Oliver Sacks, l’uomo che faceva parlare la malattia

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Di Redazione Metropolitan

Oliver Sacks nasceva oggi 9 Luglio nella Londra del 1933. I genitori ebrei, erano entrambi medici. Sua madre fu tra i primi chirurghi donna in Inghilterra, il padre era specializzato in medicina interna. Nonostante la passione per la chimica, che non abbandonò mai, al momento di scegliere una carriera professionale, si fece influenzare dai genitori e scelse la medicina. Dopo la laurea nel 1958, si trasferì prima in Canada e poi negli Stai Uniti, da dove la sua carriera accademica decollò, portandolo fino a noi, come il neurologo, scrittore, più famoso al mondo.

Erano anni in cui la parte destra del cervello, atta a stabilire la percezione di noi stessi e della realtà, non era ancora molto conosciuta. Quello che riguardava l’individualità e la nostra memoria, che egli considera la nostra vita, non veniva ancora del tutto considerato di pertinenza medico scientifica. Era riconosciuta come attiva solo la parte sinistra del cervello; essa regola logica e linguaggio, e gli effetti derivanti da lesioni, sono sempre stati quindi facilmente riconoscibili e dimostrabili.

L’uomo che confuse i suoi pazienti con la carriera letteraria

Nel 1970 Sacks comincia a scrivere delle sue esperienze neurologiche con i pazienti, ma la comunità scientifica si sente chiamata in causa, lasciata indietro, e gli riserva emarginazione e aspre critiche. Il suo lavoro viene giudicato privo di basi scientifiche. Il lavoro di un intellettuale fanatico, più bravo come scrittore che come clinico. I suoi trattati scientifici, riceveranno solo in seguito il giusto riconoscimento e svariati premi; qualcuno istituito apposta per lui.

Arriva comunque al grande pubblico prima con “Risvegli”, da cui è stato tratto un famoso film, e poi con “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello“. Il suo stile letterario comprende una dettagliata narrazione delle anamnesi. Nonostante i pazienti vengano considerati affetti da patologie neurologiche incurabili, viene analizzata e descritta quasi poeticamente la loro capacità di adeguarsi alla nuova situazione. Sacks, fa parlare la malattia sostenendo che anche gli animali si ammalano, ma solo l’uomo cade interamente preda di essa.

Risvegli-una scena del film con R.Williams e R .De Niro- fonte web
Risvegli-una scena del film con R.Williams e R .De Niro- fonte web

L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello

Pubblicato nel 1985, è più di tutti il libro che mischia romanzo, poesia, letteratura, considerazioni esistenziali e filosofiche sulla vita, e analisi medico scientifiche puntuali e precise. Articolato in quattro sezioni, raggruppa in ognuna di esse casi clinici molto diversi fra loro, ma accomunati dalla natura della disfunzione primaria che li ha generati. Le quattro sezioni sono rispettivamente dedicate a : Perdite, Eccessi, Trasporti, e infine Il mondo dei semplici.

Come abbiamo già accennato, i casi trattati da Sacks , spesso con un pizzico di delicato umorismo, riguardano pazienti con lesioni in una qualche parte dell’emisfero destro. Parliamo quindi di pazienti con una diversa capacità di percezione della realtà che li circonda, con un’alterata percezione di sé e degli altri. Pazienti con una memoria frantumata che si ritrovano così una vita a pezzi. Indimenticabili le storie : quella del marinaio perduto, con parte della memoria cancellata dall’alcol, che ricordava chiaramente solo gli anni della sua giovinezza. La ragazza disincarnata, senza percezione del proprio corpo, l’uomo che non percepiva più tutta la sua parte sinistra, e che considerava estranea la sua gamba. Sacks fu tra i primi a descrivere gli effetti della sindrome dell’arto fantasma. Ma più di tutti è indimenticabile il dott P,  il paziente che da il titolo all’intero saggio.

L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello-copertina-fonte web
L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello-copertina-fonte web

Il dott Sacks e il dott P

Quando arrivò al cospetto del dott Sacks, il dott P, dopo un’ importante carriera di musicista che gli aveva procurato una certa notorietà, insegnava in una scuola. Tre anni prima aveva cominciato a manifestare degli strani sintomi: non riconosceva le facce dei suoi studenti. Piuttosto le vedeva in luoghi dove non doveva, in pratica parlava con i parchimetri per strada e con i pomelli dei mobili di casa. La sua salute comunque era ottima, la sua musica non ne risentiva, e la cosa fu archiviata da tutti, persino da se stesso, come un acuirsi di quel senso dell’umorismo che lo aveva sempre caratterizzato.

Finchè non cominciò a soffrire di diabete e la sua vista alla quale attribuiva quegli scherzi risultò perfetta. Di fronte al neurologo dal quale arrivò indirizzato dal suo oculista, egli però risultò un uomo che percepiva con l’udito, che vedeva ai piedi scarpe che non aveva, che non metteva a fuoco il viso del medico che lo esaminava, che immaginava cose che diceva invece di vedere. Alla fine della visita poi, si alzò dalla sedia e cercò di prendere la testa della moglie per metterla sulla sua come fosse un cappello. La donna reagì in maniera del tutto normale, come se fosse cioè abituata a quelle stranezze.

Oliver Sacks ritratto- fonte web
Oliver Sacks ritratto- fonte web

Sacks le sue malattie e la morte

Oliver Sacks come molti dei suoi pazienti, fra cui il più famoso di cui sopra, soffriva di prosopagnosia, e non ebbe mai problemi a parlare di questa sua difficoltà nel riconoscere i volti. Così come non ebbe difficoltà a parlare del suo far uso di droghe per descriverne gli effetti, cosa che fece nel suo libro : Allucinazioni. Nel ” L’occhio della mente” invece parlò del tumore che lo colpì all’occhio destro facendogli perdere la visione binoculare. Infine nel Febbraio 2015 rivelò di essere ormai un malato terminale a causa di un cancro al fegato, e nell’Agosto dello stesso anno morì nella sua casa di NY.

La storia individuale del malato e l’intera vita del malato non dovrebbero mai passare in second’ordine, scrisse. Oliver Sacks era il medico che ognuno di noi avrebbe voluto incontrare.

Cristina Di Maggio

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