Archiviati i campionati mondiali di Budapest c’è poco tempo per riposarsi perché mancano ancora gli ultimi meeting di Diamond League per concludere la stagione. Tra oggi e domani si disputerà quello di Zurigo e sono diverse le stelle che scenderanno in pista e in pedana. Tra loro vi è anche la fresca campionessa del mondo di salto con l’asta Nina Kennedy, che ha condiviso la medaglia d’oro con Katie Moon per uno storico risultato. A margine della conferenza stampa che si è tenuta ieri, l’atleta australiana si è concessa ai media e ha parlato anche a Metropolitan Magazine, presente in Svizzera per seguire dal vivo l’evento.

Nina Kennedy: “L’oro? Non so se l’ho già realizzato del tutto”

Crediti foto: FIDAL COLOMBO/FIDAL
Il podio del salto con l’asta ai mondiali di atletica 2023. Da sinistra a destra Murto, Moon e Kennedy.

Dal metallo più prezioso vinto a Budapest, passando per il bel rapporto con le altre atlete del salto con l’asta, considerate ormai come una seconda famiglia e anche i problemi del dover viaggiare spesso per competizioni che sono soprattutto in Europa. Così con qualche dichiarazione la neocampionessa mondiale del salto con l’asta Kennedy si è raccontata ai nostri microfoni.

La prima domanda appare un po’ obbligata ma anche fondamentale: come ci si sente con un oro mondiale al collo?

E’ grandioso! Non so se l’ho effettivamente già realizzato del tutto, ma come tornerò a casa dopo questa gara e incontrerò la mia famiglia e i miei amici probabilmente lo realizzerò a pieno.

Si dice sempre che nel salto con l’asta si sviluppi un rapporto quasi di famiglia e quest’oro ha sancito la nascita di una nuova amicizia.

Sì! Il salto con l’asta è abbastanza complicato, è così tecnico e allenante da un punto di vista mentale. Quindi penso ci sia un rispetto generale per quello che facciamo e penso che sia questo ad avvicinarci e a sviluppare rapporti di amicizia.

Anche perché poi nello specifico vivi la maggior parte del tempo ben lontano da casa

Sì esatto. Passo almeno tre-quattro mesi fuori ogni anno e vedo gli stessi obiettivi in ogni competizione, quindi sono un po’ come la mia seconda famiglia. Mi sento molto fortunata. Penso che magari nei 100m probabilmente siano un po’ più competitivi, intendo sempre in modo corretto (da un punto di vista agonistico). Noi siamo veramente un grande famiglia.

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