“No Time to Die”, la recensione dell’ultimo film di Daniel Craig nei panni di James Bond

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Di Redazione Metropolitan

È uscito il 30 settembre (inizialmente doveva uscire nell’aprile 2020) nelle sale italiane “No time to Die“, il venticinquesimo film della saga dedicata a James Bond. A dirigerlo ci ha pensato Cary Fukunaga, regista di tutti gli otto episodi di “True Detective” e del film “Jane Eyre“. Il cast principale di “No time to Die” è composto da Daniel Craig, Rami Malek, Léa Seydoux, Ralph Fiennes, Lashana Lynch, Ben Wishaw, Naomie Harris, Christoph Waltz, Rory Kinnear, Jeffrey Wright, Dali Benssalah, David Dencik, Billy Magnussen e Ana De Armas.

Trama di “No Time to Die”

Il film si svolge cinque anni dopo gli eventi di “Spectre“. All’inizio “No Time to Die” ci mostra la vita ormai tranquilla di James Bond (Daniel Craig), che si è ritirato dal MI6 e si gode la sua vacanza in Italia con Madeleine (Léa Seydoux). I due, però, cadono in un’imboscata orchestrata dalla Spectre e James Bond, non fidandosi più di Madaleine, la lascia Cinque anni dopo ritroviamo l’ex agente segreto in Giamaica, ma la richiesta d’aiuto di un amico per trarre in salvo uno scienziato di nome Waldo Obruchev (David Dencik) interrompe la sua quiete. Ciò che si cela dietro il rapimento dello scienziato, però, è molto più complicato del previsto e porta James Bond a confrontarsi non solo con un pericoloso terrorista chiamato Lyutsifer Safin (Rami Malek), ma anche a fare i conti una volta per tutte con Madaleine.

Un mito colpito

Si è chiuso il cerchio di una saga che risulta molto a sé da tutti gli altri capitoli di James Bond, questo, difatti, è l’ultimo film di Daniel Craig nei panni dell’agente segreto 007. Si potrebbe dire che ogni film su James Bond funziona indipendentemente dall’altro, ma con Daniel Craig si è arrivati ad una vera e propria saga che ha un fil rouge che lega l’insieme. Inoltre, questi cinque film sono considerati i meno “Bondiani” tra tutti, motivo per cui sono capitoli che hanno diviso l’apprezzamento della critica dal pubblico.

Questo ultimo episodio procede sulla via che miscela l’action con la love story, dove a unire queste due componenti è un passato tortuoso e tormentato. Lo stesso James Bond, questa volta, lo vediamo parecchio in difficoltà tra le granate prese, la sostituzione con un’altra 007 e un tormento interiore proveniente dal suo passato. Si è deciso con “No Time to Die“, quindi, di colpire un mito dell’immaginario collettivo che fino ad ora lo avevamo visto più invulnerabile, cinico e di certo più playboy (è strano vedere James dire ad una bella Bond Girl come Ana De Armas di girarsi mentre lui si sta vestendo).

L’entrata in scena poi di una donna nera nei panni di 007 a discapito di James Bond, contribuisce a rendere questo mito sempre più fragile e vulnerabile. Lo stesso Bond, inoltre, continua ad essere affezionato particolarmente a due donne della sua vita: Vesper Lynd (Eva Green) che è morta in “Casino Royale” e Madeleine che ha degli scheletri nell’armadio di cui James non era a conoscenza. Insomma, il dramma interiore lo porta ad essere più caldo del solito, facendoci vedere nuove sfumature del personaggio creato da Ian Fleming.

Una conclusione intensa ma deludente

Il film dura 163 minuti e, anche se poteva durare 10 minuti meno (la sequenza che vede Daniel Craig e Ana De Armas insieme è troppo lunga), riesce comunque a intrattenere. Infatti, se a livello di pathos e a livello registico (comprese le musiche di Hans Zimmer e la sigla di Billie Eilish) il film funziona (l’intensità è alta e le scene d’azione sono girate ottimamente), specie nella prima parte, è la sceneggiatura che non sta in piedi. Un vero peccato visto che alla sceneggiatura ci ha lavorato Phoebe Waller-Bridge, nota per aver scritto le serie televisive “Killing Eve” e “Fleabag“.

Questa grave pecca, sostanzialmente, la si deve alla mancata cura dedicata a Lyutsifer Safin, un antagonista che risulta bozzato e che rende il film non complicato, ma illogico. Innanzitutto, è terribile vedere Safin all’inizio della pellicola con il doppio dell’età di Madeleine e molti anni dopo sembrare coetanei. Inoltre, tutto il piano del villain non ha il minimo senso logico visto che non si capiscono le sue intenzioni e fa tanto rumore per niente. Lui vuole vendicarsi della Spectre e di Madeleine perché il padre di quest’ultima (appartenente alla Spectre) ha ucciso la sua famiglia, ma senza un valido motivo decide di colpire anche tutti gli altri cittadini. Purtroppo, essendo il suo piano alla base del film, tutta l’opera ne risente particolarmente.

Detto ciò, se siete affezionati a questa saga e volete conoscere la sua conclusione, allora non perdetevi “No Time to Die” che, comunque, rimane più bello di “Quantum of Solace“. Di certo, con questo film i produttori hanno fatto cadere il mito in un vortice di sofferenze, gettando le basi alla prossima saga dedicata all’agente segreto.

Jacky Debach

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