Tra le donne che hanno fatto parte della vita di Maurizio Gucci, figura anche la sua ultima compagna prima della morte: ecco chi è Paola Franchi.
Paola Franchi è conosciuta principalmente per essere stata, dopo Patrizia Reggiani, la compagna di vita di Maurizio Gucci. Bionda e avvenente, prima di conoscere Gucci ha divorziato due volte e ha avuto dal secondo marito un figlio, Charly.
Paola Franchi, dopo aver seguito un percorso di studi artistici, sceglie di specializzarsi in arredamento e decorazione d’interni. Nel frattempo si diletta anche nella professione di modella per alcuni stilisti milanesi. Nel 1985, Gucci, dopo 12 anni di matrimonio lascia la moglie proprio per la Franchi, dicendole che sarebbe andato via per un breve viaggio di lavoro, ma non facendo più ritorno.
Dal 1994 i due vanno a vivere assieme, ma l’idillio dura ben poco, in quanto il 27 marzo 1995 lo stilista viene ucciso.
La vita della Franchi è costellata di tragedie: oltre all’assassinio di Gucci nel 1995, qualche anno dopo deve sopportare il suicidio del figlio sedicenne Charly Colombo. Nonostante ciò, non si è mai persa d’animo e con forza e tenacia ha continuato a vivere.
Paola Franchi, chi è l’ultima compagna di Maurizio Gucci e la battaglia per l’eredità
Paola Franchi, ultima compagna di Maurizio Gucci, può pignorare i beni delle figlie dello stilista, ucciso a Milano il 27 marzo 1995, per ottenere il risarcimento da 692mila euro che i giudici le hanno riconosciuto come parte civile. Lo ha stabilito la terza sezione civile della Cassazione, che ha respinto il ricorso di Alessandra e Allegra Gucci (le figlie nate dal matrimonio tra l’imprenditore della moda e Patrizia Martinelli Reggiani) contro la sentenza con cui, nel gennaio 2017, la Corte d’Appello di Milano aveva riconosciuto la trasmissione del debito dal padre alle figlie nei confronti della madre, da tempo libera dopo una condanna a 26 anni di reclusione come mandante dell’omicidio del marito separato. Punto centrale della vicenda: la circostanza che Gucci e la Reggiani, divorziati nel 1985, il 24 dicembre 1993 avevano firmato a Sankt Moritz, in Engadina, un accordo registrato come “promemoria d’intenti” in cui l’imprenditore si impegnava a corrispondere all’ex moglie 1,1 milioni di franchi svizzeri l’anno, vita natural durante. Le sorelle , però, nel periodo in cui la madre era detenuta, si sono sempre rifiutate di versarle i milioni di vitalizio.
Paola Franchi ha quindi promosso un pignoramento per ottenere da loro quel credito-risarcimento, avviando “procedure coattive per il recupero del credito nei confronti delle Gucci, sul presupposto che queste avessero ereditato l’obbligazione, assunta dal padre, di corrispondere alla Martinelli Reggiani un assegno vitalizio annuo pari a circa 1.100.000 franchi svizzeri”. L’ultimo ricorso delle figlie Gucci si basava su otto motivi, nessuno dei quali accolto dalla Suprema Corte. Uno dei motivi proposti era quello che “la Corte di appello avrebbe errato mancando di considerare che, anche secondo il diritto svizzero cui le parti avevano deciso di assoggettare la disciplina data ai loro rapporti, la grave condotta, penalmente accertata, dell’ex coniuge, avrebbe dovuto determinare l’estinzione dell’obbligazione in questione”. E sarebbe stato illogico, se questo fosse avvenuto, che le figlie fossero “onerate della metà, ciascuna, dell’obbligazione di adempiere l’assegno vitalizio, invece che un terzo”. La Cassazione ha deciso che non esistono i presupposti per un ritorno in aula, così come veniva sollecitato da Alessandra e Allegra Gucci nel ricorso.