Inizia oggi per Patrick Zaki, studente egiziano dell’Università di Bologna, la sesta udienza del processo: l’accusa è sempre quella di diffusione di fake news nel suo Paese natale. L’udienza si terrà a Mansura, capoluogo del governatorato di Dakahliyya, regione nevralgica sul delta del Nilo. Lo studente, protagonista di una delle più grandi campagne di solidarietà e giustizia, rischia cinque anni di carcere. Si prevede un aggiornamento dell’udienza di almeno due mesi, ma la rappresentante legale di Zaki si mostra cauta, non azzardando previsioni sull’esito dell’udienza. Intanto si attende un pronunciamento della Corte Costituzionale che potrebbe scagionarlo definitivamente.
Patrick Zaki, la sesta udienza: un “processo politico” di rilevanza internazionale
Il processo in cui è coinvolto Patrick Zaki giunge alla sua sesta udienza, calendarizzata ad oggi a seguito di quella tenutasi il 5 aprile. L’udienza è prevista per le 10, ora locale e italiana, ma come di consueto, non abbiamo certezze sul momento esatto di inizio della stessa. Lo studente, a piede libero dallo scorso otto dicembre a seguito del termine di 22 mesi di custodia cautelare iniziata il 7 febbraio del 2020 a seguito del suo arresto all’aeroporto del Cairo, è accusato di “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese”. L’accusa dipenderebbe dalla pubblicazione di un articolo, nel 2019, sulla situazione dei cristiani d’Egitto, perseguitati dall’Isis e da parte della comunità musulmana del Paese.
Il giovane, allo stato attuale, non può lasciare il paese. Seppure cauta, la principale rappresentante legale dello studente dell’Alma Mater bolognese, Hoda Nasrallah, spera in una soluzione trasversale. E’ infatti attesa per il 31 luglio il passaggio dal tribunale ordinario alla Consulta egiziana un caso-pilota la cui risoluzione, da parte della Corte Costituzionale, potrebbe portare a un definitivo scagionamento di Zaki. Ma come si intuisce, i tempi sono lunghi, e si spera un ennesimo rinvio. L’ipotesi peggiore per il giovane rimane comunque legata alla natura “politica” del suo processo. Stando ai suoi legali, infatti, il giudice monocratico potrebbe, nonostante il previsto aggiornamento, pronunciare un’inaspettata sentenza di condanna.
Alberto Alessi