Cultura

Passo Djatlov, dopo 62 anni la morte di 9 escursionisti è ancora un mistero

A 62 anni da quell’evento, la morte di 9 escursionisti sul Passo Djatlov resta un mistero. Il 25 gennaio 1959, un gruppo di dieci giovani scende alla stazione di Ivdel, provincia settentrionale sui monti Urali. Il gruppo, guidato da Igor Djatlov era composto da otto uomini e due donne. Il più giovane aveva 21 anni il più anziano 35 e tutti facevano parte del Politecnico degli Urali di Ekaterinburg. I 10 appassionati di sci di fondo organizzarono questa gita unendo l’interesse della ricerca alla passione per lo sport sciistico.

Il decimo del gruppo era Alexander Zolotarev, una guida professionale ed un istruttore di sci. Alexander accodò al gruppo di Djatlov per aggiungere al suo status punti che gli avrebbero garantito il titolo di Istruttore esperto, tanto ambito tra le guide russe. All’alba del 27 gennaio il gruppo si mise in marcia verso Gora Otorten, lo sperone roccioso di un monte, il Kholat Syakhl. Nel dialetto delle tribù Mansi che abitano la regione ha il nome del monte ha macabro significato di “Montagna dell’Uomo Morto”.

Le morti del Passo Djatlov, gli eventi

Nella foto tutti i componenti del gruppo morti sul Passo Djatlov photo credit: meteoweb.eu
Nella foto tutti i componenti del gruppo morti sul Passo Djatlov photo credit: meteoweb.eu

Quella mattina però uno dei partecipanti, lo studente di economia Jurij Efimovič Judin di 22 anni decise di abbandonare il gruppo e tornare in albergo a causa di un malessere. L’obiettivo della spedizione era raggiungere l’Otorten, un monte che si trova 10 chilometri più a nord rispetto al punto in cui avvenne l’incidente. Il percorso scelto, in quella stagione, era valutato di terza categoria, la più difficile. Tutti i membri della spedizione avevano alle spalle esperienza sia di lunghe escursioni sugli sci, sia di spedizioni di montagna.

Dopo 4 chilometri di salita per raggiungere la vetta del monte, circa alle 4 del pomeriggio del 1 febbraio, il gruppo giunto ai margini del bosco decise di fissare il campo base. L’escursione del gruppo continuò e al 12 febbraio come da accordi avrebbero dovuto telegrafare per comunicare l’avvenuto completamento dell’escursione. I giorni passarono e del gruppo si persero i contatti. Nessun telegramma arrivò mai. A quel punto scattarono le ricerche allertate dai familiari dei ragazzi. Un gruppo di soccorso organizzato dall’Istituto era composto da studenti e insegnanti volontari.

Le ricerche

Nella foto alcuni componenti del gruppo morti sul Passo Djatlov photo credit: sofrep.com
Nella foto alcuni componenti del gruppo morti sul Passo Djatlov photo credit: sofrep.com

Il 20 febbraio subentrarono per le ricerche la polizia e l’esercito, ed utilizzarono aeroplani ed elicotteri. Il 26 febbraio i soccorsi trovarono quello che rimaneva del campo base della spedizione, la tenda dilaniata insieme ad una serie di impronte che si dirigevano verso il bosco vicino. Sul lato opposto della foresta, sotto un grande cedro, la squadra di ricerca trovò i resti di un fuoco, insieme ai primi due corpi, di Jurii Krivoniščenko e Jurij Dorošenko, entrambi scalzi e vestiti solo della biancheria intima.

Tra il cedro e il campo ritrovarono altri tre corpi, Djatlov, Zina Kolmogorova e Rustem Slobodin, mentre gli altri 4 escursionisti furono ritrovati soltanto due mesi dopo. Le autorità stabilirono che la morte del gruppo era da attribuirsi ad una “Forza sconosciuta“. Sugli indumenti e sui corpi dei giovani escursionisti emersero alti livelli di radioattività. Indagini condotte negli anni successivi stabilirono che in quel periodo furono lanciati nella zona parecchi missili balistici R-7. Le morti dei 9 escursionisti del passo Djatlov restano un mistero.

di Loretta Meloni

Immagine di copertina (Passo Djatlov) photo credit: mignews.com

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