Olimpia Milano, Arturas Gudaitis ai saluti

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Di Redazione Metropolitan

Sembrava tutto pronto per un pacchetto lunghi atipico formato da due big men come Tarczewski e Gudaitis e la superstar Kyle Hines, più le rotazioni di Biligha, Brooks adattato e, forse, Zach Leday. Il mercato, però, si basa su equilibri molto sottili.

Olimpia Milano, i motivi della scelta

Forse, l’intenzione della società milanese è sempre stata quella di monitorare la situazione del lituano in chiave mercato e valutarne la cessione. Guda ha dimostrato di non essersi ancora ripreso completamente dal terribile infortunio al ginocchio di quasi due anni fa. Milano aveva in mano un astro nascente in orbita NBA, ma la sorte non è stata clemente. Nella stagione più recente il centro prossimo allo Zenit di San Pietroburgo (che ha firmato anche Pangos) è sceso in campo soltanto in 19 occasioni, palesemente non al top delle condizioni. L’acquisto di Hines ha tolto spazio e Tarczewski nell’ultimo anno, complice la mancanza di alternative, si è ritagliato un ruolo importante. Possiamo senz’altro affermare, però, che due stagioni fa il lituano in forma risultava di un altro calibro rispetto a Kaleb.

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Come cambiano le rotazioni

Saranno tempo e ginocchia di Gudaitis a decretare se Milano ha preso la scelta giusta. Sicuramente si tratta di una decisione coraggiosa, rischiosa, perchè Re Artù rappresentava l’unico in possesso di skills spalle a canestro o di movimenti in isolamento. L’Olimpia ora può contare su Tarczewski, Hines, Biligha come centri puri. Hines cestisticamente, in fin dei conti, è il padre di un giocatore come Biligha. Centri atipici di 1.98, molto atletici e condizionanti difensivamente. Inoltre, nel caso dovesse arrivare, non è da escludere una small ball di stampo americana con Leday da 5 e Datome o Micov addirittura da 4. Così si risolverebbe anche il dibattito Micov-Shields, sempre se tutte le operazioni andranno a buon fine.
Milano saluta con malinconia e disappunto un grande centro che, in salute, avrebbe portato Messina e compagnia ad un altro livello. Ora tocca a Milano guarire, con o senza Gudaitis.

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