Oscar Wilde, l’eccentrico esteta e il suo viaggio in Italia

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Di Redazione Metropolitan

In occasione dell’anniversario della nascita di Oscar Wilde, poeta irlandese nato nel 1854, lo si vuole ricordare attraverso alcuni dei suoi componimenti più significativi. In particolare, vogliamo concentrarci su un aspetto: le lettere che Oscar inviò durante i suoi viaggi in Italia.

Oscar Wilde: l’estetismo e le opere di successo

Oscar Wilde. PhotoCredit: dal web.
Oscar Wilde. PhotoCredit: dal web.

Già a partire dal periodo universitario, durante il quale Oscar Wilde studiò all’Università di Oxford, il poeta si mostrò come un personaggio eccentrico, vivace e mai noioso. Ciò si esprimeva già dal modo di vestire, particolarmente estroso. Non mancavano, poi, le conversazioni brillanti e argute. Queste sue caratteristiche presero ancora più forma dopo l’incontro con Walter Pater, saggista e critico letterario inglese. Da lui, Oscar comprese il valore dell’arte, che non aveva nessuno scopo didattico o morale. Adottò, dunque, uno stile di vita basato sull’estetismo, facendo in modo che la propria vita diventasse essa stessa un’opera d’arte.

Fondamentale era il principio dell’arte per l’arte, fine a se stessa. E’ attraverso questa corrente, di cui Wilde diventa il maggior esponente, che iniziò a comporre le sue opere più emblematiche: quelle che lo resero celebre fino ai giorni nostri. Tra queste, indubbia è la fama di The Picture of Dorian Gray (Il ritratto di Dorian Gray, 1891), in cui espresse le sue teorie estetiche. Non mancarono, poi, le opere teatrali tra cui The Importance of Being Earnest (L’Importanza di Chiamarsi Ernesto, 1895). Il primo è l’espressione perfetta delle idee estetiche di Wilde e la Prefazione è considerata il Manifesto dell’Estetismo inglese. Infatti contiene le famose citazioni, come:

Tutta l’arte è completamente inutile.

L’importanza di chiamarsi Ernesto è, invece, una commedia di costume, una satira dell’ipocrisia e del moralismo della società vittoriana che attribuiva grande importanza alle apparenze. I temi più importanti dell’opera sono il matrimonio e il denaro.

Il viaggio in Italia di Wilde

Oscar Wilde viaggiò molto. Andò in Grecia e negli Stati Uniti per tenere un ciclo di conferenze sui Preraffaelliti e gli esteti. Visitò anche l’Italia e, durante questo periodo, scrisse molto. Nelle corrispondenze che inviò ad alcuni suoi amici, Wilde descrisse le sue emozioni, i contatti che ebbe nel Belpaese e alcuni dei luoghi che lo incantarono. Andiamo a vederli più da vicino!

Oscar Wilde e Alfred Douglas fotografati a Napoli. PhotoCredit: dal web.
Oscar Wilde e Alfred Douglas fotografati a Napoli. PhotoCredit: dal web.

Dopo aver trascorso due anni di carcere per la sua omosessualità, Oscar lasciò la Gran Bretagna e viaggiò tra Francia e Italia. E fu proprio qui, a Napoli, che il poeta si riavvicinò al suo vecchio compagno, il Lord Alfred Douglas, mai dimenticato. Nel corso del suo viaggio nella penisola, diverse furono le tappe toccate da Wilde: Roma, Firenze, Napoli e Venezia. Ancora Palermo e Genova. Vediamo adesso come descrisse poeticamente alcune di queste città!

L’Italia di Wilde attraverso le sue lettere

Nell’estate del 1875, Wilde si trovava a Firenze. Traccia di quella visita appassionata si ha in una lettera scritta al padre. Qui raccontò dell’impatto emotivo che su di lui hanno avuto alcuni dei monumenti della città toscana: davanti alla meravigliosa Basilica di San Lorenzo rimase folgorato dalla costruzione “alla classica maniera fiorentina”, dalla “lunga navata sostenuta da colonne greche” e dalle due Cappelle Medicee.

Visitando Venezia, Wilde la descrisse come:

città appena sorta dal mareUna lunga sfilata di chiese e palazzi addossati gli uni agli altri, dappertutto cupole bianche o dorate, e alti campanili. Nessuno spazio aperto in tutta la città se non in piazza San Marco.

Rimase, poi, ammaliato dalla Basilica di San Marco, che definì tutta dorata e impreziosita da mosaici.

Da Milano a Palermo

Wilde si trovò anche a Milano. La città lombarda ebbe un grande impatto sul poeta, tanto che fu considerata una seconda Parigi. Nella corrispondenza dell’epoca, trapela anche una grande ammirazione nei confronti della Pinacoteca di Brera. E’, poi, assolutamente interessante e personale il parere che Wilde riservò al Duomo:

L’esterno è spaventoso e privo di ogni arte. Dettagli fin troppo elaborati sono così in alto che nessuno può vederli. Non una sola cosa bella. Eppure imponente e gigantesco nel suo fallimento, per la sua enormità e la complessità della sua esecuzione.

Oscar Wilde. PhotoCredit: dal web.
Oscar Wilde. PhotoCredit: dal web.

Quando si recò a Palermo la trovò splendida. Rimase in particolare estasiato dalle influenze bizantine sulla città. Ammirò la Cappella Palatinadai pavimenti ai soffitti a volta è tutta d’oro”, dove “ci si sente come si fosse seduti nel cuore di un enorme nido guardando gli angeli cantare”.

Come si può notare da questi estratti riportati, Wilde ammirò l’Italia con lo stesso stupore ed entusiasmo che un qualsiasi turista curioso mostrerebbe nel visitare luoghi nuovi. Indubbiamente, però, l’esteta espresse le sue sensazioni e i suoi pareri attraverso un sentire tutto raffinato e poetico. Quindi, leggendo le sue lettere sarà possibile riscoprire la penisola attraverso occhi nuovi, quelli di uno dei poeti più illustri dell’ ‘800.

Martina Pipitone