8 maggio 1945. Cosa c’è di più liberatorio di un ballo per festeggiare la fine della guerra? L’abbiamo visto in Jojo Rabbit (Taika Waititi, 2019), ma già lo racconta Julian Jarrold nel film dedicato alle royal sisters, Elizabeth e Margaret. Una notte con la regina (2015) trasforma infatti un vero aneddoto storico in una commedia leggera e un po’ surreale, ideale per una serata spensierata.
Quella notte del 1945, le giovanissime principesse si limitarono a festeggiare e a danzare all’Hotel Ritz di Londra. Jarrold però prova immaginare cosa sarebbe successo se la ribelle Margaret fosse fuggita per la città, costringendo la sorella maggiore a inseguirla.
Una commedia sopra le righe
La famiglia Windsor non è certo estranea alle rappresentazioni nella cultura di massa, anche quelle più familiarizzanti. Chi è abituato alla solennità e all’accuratezza di The Crown potrebbe tuttavia trovare il film eccessivo, soprattutto nella caratterizzazione dei personaggi.
Al di là dei piccoli ruoli di Giorgio VI (Rupert Everett) e della Regina Madre, la storia è trainata dalla complicità delle due sorelle, ancora non separate dal peso della Corona. Il carattere capriccioso e vivace di Margaret completa quello apparentemente remissivo e timido di Elizabeth. Insieme formano una coppia di protagoniste ideale per una commedia degli equivoci, in cui una combina guai e l’altra cerca di rimediare.
Una trama lontana dalla Storia
Tra avventure cittadine e sottotrame romantiche, Una notte con la regina sarebbe un piccolo film senza pretese, se non fosse per il chiaro riferimento all’universo dei Windsor. Da un certo punto di vista, tuttavia, l’ancoraggio a questo immaginario crea l’effetto opposto a quello desiderato.
Conoscendo anche solo in minima parte la storia della famiglia reale, infatti, è difficile “sospendere la propria incredulità” per molti dei riferimenti messi in scena. Primo fra tutti l’innamoramento di Elizabeth per un anonimo aviere, quando la futura Regina già lottava in famiglia per far accettare il fidanzamento con Filippo. O, peggio, il sogno di una fuga romantica a Parigi, quando in realtà la sola idea dell’abdicazione era impensabile dopo la crisi di Edoardo VIII.
Non trattandosi di un film storico né di un documentario, ma di un’aperta rivisitazione di fantasia, questo non può essere considerato un fattore grave o invalidante. Rimane un film piacevole, perfetto per la Tv.
Articolo di Valeria Verbaro