Padova, i supermercati Alì finanziano il movimento antiabortista: scoppia la bufera sul web

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Di Alessia Spensierato

«Antiabortisti? BoiccotAlí anche tu!». Inizia così il lungo messaggio di Non Una di Meno di Padova, che su Facebook ha denunciato i finanziamenti da parte dei supermercati Alì al movimento antiabortista

«In una decina di supermercati veneti della catena Alì – viene spiegato nel post –, per ogni 10 euro di spesa viene consegnato un gettone che consente di donare una parte di ricavato ad una delle associazioni sostenute dall’azienda. La donazione non è diretta, non chiedono dei soldi, ma avviene semplicemente inserendo il gettone nella buca di una delle cassette, una per associazione, che si trovano all’uscita dopo le casse».

Quali sono le associazioni che “sostiene” l’azienda? «La prima cassetta, quindi quella che ha maggiori probabilità di essere riempita, è quella del Movimento per la Vita (MpV) e del Centro Aiuto alla Vita (CAV)», continua Non Una di Meno, sottolineando che la prima associazione cattolica «si impegna nella “difesa del valore della vita dal concepimento alla morte”», che avviene «attraverso varie iniziative di educazione sessuo-affettiva in consultori, ospedali, scuole e anche attraverso il sostegno economico, psicologico e medico fornito alle donne in gravidanza al fine di convincerle a non abortire». Anche il CAV è un’associazione di volontari, parte del MpV, di ispirazione cattolica, finalizzata ad aiutare le donne al fine  prevenire il ricorso all’aborto.

«Se questi gruppi ci tenessero davvero alla vita, così come dicono – attacca Non Una di Meno –, lotterebbero per un aborto libero, sicuro e gratuito. Perché aborto illegale significa rischiare di morire».  Quindi, avvertono,

«quella portata avanti da Alì è un’offensiva subdola, dato che il finanziamento ai gruppi prolife avviene per il tramite clienti, approfittando dei tipici ritmi veloci del supermercato: paghi alla cassa, ti danno il gettone, sei di fretta e non vedi l’ora di andartene, con distrazione inserisci il gettone nella prima cassetta che capita. La cassetta inganna, perché non indica per esteso il nome dell’associazione antiabortista, ma le sigle MpV e CAV, volutamente incomprensibili. Addirittura CAV potrebbe essere scambiata per l’acronimo del Centro AntiViolenza!».