Il 12 dicembre 1969, alle 16:35 in Piazza Fontana, a Milano, scoppia una bomba nelle sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura. A cinquant’anni dalla tragedia ripercorriamo le tappe più importanti di questa pagina di storia italiana.
Piazza Fontana, storia e conseguenze
Piazza Fontana, 12 dicembre 1969. A Milano, la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura è in fase di chiusura. L’esplosione della bomba, avviene alle 16:37; l’ordigno conteneva circa sette chili di tritolo. Lo scoppio uccide 17 persone, tra le quali 13 sul colpo, e ne ferisce circa 88. Nei primi minuti, si parla di fuga di gas, ma basta poco per capire che la situazione era ben più grave. Sempre a Milano, a Piazza della Scala, alle 16:25 di quel venerdì 12 dicembre 1969, un commesso della Banca Commerciale trova una scatola metallica.
L’ordigno rinvenuto inesploso, conteneva importanti elementi per le indagini. Tuttavia, fu fatto esplodere la sera stessa dagli artificieri. Alle 16.55 una terza bomba esplode a Roma in Via San Basilio, precisamente, nel sottopassaggio che collegava l’entrata di Via Veneto della Banca Nazionale del Lavoro. Tra le 17:20 e le 17:30 altre due bombe esplodono nella capitale: davanti all’Altare della Patria ed in Piazza Venezia, all’ingresso del Museo Centrale del Risorgimento.
Roma, in tutto, conta 16 feriti. Un atto terroristico che avvia a quella che sarà indicata come ”strategia della tensione”, e, a cui, seguiranno, una lunga serie di attentati terroristici attivi in Italia per tutti gli anni settanta. https://metropolitanmagazine.it/piazza-fontana/ Piazza Fontana e la tragedia terroristica annessa, resta ancora una delle pagine più controverse della storia italiana. Una vicenda giudiziaria che si protrasse fino al 2005.
Indagini
Le indagini riguardanti la strage di Piazza Fontana, si soffermarono, dapprima, sulla pista anarchica. L’immediato arresto di Pietro Valpreda, spinse ad individuare frettolosamente l’uomo come fautore della tragedia. Tuttavia, nel 1985 sarà assolto dopo aver patito un lungo calvario giudiziario. In seguito fu la volta di Giuseppe Pinelli. Il 15 dicembre, dopo tre giorni di interrogatori, l’uomo precipitò dal quarto piano della questura. L’inchiesta giudiziaria individuò come causa di morte un malore improvviso.
Qualche tempo dopo le indagini di Piazza Fontana si spostarono sull’incriminazione di Franco Freda e Giovanni Ventura. Il processo si spostò da Milano a Roma, da Roma a Milano, fino ad arrivare a Catanzaro con la conseguente assoluzione dei due uomini. Negli anni ’90, poi, si fecero avanti numerosi pentiti: da Carlo Digilio a Martino Siciliano, raccontando con minuziosità le riunioni preparatorie per l’attentato di Piazza Fontana. Il 3 maggio 2005 si mise fine al processo sulla strage di Piazza Fontana. Gli imputati furono assolti.
La maledizione di Piazza Fontana, il libro
La Cassazione chiude la vicenda nel giugno 2005 con un’assoluzione generale degli imputati. Il giudice Guido Salvini, allora giudice istruttore di Milano, segue la vicenda, e a questo proposito, pubblica anche il libro La maledizione di Piazza Fontana. Un titolo emblematico, poiché la maledizione che investe Piazza Fontana, inizia sin da subito: quando l’ordigno inesploso trovato a Piazza della Scala, fu fatto brillare disperdendo elementi utili per le indagini. Nel settembre 2008, il giudice riceve un biglietto da un ex ordinovista padovano: “La prego contattarmi personalmente per novità su Piazza Fontana”.
Il libro è volto a far luce sulle responsabilità dei neofascisti, indicando anche elementi e testimonianze emesse in seguito. La maledizione di Piazza Fontana di cui parla Salvini sta proprio nella lacuna che, la vicenda, malgrado gli anni di inchieste si porta dietro: la mancanza di fissare dei veri colpevoli. Dopo la sentenza della Cassazione, il giudice continua il suo lavoro di ricerca da cittadino e studioso del caso. Il libro, frutto di un’indagine durata dieci anni, svela l’identità del giovane paracadutista veronese, colpevole di aver messo fisicamente la bomba causando i 17 morti e gli 88 feriti.
Dopo l’assoluzione generale del 2005, la Cassazione affermò che l’attentato terroristico fu progettato e commesso da un gruppo politico di estrema destra, Ordine nuovo. A capo del movimento, Franco Freda e Giovanni Ventura, non più processabili poiché assolti nel 1987 con sentenza definitiva. Pare che non esista invece, una sentenza per gli esecutori materiali che introdussero la valigia con la bomba all’interno della filiale. Il giudice Guido Salvini dopo la sentenza definitiva della Cassazione affermò:
“se un nuovo processo venisse celebrato oggi, sommando quello che è emerso in tutti i processi e gli elementi contenuti in questo libro, è probabile che i responsabili della strage avrebbero tutti o quasi un nome”.