Nella giornata di giovedì è venuto a mancare Pete Dye: scopriamo chi era, cos’ha creato e come ci ha regalato la buca più iconica del golf.
1925, Urbana in Ohio: una cittadina fatta di campi di grano, neve d’inverno, pioggia d’estate e orgoglio di lamentarsene ogni stagione. Se però tuo figlio ha l’asma sei costretto, a malincuore, ad andare nei lontani (quanto odiati) Stati della costa: Est od Ovest non fa differenza. Paul ed Elizabeth Dye portano il giovane Pete (il più piccolo di tre) sotto le palme della Florida: il papà gioca a golf mentre lui guarisce e s’interessa ai ferri. Più i polmoni si allargano e più i Drive si allungano fino a vincere il Golf Championship delle scuole dell’Ohio.
Il suo destino sarà un altro…
Pace in guerra
La sua è la generazione della leva militare ma la sorte gli riserva una Guerra vissuta dagli States, un conflitto mai tastato e che gli permette di andare a giocare il campo Pinehurst n.2, rimanendo con la mente (e spesso con le palline) in quei particolari bunker. Finita la Guerra incontra sua moglie Alice, ovviamente su un campo da golf, sposandola a 25 anni con modalità simili a suo padre: vendono entrambi assicurazioni e hanno il feticcio per le curve del golf.
Pete maneggia bene le mazze ma le traiettorie che disegna sui fogli sono meglio di quelle che traccia in campo, quindi insieme alla moglie propone il progetto per un campo a Indianapolis: si fa. La mano, è ancora acerba.
La svolta
Si sbaglia per imparare a non commettere lo stesso errore, Pete e Alice sfatano il mito e fanno l’opposto: nel 1963 giocano più di 30 campi in Regno Unito e fotografano ogni prospettiva da cui devono tirare il colpo. Incontrano vecchie difficoltà per poterne creare di nuove, e così avviene.
Tornano a Indianapolis e da un enorme campo di grano ricavano un percorso, gli impedimenti sono tanti e Pete dal nervoso spezza un bastone su una roccia: a fine lavori il campo si chiamerà “Crooked Stick” (bastone storto).
Immortalità
Quel “Bastone storto” frutta a Pete ed Alice molte commissioni e collaborazioni, da architetti famosi a Jack Nicklaus (che in realtà fa bene un po’ tutto). Una strada lunga 22 anni con buche, reali e metaforiche, paesaggi e curve: la manovra geniale arriva nel 1980. Il Commissario della PGA incarica Pete Dye di unire il fervore americano alla pacatezza del golf, il connubio si crea nel luogo che gli ha tolto l’asma ma che leverà il fiato a tutti, soprattutto alla buca 17.
Onde verdi, pozzanghere e fiumiciattoli gialli ed acqua vera, tanta, quella che non poteva vedere (ma che sarebbe servita) nel suo freddo Ohio.
La 17
Acqua sul lato destro e a sinistra si vedrà, la sabbia s’inizia a portare via ma a Pete non vengono idee. Alice allora dice “Continua a scavare”, nessuna vena o pepita d’oro trovata, solo un grande semicerchio da riempire d’ignoto: acqua. Nasce così la buca a forma d’isola del The Players Championship, la peggiore da giocare nel vento che sfida (e spesso vince) la tenuta mentale dei giocatori.
Pete e Alice
Due figli, due nipoti, più di 100 percorsi pensati insieme ben oltre gli 80 anni di età e l’umorismo di chi non si prende sul serio, chiamando la 18 di un loro percorso: “Winsconsin Dyebolical”. Vivranno nello Stato che ha reso tutto possibile: dal loro primo incontro al loro successo, alla loro ultima buca. Quella di Alice a 91 anni e quella di Pete l’8 gennaio 2020, al 94° colpo di tanti campi diversi, ovviamente in Florida. E tutto grazie, a quella benedetta asma.
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