Nel giorno del compleanno di Paolo Villaggio, vogliamo ricordare il compianto attore genovese attraverso il suo personaggio comico più riuscito. Stiamo parlando di quel grande antieroe tragicomico che ancora oggi fa ridere e commuovere. Stiamo parlando della quinta essenza del tapino fallito, del ragionier Ugo Fantozzi.
“Io non so scrivere in italiano. Nel parlare mi arrangio, anche perché astutamente sposto sempre la discussione su cinque argomenti già collaudati: il passaggio dal socialismo al comunismo, nuovi esempi di cinema underground americano, il secolo di Luigi XIV, magia e ipnotismo, sud-est asiatico. Non sono ancora “franato” sull’astrologia, ma una volta ho parlato per un’intera sera di Godard, ma sinceramente l’ho fatto solo quella volta, ed ero quasi ubriaco.”
Questo è l’incipit dell’introduzione a “Fantozzi” edito da Rizzoli del 1971. L’antieroe Fantozzi era stato infatti creato principalmente da Paolo Villaggio come personaggio letterario. Già in queste pagine ritroviamo quella verve ironica e quella comicità lessicale proprie di un personaggio entrato poi nella storica del cinema italiano. 4 anni dopo il libro Villaggio. spinto dall’enorme successo editoriale, decise infatti di trasportare il suo personaggio sul grande schermo. Lo fece interpretandolo personalmente con una comicità fisica e verbale impressionanti.
Palo Villaggio e il ragionier Ugo Fantozzi
“Fisicamente tozzo e sgraziato, con i capelli color topo e la pelle giallo sabbia, il Villaggio-Fantozzi si presenta sullo schermo sempre in maniera improbabile, con giacca da ragioniere, pantaloni ascellari e sulla testa il simbolico e caratteristico basco”.
Così Paolo Mereghetti descrive il Fantozzi cinematografico. Villaggio sul grande schermo crea una nuova maschera proveniente dalla commedia dell’arte. Nel mitico ragioniere confluiscono inoltre elementi che provengono dalla letteratura russa di Gogol’e Cechov e ispirazioni cinematografiche come la scuola di Tex Avery, le invenzioni surreali di Frank Tashlin ela slapstick comedy del cinema muto. Una commistione di stile importanti per rappresentare un impiegato medio schiacciato da una grigia quotidianità costituita da un’abnorme gerarchia aziendale e dai continui fallimenti familiari.
Il tutto in un personaggio tragicomico che unisce perfettamente comicità e pathos diventando un vero e proprio antieroe moderno in cui il pubblico si è sempre riconosciuto. Sin dal primo film “Fantozzi” fino all’ultimo “Fantozzi 2000- La clonazione” , questo personaggio infatti non cerca, come spiega Mereghetti, ne di vincere ne di perdere ma di sopravvivere come la maggior parte dell’umanità.
Stefano Delle Cave