Peter Pan è un classico della letteratura dell’infanzia. Pubblicato nel 1906 da J.M.Barrie, scrittore e drammaturgo scozzese. Un’analisi sulla vera storia del bambino che non voleva crescere nel giorno della scomparsa del suo autore.

Peter Pan nei Giardini di Kensington

Peter Pan nei Giardini di Kensington è il romanzo pubblicato da J.M. Barrie nel 1906. L’opera raccoglie L’uccellino bianco in cui Barrie accenna alla figura più nota scaturita dalla sua fantasia: Peter Pan. Il Peter Pan di cui parla è un neonato di sette giorni, mentre successivamente Barrie lo raffigura come un adolescente. Il ruolo del Peter Pan conosciuto nella cultura di massa, specie dopo la pellicola Disney, non era che marginale: altri personaggi popolano queste pagine, come la regina delle fate o il corvo Salomon. In seguito all’opera teatrale Peter Pan, o il ragazzo che non voleva crescere, la popolarità del personaggio crebbe: così, Barrie, decise di pubblicare i capitoli de L’uccellino bianco in cui quest’ultimo compariva. Peter Pan nei Giardini di Kensington racconta l’arrivo di Peter ai giardini e di come impara a volare.

La vera storia

Nei Giardini di Kensington vive il corvo Salomone. Il suo domicilio è presso l’Isola degli Uccelli. Le donne desiderose di diventare madri gli indirizzano lettere supplichevoli: Salomone invia stormi di volatili di ogni tipo nelle abitazioni londinesi, ordinando loro di diventare bambini. Peter Pan ha appena sette giorni e come ogni bambino appena nato è per metà umano e per metà uccello. Accidentalmente la madre lascia una finestra aperta, così il piccolo, vola via dalla sua casa per far rientro ai Giardini.

Peter Pan nei Giardini di Kensington, illustrazione - Photo Credits: libriantichionline.it
Peter Pan nei Giardini di Kensington, illustrazione – Photo Credits: libriantichionline.it

Salomone gli spiega che ormai non appartiene ad alcuna categoria, è un mezzo-mezzo. Il bambino una volta confutata la realtà delle cose perde la facoltà di volare e, non sapendo neppure nuotare, è condannato a rimanere per sempre sull’isola. Tuttavia, il desiderio del piccolo è raggiungere i Giardini: si ingegna, aiutato dai tordi, nella costruzione di un nido che gli servirà da trasporto per andare e venire dall’isola. Peter apprende molte cose dalle creature che popolano quei luoghi magici: impara a suonare il flauto di Pan, guadagnandosi il soprannome di Peter Pan.

Peter Pan, la figura delle fate e l’abbandono definitivo del mondo degli adulti

La regina delle fate, Mab, resta estasiata da quel suono melodioso per cui gli concede l’esaudimento di due desideri. Peter chiede di voler rivedere sua madre poiché non l’ha mai dimenticata. Le fate, tristi per l’addio di Peter, decidono di salutarlo dando una festa: tuttavia, le feste si protraggono per giorni e quando Peter riesce a tornare a casa scopre che è passato tantissimo tempo e che la madre ha avuto un altro bambino. La finestra di casa, una volta sempre aperta nell’auspicio che Peter potesse tornare, è ora sbarrata per timore che l’altro bimbo non voli via come lui.

J.M.Barrie - Photo Credits: web
J.M.Barrie – Photo Credits: web

Dopo questa scena, Peter ritorna nei Giardini con il cuore a pezzi promettendosi di non far più rientro nel mondo degli adulti. Successivamente, incontra Maimie Mannering, una bambina che si è persa nei Giardini; Peter se ne invaghisce e le chiede di sposarla. Maimie, tuttavia, non accetta poiché sposare Peter significherebbe abbandonare la madre. La bimba tornerà a casa ma non dimenticherà mai Peter Pan: da grande gli farà dono di una capretta immaginaria affinché lui non rimanga mai solo.

Peter Pan, ambientazioni e temi predominanti

La storia è ambientata Giardini di Kensington: l’ambiente è riprodotto accuratamente da Barrie, in quanto lo scrittore soleva frequentare spesso i giardini. Tuttavia, un’atmosfera magica investe il luogo dopo il consueto orario di chiusura. Le fate ed il piccolo popolo che si cela durante il giorno si muove per le vie incantate dei giardini durante la notte. Le tematiche predominanti del romanzo esaltano il mito dell’eterna giovinezza e la volontà di non crescere.

“i due anni sono il principio della fine…”

Peter Pan con amarezza esordisce con questa affermazione, in virtù del fatto che, verso il secondo anno di età i bambini sono soliti dimenticare come si vola, smettendo di credere nelle fate. La personalità di Barrie e la sua storia reale si riflettono molto sul personaggio di Peter e sull’ambientazione magica.

Coincidenze: Peter Pan alter ego di J.M.Barrie?

Sembra quasi accidentale, ma all’età di sette anni Barrie, si sostituì quasi inconsciamente al fratello maggiore per consolare il dolore imperante della madre: David scomparve all’età di quattordici anni in seguito ad una brutta caduta sui pattini. A quanto pare la tragicità di questa situazione segnò per sempre la vita dello scrittore. La madre lo costrinse ad immergersi totalmente nello studio, abbandonando per sempre quella porzione di infanzia tanto essenziale per sviluppo psichico ed emotivo di un futuro adulto. Il piccolo James cercò in ogni modo di scalfire il muro di dolore in cui si era rinchiusa la madre: iniziò indossando i vestiti di David, per poi acquisire ed inglobare totalmente l’identità del fratello. Uccise il piccolo Matthew James Barrie, cristallizzò quell’anima da infante che non crebbe mai. Il dolore della madre gli ricordava, perennemente, come lui non fosse il preferito:

«Il terrore della mia infanzia era la consapevolezza che sarebbe venuto un tempo in cui anche io avrei dovuto rinunciare ai giochi e non sapevo come avrei fatto (questo tormento mi ritorna ancora nei sogni quando mi scopro a giocare a palline di vetri e mi giudico con severa riprovazione); sento che devo continuare a giocare in segreto»

Il mito del giardino come simbolo di salvezza

Il giardino popolato da esseri incapaci di farsi scorgere da persone ordinarie, simboleggia una porzione di esistenza che realmente si rifletteva nella vita dello scrittore. L’animo di Barrie troverà consolazione nelle lunghe passeggiate che era solito fare presso i Giardini di Kensington insieme al suo cane Porthos. Durante il suo vagare solitario farà la conoscenza di cinque bambini a cui si affezionerà molto: i bimbi saranno fonte di ispirazione per la creazione del personaggio fantastico di Peter Pan. Barrie diede voce ad un timore esistito da sempre: la paura di invecchiare. Il mito dell’infanzia e la nostalgia del passato, immagini che in letteratura spesso si susseguono ma il messaggio di Barrie scandisce qualcosa di più sinistro e funereo: la morte contrapposta al desiderio di nascita. Peter Pan non è un bambino, è uno spettro relegato in limbo in cui l’immobilità della vita lo avvolge.

Peter Pan, psicologia di un ragazzino cinico e arrabbiato: un demone

La figura di Peter non è come appare nella cultura di massa: Capitan Uncino e L’Isola Che non C’è, sono aggiunte letterarie messe in un secondo momento che, in seguito, resero la storia una favola per bambini. Barrie, però, pensò all’opera per un pubblico adulto. J.M.Barrie era un animo solitario ed emarginato, e spesso i libri per l’infanzia hanno radici oscure poiché si fondano sull’angoscia. Decade quindi la visione pura e il mito dorato dell’infanzia: Peter è infatti descritto con delle caratteristiche che lo accomunano ad un demone. A questo proposito disse Barrie all’inaugurazione della statua dedicata al personaggio della sua fantasia, situato proprio nei Giardini:

“Non vi traspare il demone che è in Peter.”

Peter è schiavo di un fato e dell’incoscienza tipica dell’infanzia: un destino che lo condanna all’oblio ed all’assenza degli affetti primari. Grazie a questo circolo di azioni, la personalità che si evince dal personaggio originario è quella di un bimbo ostile, aggressivo, arrabbiato. Il cinismo che lo pervade lo rende privo di empatia ed incapace di visionare interessi che non siano i propri. Una figura intrisa di tragicità in bilico fra uno spirito dionisiaco e la realtà dell’abbandono.

Il seguito: Peter e Wendy, punti in comune e differenze

La trama di Peter e Wendy risale al 1904, quando venne messa in scena l’opera teatrale. Con l’opera antecedente vi sono numerosi punti in comune:

  • Peter non invecchia mai, in nessuno dei due libri;
  • I bambini perduti sull‘Isola Che non C’è non sono altro che i bimbi caduti dalla carrozzina rimasti all’interno dei Giardini dopo l’orario di chiusura. I loro destini possono essere molteplici, qualora Peter non arrivasse in tempo:morire di freddo o essere attaccati dalle fate maligne. I bambini non reclamati entro sette giorni, saranno spostati sull’isola che non c’è, ma questo verrà introdotto nel secondo libro;
Peter e Wendy - Photo Credits: wikipedia
Peter e Wendy – Photo Credits: wikipedia
  • In entrambi i libri vi è il simbolo della finestra: la differenza è che Peter al ritorno, la trova serrata, simbolo della sua esitazione e del suo procrastinare. Wendy e i fratelli la troveranno aperta;
  • Le fate sono presenti in entrambi i libri ma sono presentate come creature totalmente buone o totalmente malvagie: ”Le fate possono essere soltanto una cosa o l’altra, e non tutte e due insieme perché, essendo così piccole, hanno spazio sufficiente per ospitare un solo sentimento alla volta” ;
  • Maimie è il predecessore letterario di Wendy, entrambe si innamorano di Peter ed ambedue, in seguito, proseguono per la loro strada.

 Peter è alla continua ricerca di una madre per i bambini perduti, una figura che lui per primo non ha mai conosciuto. La madre che doveva rendere il bambino Peter un adulto: il demone di cui parla lo scrittore è proprio quella parte adulta che non si è realizzata, poiché l’anima è rimasta inchiodata all’antico dolore infantile, cristallizzandosi per sempre.