Alceo, il poeta del vino: il symposium e il rimedio alle sofferenze della vita

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Di Stella Grillo

Alceo di Militene: questo è il personaggio trattato per il nuovo appuntamento della rubrica ClassicaMente. Una vita volta all’esaltazione del vino, le lotte, i simposi e la passione.

Alceo, il poeta degli ebbri versi

Alceo fu un poeta greco vissuto fra il 620 ed il 560 a.C. a Mitilene, sull’isola di Lesbo nel Mar Egeo. Numerose lotte interne segnarono una svolta sociale e politica all’interno della città: prima dell’avvento di Pittaco al potere, Mitilene era governata dai tiranni Melancro e Mirsilo. Alceo era contro ogni tipo di tirannide, per cui alla morte di Mirsilio, esprimendo tutto il suo gaudio, esclamò:

“Ora, bisogna ubriacarsi. Ora, bisogna che ognuno a forza beva: Mirsilo è morto”

Alceo è un uomo passionario che combatte per i suoi principi e questo si evince soprattutto attraverso i suoi scritti: le sue opere nascono con l’intento di perseguire un’azione, non sono statiche ma, anzi, mirano a donare una visione politica concreta. Sono per cui presenti numerose allegorie e metafore. Le sue prime produzioni sono destinate ad un impegno civile; dedica parecchi versi alla patria, all’amore verso i giovani. Solo in età avanzata si rivolge al vino come unico amico incapace di tradirlo. Il vino era, infatti, la grande passione del poeta.

Alceo, l’impegno civile, il Simposio ed il vino

Accanto alla tematica della lotta e dell’impegno civile si accosta quella del vino. Un motivo che ricorre dominante nei suoi versi, poiché rimedio per gli uomini contro le brutture della vita. L’esistenza è breve, colma di affanni ed incertezze: bisogna quindi trovare un modo per renderla piacevole e l’atto del bere è l’unica azione che rende ciò possibile. La bevanda cara ad Alceo è definita, infatti, ”oblio degli affanni”. Il vino ha una correlazione altamente simbolica: nell’antica Grecia gli si dava una valenza sociologica, poiché era considerato come un prodigio, un dono che la Natura andava ad offrire agli uomini: la metamorfosi di un frutto che si trasforma in un prezioso liquido magico che inebria.

Alceo e Saffo - Photo Credits: wikipedia
Alceo e Saffo – Photo Credits: wikipedia

Alceo sottolinea la sacralità di questo nettare derivante dall’uva, in quanto lo considera come un dono divino sottolineando lo spirito dionisiaco che lo pervade. Un aspetto peculiare della bevanda era soprattutto che fosse considerato uno strumento per ottenere esperienze visionarie, oltre che per lenire le pene dell’esistenza. Di fondamentale importanza nella cultura maschile, si beveva esclusivamente in ambiti dediti al Simposio, poiché l’euforia che scaturiva dal trangugiare il prezioso liquido alimentava i vincoli di intimità

In vino veritas e il modello di Orazio

L’espressione ”In vino veritas” rappresenta l’assunto della produzione di Alceo: pratica comune oltre che pensiero comune per i Greci, era proprio l’idea che per analizzare e scandagliare l’animo di qualcuno bisognasse aver bevuto con lo stesso: il vino e l’ebbrezza derivanti avrebbero rivelato la parte vera della sua anima.

“Beviamo, perché aspettare le lucerne? Breve il tempo. O amato fanciullo, prendi le grandi tazze variopinte, perché il figlio di Zeus e Sémele diede agli uomini il vino per dimenticare i dolori. Versa due parti di acqua e una di vino; e colma le tazze fino all’orlo: e l’una segua subito l’altra.”

Orazio prese come modello Alceo, specialmente nell’opera delle Odi. La tecnica era sviluppare su un componimento del poeta di Mitilene, un contenuto del tutto originale e congruo alla sua realtà storica.

Alceo e la passione per la poetessa Saffo: eterìa e tiaso

Alceo è noto per la sua passione nei confronti della sua contemporanea Saffo, anch’essa dell’isola di Lesbo. Tuttavia, il loro stile presenta numerose differenze: il primo, infatti, incentra la sua produzione nell’ambito dell’eterìa: un’organizzazione formata da soli uomini, giovani e nobili uniti da ideali comuni in cui erano previsti simposi e rapporti pederastici: questo tipo di incontri era molto comune nella Grecia arcaica. Il suo è quindi un mondo maschile composto da guerre. Il corrispettivo dell’eterìa è il tiaso; una situazione sociale che in Saffo si riflette nella sua produzione. Il tiaso è un ambiente popolato da individui di sesso femminile, dove sono impartite le arti necessarie per giungere al matrimonio, oltre al culto di Afrodite. I rapporti omosessuali erano una pratica comune ai tempi. Infatti in alcuni componimenti, anche la poetessa di Lesbo rende nota la sua malinconia per l’allontanamento di alcune abitanti del tiaso pronte per il matrimonio, oltre che le sue passioni. Il primo a parlare di questo rapporto amoroso fu Efestione. Fra le attestazioni più valide tra i due si rinviene un passaggio della Retorica di Aristotele. Tuttavia, seppur ritenuto possibile dagli storiografi, non si ha assoluta certezza di questo amore non corrisposto.