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Settembre 13, 2024, venerdì

Nino Manfredi: i ruoli più amati della commedia italiana

Nino Manfredi, attore, comico, regista, sceneggiatore e cantante italiano, nasce il 22 marzo del 1921 a Castro dei Volsci. Saturnino, il suo nome completo, è stato uno degli interpreti più amati, apprezzati e significativi della commedia italiana. Non a caso il quartetto condiviso con Alberto Sordi, Ugo Tognazzi e Vittorio Gassman è diventato celebre in tutto il mondo cinematografico.

Il padre, promosso a maresciallo, si trasferisce a Roma con la sua famiglia, e Nino passa la sua infanzia nel quartiere di San Giovanni. Dopo alcune marachelle adolescenziali, era scappato più volte dal Collegio Santa Maria dove studiava, si ammala gravemente di tubercolosi. L’episodio è stato provvidenziale: il ragazzetto durante la guarigione inizia a suonare un banjo di sua costruzione, per poi esibirsi nel sanatorio della compagna teatrale Vittorio De Sica, dove si appassiona alla recitazione.

Nino Manfredi: teatro, cinema e televisione

Nino Manfredi - Ph credits https://kelleterre.com/nino-manfredi-ciociaro/
Nino Manfredi – Ph credits https://kelleterre.com/nino-manfredi-ciociaro/

Il suo esordio avviene nel Teatro Piccolo di Roma, con la compagnia Maltagliati-Gassman. Le sue esibizioni in questi anni sono per la maggior parte di genere drammatico, come Liliom di Ferenc Molnár e L’aquila a due teste di Jean Cocteau. La sua innata dote artistica arriva al Piccolo Teatro di Milano, dove inscena Shakespeare in Romeo e Giulietta, La tempesta, e Riccardo II. Gli anni fondamentali sono quelli del biennio 1952-1953: prende vita la collaborazione con il grande Eduardo De Filippo, portando in scena al Teatro Eliseo di Roma tre suoi atti unici, AmiciziaI morti non fanno paura e Il successo del giorno. Dopo questo sodalizio, Nino Manfredi inizia a costruire quello che sarà il personaggio dallo spiccato umorismo tutto all’italiana. L’approccio chiave è quello con il teatro da rivista, un tipo di spettacolo che permette al varietà di raggiungere la più alta espressione artistica. Il genere mischia prosa, canto, musica e danza, il tutto ben strutturato e legato da delle simpatiche scenette umoristiche che fanno da collante.

Ed è proprio da questo genere e dal grande contributo del giovane Nino che nasce la commedia musicale, e si afferma sul panorama dell’intrattenimento leggero. Per quanto riguarda il cinema, il suo trampolino è il film del 1949, Torna a Napoli di Domenico Gambino, a cui seguono due film musical-sentimentali in chiave napoletana, Monastero di Santa Chiara di Mario Sequi (1949) e Anema e core di Mario Mattoli (1951). Arriva poi alla commedia sentimental-popolare. Nel 1956 nello sceneggiato L’Alfiere, diretto da Anton Giulio Majano, Nino dimostra di avere una certa dimestichezza anche con la televisione. Celebre la sua partecipazione a Canzonissima, dove crea l’indimenticabile gag di “Bastiano, il barista di Ceccano”, la cui battuta tormentone Fusse che fusse la vorta bbona è così fortuita da entrare a far parte del linguaggio comune. Nino sa come farsi voler bene, e convince l’amico Marcello Mastroianni, notoriamente restio ad apparire in televisione, a esibirsi in una scenetta insieme a lui.

Le pellicole più belle di Nino

Uno dei film più belli del celebre attore è sicuramente In nome del Papa Re, diretto da Luigi Magni. Secondo della trilogia, la narrazione si basa sul rapporto tra popolo, aristocrazia e curia papale dell’età risorgimentale. Il film è ispirato a I misteri del processo Monti e Tognetti, ed è una rivisitazione dell’ultima condanna a morte per mano del papa. Il regista è stato addirittura accusato di anticlericalismo, da cui si è difeso semplicemente rispondendo di essere contrario all’esagerazione di potere della chiesa. Altra pellicola incredibile è quella diretta da Ettore Scola, Brutti, sporchi e cattivi del 1976 in cui la vicenda ruota attorno alla periferia romana e alla sua decadente miseria. Il film è arrivato trentesimo al botteghino italiano d’incassi della stagione 76-77. A riguardo, scrive Alberto Moravia:

“In questo notevole film, l’insistenza sui particolari fisici laidi e ripugnanti potrebbe addirittura far parlare di un nuovo estetismo in accordo coi tempi, che viene ad aggiungersi ai tanti già defunti: quello del «brutto», dello «sporco» e del «cattivo». Comunque siamo in un clima piuttosto di contemplazione apatica che di intervento drammatico”

Alberto Moravia – Recensione al film Brutti, sporchi e cattivi

Per grazia ricevuta è invece un film in toto di Nino Manfredi, scritto, diretto è interpretato. Miglior opera prima al ventiquattresimo festival di Cannes, forse il capolavoro dello stesso Manfredi, tratta una tematica molto delicata: quella del suicidio e del legame con la vita e la religione. Ed è proprio con quest’opera che raggiunge la piena maturità artistica, consolidando la sua esperienza e discostandosi dal personaggio tipico popolare. Dichiara egli stesso, durante un’intervista, che parlava spesso con Luigi Magni, impegnato con lui per la sceneggiatura di questo film, di religione e di morale. Di fatto, il lavoro che Manfredi ha fatto con questo film si è rivelato un’apripista: sono anni di fermentazione pubblica, in cui si avvia un processo di evoluzione culturale e la popolazione stessa inizia ad avvicinarsi sempre di più a quella che poi è la libertà sessuale dei nostri giorni. Il prezioso contributo di Nino Manfredi è quindi risultato fondamentale, non soltanto per la critica cinematografica, ma anche per la formazione di un’identità italiana artistica e culturale.

Maddalena Barnabà

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