è l’8 aprile del 1973, muore Pablo Picasso maestro del cubismo e riformatore dell’arte contemporanea. La sua vita è costellata di avventure, dalla Guerra civile spagnola fino ad arrivare alle numerose amanti, agli incontri con gli intellettuali dell’epoca e con la tecnologia del mondo moderno. Scopriamo le sue opere più importanti
Il pittore spagnolo nasce il 25 ottobre del 1881 a Malaga. Fin da subito la famiglia alimenta la sua passione per il disegno. Nel 1891 la famiglia Picasso si trasferisce a La Coruña dove Pablo frequenta i corsi della scuole di Belle Arti. Successivamente insieme alla famiglia Pablo si trasferisce a Barcellona dove il giovane pittore prosegue i suoi studi. Vive fra Barcellona e Madrid dove lavora quasi senza sosta alla sua pittura.
La pittura di Picasso è scandagliata da diversi periodi, nei quali l’autore cambia stile e utilizza diverse tonalità di colore. Uno dei periodi più sconfortanti di Picasso è il periodo blu. Tornato da Parigi, Picasso entra a conoscenza di uno dei suoi periodi più depressione e abbattimento. Picasso mette su tela tutto il suo dolore utilizzando il colore blu e le sue sfumature. I soggetti rappresentati variano dagli amici ai poveri e mendicanti. Nel 1903 termina il periodo blu con il dipinto ”Poveri in riva al mare”
I periodi di Picasso
Questo quadro è conservato oggi al Cleveland Museum of Art. Realizzato quando Picasso ha circa 22 anni e coincide con un periodo di povertà del pittore stesso. Le linee del quadro sono nette marcate, mettendo in risalto il drappeggio degli stracci che i poveri indossano. La distanza fra i vari protagonisti e i loro volti rivolti verso il basso ci immergono nell’immensa solitudine che circonda i soggetti come il pittore stesso.
Le opere di Picasso iniziano a cambiare a partire dal 1905. Il pittore si trasferisce definitivamente a Parigi e il colore si trasforma. Lentamente il colore rosa inizia a sostituire il freddo blu del mare e rappresenta un periodo di rinascita: il periodo rosa. I toni diventano più caldi i personaggi ossuti e poveri vengono sostituiti da saltimbanchi, uomini del circo e ballerine.
Nel 1905, Picasso dipinge l’opera dal titolo ”Maternità” che fa parte di una collezione privata. Il quadro rappresenta una giovane donna intenta ad allattare il suo bambino. I capelli sono ornati da un fiore rosa, le spalle coperte da uno scialle. Lo sguardo della giovane è tenero e materno. Sembra che Picasso abbia ritrovato la serenità. Dopo questo periodo il pittore entra in contatto con l‘arte africana. Proprio grazie a queste ispirazioni iniziano a svilupparsi le fondamenta del cubismo.
Picasso: il cubismo come forma di espressione
Il periodo cubista è per Picasso quello di massima sperimentazione, da qui si sviluppano e nascono le sue opere più celebri. Picasso vuole con l’arte cubista cercare di rappresentare i vari oggetti osservando e mettendo su tela tutte le sfaccettature di questo oggetto. Picasso ripropone le ispirazioni africane all’interno del cubismo con opere come ”Les Demoiselles d’Avignon” del 1907 per poi snocciolare gli elementi fino alla forma primordiale come in “Ritratto di Ambrose Voillard” del 1910.
Per Picasso il cubismo è soprattutto un modo di ”sentire” di essere e per dimostrare sensazioni e sentimenti, persino quelli nascosti. Sentire significa anche mettere in luce la sofferenza e Picasso lo fa con il dipinto probabilmente più famoso da lui mai dipinto: ”Guernica”. La tela di grandi dimensioni viene realizzata nel 1937 per l’Esposizione di Parigi. In Spagna è in corso una sanguinolenta guerra civile tra il 1936 e il 1939.
Il 26 aprile del 1937, i caccia bombardieri delle legioni tedesche giunte in aiuto dei golpisti spagnoli bombarda la piccola cittadina di Guernica. La città viene rasa letteralmente al suolo, per la prima volta in Spagna la guerra inizia a coinvolgere la popolazione civile. Quella di Picasso è infatti un opera di denuncia dell’accaduto. I colori utilizzati sono cupi, bianco e nero per lo più. L’opera in stile cubista racconta la città spezzata, i morti, le urla attraverso la distorsione dei corpi quasi irreali.
Miryam Saturno
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