”O Luglio, tu sei come un giovinetto”, Federigo Tozzi e la celebrazione poetica del settimo mese dell’anno

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Di Stella Grillo

O Luglio tu sei come un giovinetto è il celebre incipit, nonché titolo, di una nota poesia di Federigo Tozzi; autore fra i più grandi del Novecento italiano che, per lungo tempo, è rimasto nell’ombra. Nello spazio dedicato alla Letteratura per l’Infanzia, la riscoperta di Luglio in una dimensione bucolica.

O Luglio tu sei come un giovinetto, Federigo Tozzi e quel richiamo sensibile alla giovinezza

Luglio Federigo Tozzi - Credits: guidatorino.com
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O Luglio tu sei come un giovinetto è una poesia di Federigo Tozzi, fra gli autori e narratori più importanti del Novecento. Federigo Tozzi, per lungo tempo, è rimasto sconosciuto nel panorama della letteratura italiana. Nato nel 1883, la critica si accorse dello scrittore senese molto tardi rispetto alla sua scomparsa avvenuta nel 1920. Solo negli anni Sessanta, infatti, divenne oggetto di attenzione, probabilmente dovuta a un’errata interpretazione delle sue opere che lo associarono al Verismo. Tuttavia, dopo un’attenta analisi, la critica ricondusse lo scrittore senese al Simbolismo dichiarando le sue opere di stampo psicologico e paragonando la sua prosa a Kafka Dostoevskij.

I temi principali della sua produzione virano tutti verso un realismo che utilizza per esprimere personali esperienze; tutto ruota intorno all’inettitudine e all’inadeguatezza dell’individuo in generale, costretto a sorreggere le richieste che la vita presenta. Il realismo – simbolico di Tozzi si concentra nella sua città, Siena; palcoscenico emotivo della sua letteratura, un microcosmo autobiografico in cui incastona la sua poetica.

La descrizione bucolica del mese di Luglio

O Luglio tu sei come un giovinetto è una poesia di Tozzi contenuta nella raccolta La zampogna verde1911:

O luglio, tu sei come un giovinetto 
ch’abbia le chiome molli e succolente 
come frutta mature; e per diletto 
tu porti ai contadini le semente. 

Onde le floride aie sono il letto 
dove pieghi i ginocchi sorridente 
e stanco. Ma il tuo biancheggiante petto 
pieno è di sole come sangue ardente.

E pare che la luna sia più gonfia
nel cielo, dove perde tutto il latte;
e gli alberi si toccano le foglie.

Ma, la mattina, il gallo canta e tronfia
se le galline gli si metton chiatte,
per soddisfare tutte le sue voglie.

Fra le poesie dedicate al mese di Luglio, nei versi di Tozzi, figura non solo la descrizione agreste e bucolica del settimo mese dell’anno. Nei versi del poeta senese si evince una flebile tenerezza, accompagnata da una descrizione minuziosa, nel dipingere le peculiarità di un mese caldo e vivace come Luglio. Tozzi, infatti, lo paragona un giovinetto scherzoso, birichino ma ingenuo; succulento come i frutti ormai maturi che dona, regalando ai contadini i semi preposti alla semina e ai raccolti.

Le aie rigogliose sono il giaciglio in cui Luglio si riposa stanco ma sorridente, come un bambino che dopo una giornata di giochi si addormenta felice; una stanchezza che non corrode la sua natura. L’essenza di Luglio è intrisa di bagliori e luminescenze ardenti; un’immagine resa ancor più viva dalla similitudine ”petto pieno è di sole come sangue ardente”. Persino la luna, nelle notti di Luglio, appare più fulgida e avvolta in un biancore perlaceo; una luce lattiginosa che si sparge nel cielo. Ma la mattina giunge sonnacchiosa, insieme ai simboli di una civiltà contadina di cui questa poesia è permeata.

Stella Grillo

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