Non può essere annoverata tra le società più gloriose della storia del calcio italiano, anche perché sul territorio nazionale non ha mai vinto un trofeo, se non nelle serie minori. Nonostante ciò, il Perugia è una squadra che ha inciso il proprio nome nella storia del calcio italiano per tantissimi altri motivi. Basti pensare al record fatto registrare nella Serie A 1978/79, in cui i biancorossi sono arrivati secondi da imbattuti, o al fatto di essere una delle sole 11 società italiane ad aver alzato una coppa internazionale. In particolare, i biancorossi ne hanno vinte due: una Coppa d’Estate (1978) e una Coppa Intertoto (2003). In Serie B, inoltre, gli umbri contano 27 presenze. Tra esse spicca la storica e peculiare stagione 1984/85: andiamola a scoprire nel dettaglio.
Perugia 1984/85: ambizione promozione
Quella che si presentava ai nastri di partenza della Serie B di quell’anno, era una squadra composta da elementi di spicco. Dopo le gloriose stagione in Serie A nel secondo lustro degli anni ’70, il Perugia era sceso nella serie cadetta e quella 1984/85 sarebbe potuta essere la stagione giusta per tentare di riprendersi la massima serie. Aldo Agroppi, che aveva chiuso la carriera da calciatore con la maglia del Grifone, e lo aveva già allenato nel 1982/83, venne nominato come mister del Perugia. Per il tecnico si trattava di una sfida importante dopo che, nell’annata precedente, si era dimesso solo dopo tre mesi dalla guida del Padova per problemi legati alla depressione.
La squadra a disposizione di Agroppi era formata da diversi elementi di spicco. In porta il compianto Andrea Pazzagli, scomparso prematuramente nel 2011 all’età di 51 anni, che in quella stagione fece segnare il record di presenze in campionato, giocando 38 partite su 38. In campo Mauro Gibellini, vero trascinatore della squadra che, con i 12 gol messi a segno (di cui 4 su rigore), è stato il miglior marcatore biancorosso e il settimo in tutto il campionato. Da segnalare anche la presenza di un Walter Novellino, ormai a fine carriera. Quello che poi è diventato uno storico allenatore in Serie B (vantando ben 4 promozioni nella massima serie), aveva già vestito la maglia del Perugia nel triennio 1975/78, in cui giocò in Serie A e vinse anche la Coppa d’Estate, un’edizione particolare della Coppa Intertoto.
Tra gli altri, anche il difensore Corrado Benedetti, che il 29 agosto 1984 sfidò Diego Armando Maradona all’esordio assoluto in gare ufficiali con la maglia del Napoli in Italia. Si trattava del primo turno della Coppa Italia, in cui poi il Perugia, all’alba della stagione 1984/85 venne eliminato. In quell’occasione il biancorosso non sfigurò, visto che tenne a bada El Pibe de Oro in un match che termino a reti bianche. In quella squadra comparivano anche Nicola Zanone, Massimo De Stefanis e Felice Secondini.
Promozione sfumata di un punto
La classifica finale di quel campionato di Serie B lascia intendere quanto possa essere stato interessante dall’inizio alla fine. Basti pensare che tra il Pisa, primo, e il Perugia, quarto, passano solamente due punti. (50 i toscani, 48 gli umbri) Un cammino al cardiopalma, in cui ogni punto poteva risultare decisivo. Eppure il Perugia, all’ultima giornata, fece il suo dovere superando per 1-0 il Varese, cosa che non bastò per scavalcare una tra Lecce, Bari e lo stessa Pisa, le quali festeggiarono l’approdo in Serie A. Ma in quel clamoroso campionato il Perugia si dimostrò una squadra impenetrabile.
Infatti, su 38 match disputati, i biancorossi ne vinsero solamente 11, ma fecero registrare due record negli altri due campi del tabellone. Sotto alla voce X, di fatto, un numero spaventoso: la squadra di Agroppi, nel 1984/85, ottenne 26 pareggi. Per dirla in altri numeri, il Perugia quell’anno pareggiò il 68% delle partite. Un record eguagliato solo dal Napoli nel 2003/04, in un campionato che prevedeva però 24 squadre, quindi 8 partite in più. Se si fa un semplice calcolo, viene da sé che Gibellini e compagni uscirono sconfitti solo una volta dal terreno di gioco, in quella che forse è stata la partita decisiva. Una sola, unica, sconfitta, alla 31a giornata (che bloccò un ruolino di 30 risultati utili consecutivi), contro il Pisa per 4-1, che col senno di poi, se fosse finita con un risultato diverso, avrebbe portato il Grifone in A.
Il post Perugia 1984/85
Quella squadra che arrivò quarta e sfiorò la promozione non ebbe un degno seguito. Infatti nella stagione successiva il Perugia lottò per salvarsi con scarsi risultati, retrocedendo in Serie C1 a seguito della sconfitta con l’Arezzo all’ultima giornata. Dopodiché, a seguito dello scandalo Totonero-bis, venne retrocessa in C2. La società umbra riuscì comunque a reagire, tornando presto in Serie B e ottenendo la promozione in Serie A dopo un decennio esatto da quello storico tentativo.
Nessuno, in Serie B, è mai riuscito ad eguagliare il record che fece segnare il Perugia 1984/85. Ottenere una sola sconfitta nel campionato cadetto, infatti, è un’impresa troppo ardua per chiunque. Neanche le grandi corazzate come Juventus, Milan e Roma, nelle loro sporadiche presenze, ci sono riuscite. Se la stagione in corso dovesse però terminare definitivamente, ci sarebbe un nuovo caso. Si tratterebbe del Benevento che, seppur con sole 28 partite giocate, ne ha persa solo una. Il risultato delle streghe non potrebbe essere paragonato a quello del Grifone, ma le statistiche parlano chiaro: il Perugia potrebbe perderebbe l’esclusività su quel record.
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