Nino D’Angelo è conosciuto anche come il caschetto d’oro di Napoli. Un artista che ha saputo trasformare il proprio stile e la propria carriera, raggiungendo il successo internazionale ancora prima del rispetto da parte di certa critica musicale. Partito dal basso, lo scugnizzo napoletano si è creato la propria fortuna sfruttando al meglio tutte le occasioni che la vita gli ha messo davanti agli occhi. Dimostrando che non serve essere già qualcuno per poter diventare qualcuno. Ecco la sua storia, buona lettura.

Chi è Nino D’Angelo?

Napoletano, classe 57, Gaetano D’Angelo è il più grande di sei fratelli. Figlio di un operaio e di una casalinga, cresce a Casoria ed ebbe un’infanzia molto difficile a causa delle condizioni economiche della sua famiglia. Viene costretto a lasciare molto presto la scuola per gettarsi nel mondo del lavoro e contribuire all’economia famigliare. Partecipò alla manifestazione Voci Nuove di Napoli e frequentò spesso la Galleria Umberto e, dopo una breve gavetta, raggiunge il successo regionale nel 1976 con il singolo, “A storia mia (‘O scippo)“. Già attivo nell’ambito teatrale, agli inizi degli anni Ottanta debutta al cinema con il film ‘Celebrità’. Due anni dopo sarà protagonista del film ‘Tradimento e giuramento’ al fianco di una istituzione partenopea: Mario Merola.

Il film che consacra Nino D’Angelo alla storia è ‘Nu jeans e ‘na maglietta’, nel cui cast compaiono anche Bombolo ed Enzo Cannavale. Il film era abbinato al settimo disco in studio di Nino D’angelo, che portava lo stesso titolo e che faceva da colonna sonora al film. Fu un successone e vendette oltre un milione di copie. La conquista della scena in ambito nazionale arrivano gli anni subito a seguire con la pubblicazione degli album “Sotto ‘e stelle” e “Forza campione”. Siamo solo a metà degli anni Ottanta, Nino è una star, e si alterna come cantante e come attore, con altri film di successo come “Uno scugnizzo a New York” e “Popcorn e patatine”. Di quest’ultimo film comporrà anche la colonna sonora.

Gli anni 90 e la trasformazione di Nino D’Angelo

Gli anni del boom del caschetto d’oro di Napoli terminano con l’inizio degli anni 90. Complice la scomparsa improvvisa dei genitori che fa cadere l’artista in depressione. Una volta passato questo momento buio, decide di riprendere in mano non solo la sua vita, ma anche la sua carriera artistica. Prende la decisione di eliminare il suo classico taglio di capelli e di modificare il suo stile cantautorale, cercando di scrivere non più pezzi commerciali per vendere, ma per raccontare le sue emozioni più profonde.

Il frutto di questa mutazione si trasforma negli album “…e la vita continua”, “Bravo ragazzo” e “Tiempo”. Con quest’ultimo, D’Angelo riesce a convincere anche la critica per la prima volta. Nel 1996 l’artista incontra Roberta Torre, regista del film “Tano da morire”, per il quale incide una colonna sonora capace di aggiudicarsi un David di Donatello e un Nastro d’Argento. Nino D’Angelo è di nuovo all’apice della sua carriera.

Il nuovo millennio

Gli anni duemila si aprono con la partecipazione in alcuni cinepanettoni e con il grande ritorno a teatro con “L’ultimo scugnizzo”. Nel 2001 pubblica l’album “Terranera”, disco di musica etnica che conquisterà tutta la Nazione. Attivissimo nell’ultimo decennio con attività legate al mondo del teatro, della canzone e della cultura popolare napoletana, nel 2013 raggiunge per la prima volta il Teatro Real San Carlo di Napoli per uno spettacolo dedicato a Sergio Bruni a dieci anni dalla sua scomparsa. Nel 2017 ha tenuto un tour per festeggiare i suoi 60 anni, con evento speciale allo Stadio Diego Armando Maradona di Napoli. Davanti a migliaia di persone cantando con artisti importanti come Sal Da Vinci, Gigi Finizio, Maria Nazionale ed i rapper, rigorosamente napoletani, Clementino e Rocco Hunt.

Nino D’Angelo a Sanremo

Dopo aver raggiunto la top ten delle classifiche italiane con il disco “Eccomi qua” nel 1986, D’Angelo si appresta a salire per la prima volta sul palco dell’Ariston con il brano ‘Vai’. Chiaramente il brano passa inosservato, soprattutto dalla critica che lo ignora, ma il pubblico lo giudicherà in tutt’altra maniera facendolo diventare uno dei più grandi successi commerciali di quell’edizione del Festival.

Passeranno diversi anni prima di vedere il cantautore napoletano alla kermesse sanremese. La sua seconda partecipazione arriva nel 1999, con “Senza giacca e cravatta”, per l’occasione cantata insieme a Brunella Selo. Con questo pezzo, D’Angelo raggiunge l’ottava posizione nella classifica finale.

La sua terza partecipazione arriva tre anni dopo, nel 2002, con il brano “Marì” Il pezzo riscuote un minor successo rispetto al brano presentato nel 1999, così come quella dell’anno dopo, con “‘A storia ‘e nisciuno”.

Nino D’angelo sale ancora una volta sul palco del Teatro Ariston di Sanremo nel 2010. Stavolta si presenta insieme alla cantante napoletana Maria Nazionale, con il brano “Jammo jà”. Un pezzo di critica sociale, incentrato sulla questione meridionale. Purtroppo non riesce ad arrivare in finale.

L’ultima apparizione, per il momento, è quella del 2019. Ancora una volta in coppia con un’artista partenopeo: Livio Cori. i due cantanti napoletani hanno presentato il pezzo “Un’altra luce”. Anche stavolta però Nino non riesce a conquistare il pubblico dell’Ariston.

Speriamo che possa riprovarci nel 2023!

Alessandro Carugini