dalla visione di mondo che abbiamo deciso di costruire. I mondi che si possono costruire non sono né fantastici né impossibili, ma reali. Goodman fu amico, nonché collega di Quine (filosofo e logico statunitense). Con lui nel 1947 scrisse un saggio dal titolo “Passi verso un nominalismo costruttivo“.
La matematica e il linguaggio dell’arte secondo Nelson Goodman
Nel testo Goodman respinge la credenza secondo cui esiste un’entità astratta, sostenendo che il mondo è composto da oggetti fisici e che tutto ciò che non può essere spiegato in termini di individui concreti deve essere respinto. La matematica viene invece considerata da Nelson Goodman uno strumento. Questa non ha nulla a che fare con questioni legate alla verità, e il suo compito è solo quello di rendere più facili i calcoli.
Una delle opere maggiori di Nelson Goodman è “La struttura dell’apparenza” pubblicata nel 1951. In particolar modo in quest’opera respinge il “mito del dato“. Secondo la sua concezione infatti, non esistono “dati” che abbiano un significato oggettivo tale da costruire un fondamento certo per la conoscenza. Altre due opere importanti del filosofo sono: “I linguaggi dell’arte del 1968, e “Ways of Worldmaking” del 1978, letteralmente (“Modi di fare il mondo”), quindi la costruzione soggettiva di questo.
Il concetto di arte pura e il simbolismo
In quest’opera analizza inoltre la cosiddetta idea di “arte pura“. Per Goodman infatti l’idea di una purezza assoluta non trova fondamenti, sostenendo che un’opera rimandi sempre a qualcos’altro, pertanto la si può considerare una simbolizzazione. Riassumendo, Goodman asserisce che il mondo non può essere separato dalle modalità simboliche con cui ciascun individuo lo descrive, così come non è possibile ridurre ad un’unica realtà tutte queste “versioni del mondo“.
A queste due, si collega un’altra concezione secondo la quale non esistono versioni più “oggettivanti” rispetto ad altre. In conclusione, nessuno possiede la verità sul mondo, né sulle cose. Un concentrato delle tesi di Goodman sono raccolte in “Problems and Projects” del 1972. Nelson Goodman morì il 25 novembre 1998 a Needham, Massachusetts.
di Loretta Meloni