Catharina “Nina” Hagen nasce l’11 marzo 1955 a Berlino Est, Repubblica Democratica Tedesca. Il padre Hans ha passato quattro anni nel campo di concentramento di Moabit, fino all’arrivo dell’Armata Rossa del 1945. Entrambi i nonni paterni sono morti nell’omologo campo di Scahsenausen.
Sia il padre che la madre, Eva-Maria, si sono ricostruiti una vita nella DDR lavorando nell’ambito della cultura e dell’intrattenimento: il padre come sceneggiatore, la madre come cantante e performer. L’abbandono del tetto coniugale dal parte del padre nel 1957 non cambia il mood di fervore culturale in casa Hagen: la madre si lega a Wolf Boermann, cantautore e poeta comunista dissidente, le cui posizioni non allineate con le direttive di partito comporteranno più di un grattacapo.
Nina Hagen: in direzione ostinata e contraria
Un doppio binario, quello della dissidenza e dell’espressione artistica, che saranno assolutamente formative nella giovane, e giovanissima Nina. A 4 anni ha già iniziato gli studi di balletto, e a 9 è considerata il vero e proprio futuro dell’opera della Germania Est. Appena sedicenne si sposta nella vicina Polonia, ma i palchi che inizia a calcare sono quelli popolari e fumosi dei gruppi blues. Quelli successivi sono anni dettati da un continuo andirivieni tra Polonia e Berlino Est, coronati dall’approfondimento del proprio repertorio blues e la creazione, nel 1973, della sua prima band, gli Automobil. Più che inseguire il successo nella propria strada di formazione, sembra essere il successo a inseguire Nina in qualsiasi ambito si misuri.
Il singolo “Du hast den Farbfilm vergessen” (“Hai dimenticato la pellicola a colori”) li proietta immediatamente nel novero delle giovani band di successo. Si esibiscono anche sulla tv di stato ceca. La marcetta dal sapore weimariano scritta dal tastierista Michael Heubach e dal songwriter dissidente Kurt Demmler pare raccontare delle lamentele di una fidanzata che accusa il suo lui di aver dimenticato la pellicola a colori per immortalare un momento di vacanza. Ma in molti, soprattutto nel fase post-caduta del Muro, ci vedono una sottile e divertita parodia della grigia e monotona vita della Berlino Est di allora. In ogni caso il Partito non prende provvedimenti, ma il passaggio dall’altra parte del Muro è appena rimandato. Nel 1975 il nuovo marito della madre, Wolf Boermann, viene espulso dalla Germania Est per una visita non consentita a Berlino Ovest. Le proteste di Eva-Maria e Nina non sortiscono alcun effetto, se non la loro stessa espulsione. Nina si sposta quindi ad Amburgo, ma la sua permanenza lì dura poco.
Nina Hagen: London Calling
I suoi contatti della scena musicale spingono perché vada a vedere quello che succede aldilà della Manica, a Londra. E’ qui che pare stia fermentando la next big thing della scena musicale. Una volta a Londra Nina si getta a capofitto nella nascente scena punk inglese. Mediamente composto da post-adolescenti spesso nemmeno maggiorenni, una parte del milieu punk londinese si cristallizza intorno alla figura di Nina. E’ di qualche anno più grande e già parecchio esperta per quanto riguarda l’ambiente musicale. Le Slits ad esempio, notevole gruppo prima punk e poi post-punk con cui Nina collabora e che le fanno guadagnare il soprannome di “Madrina del punk”. Nel 1977 è di nuovo a Berlino, Ovest questa volta, dove a Kreuzberg fonda la Nina Hagen Band.
Il Lp omonimo, prodotto lo stesso anno, è l’ideale summa e sintesi del peculiare percorso di formazione musicale di Nina. A strutture e forti reminescenze blues unisce l’immediatezza e intonata sguaiatezza che Nina ha messo a punto nel suo periodo londinese, l’uso massiccio di synth, la struttura tutt’altro che banale dei singoli pezzi. Per una con il suo bagaglio musicale, il punk è soprattutto un ingrediente attitudinale. Un elemento di non omologazione da aggiungere alla propria figura di musicista di formazione operistica. Antesignano della new wave e del post-punk che presto prenderà piede in tutta Europa, “Nina Hagen Band” ha in patria e oltre un successo travolgente. Il tour europeo che ne consegue è un successo, ma consuma irrimediabilmente i rapporti tra i membri della band, che a tour finito si scioglie. E mentre i membri della band si riformano, con successo, come Spliff, Nina vola a Los Angeles a registrare le parti vocali del suo secondo LP.
“Unbehagen” e “Africa reggae”
“Hunbehagen” esce nel 1979 ed estremizza ulteriormente il gioco conflitto tra gli opposti, dissonanze ed eccessi formali che sta diventando il suo marchio di fabbrica. Il primo singolo “African Reggae” è il manifesto più esplicito della strada scelta da Nina. Musica in levare, cantato di derivazione operistica e inserti di musica tradizionale. Un pastiche oltre il kitsch che sta incredibilmente in piedi e rappresenta alla perfezione la tensione all’eccesso e alla commistione di generi antitetici che segnerà l’intero decennio in arrivo. Il gusto per la provocazione è ormai una componente imprescindibile per Nina, che non perde occasione per manifestarlo. Durante uno show serale per la televisione austriaca intrattiene gli astanti in una dimostrazione sulle dinamiche della masturbazione femminile. Come previsto, lo scandalo nella cattolica Austria è grande. Lo stesso anno partecipa al film “Cha Cha” di Herbert Curiel, scritto dal suo allora compagno Herman Brood. Al suo fianco la sua controparte inglese nel circuito new-wave Lene Lovich.
La costante sovraesposizione mediatica diventa per Nina un’occasione perfarsi conoscere al di fuori del circuito dell’intrattenimento. Inizia ad esporsi nei confronti dei diritti degli animali e contro la vivisezione, non perde occasione di esporre le proprie convinzioni politiche, religiose e la propria ossessione per gli UFO. Nel 1980 a Los Angeles nasce la sua prima figlia Cosma Shiva, così battezzata per ribadire ulteriormente la propria vicinanza alla religione induista e alla passione per l’ufologia. Ormai stabilmente negli USA, incide quello che a posteriori sarà il suo disco i maggior successo. “NunsexMonkRock” del 1982 è 100% Nina Hagen sommato alla iperproduzione da studio americana, e il suo primo LP interamente cantato in lingua inglese.
La storicizzazione
Inizia un triennio che tra studio e tour mondiali porterà alla produzione di altri due album, “Angstlos” dell’anno successivo e “In Ekstase” del 1985, capace di farsi strada nel mondo della disco con “Universal Radio” tanto quanto di omaggiare il proprio periodo londinese con la cover punk di “My Way”. Oltre che collaborazioni con realtà di elettronica, hip hop e dischi devozionali (“Ohm Namah Shivay”) il suo successo e versatilità iniziano a permetterle di misurarsi con gli ambienti dell’intrattenimento più istituzionale. Non si contano le esperienze teatrali che avvia con il Goethe Institute a partire dalla seconda metà degli eighties. Nel 1999 incide l’inno ufficiale della squadra del FC Union Berlin. Definitivamente storicizzata, la sua “Du hast den Farbfilm vergessen” farà parte della playlist con cui l’orchestra militare tedesca saluterà il sedici anni di Cancelleria di Angela Merkel nel 2021.
Andrea Avvenengo
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