“Picciridda”, donne tra fine dell’innocenza e rivalsa

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Di Redazione Metropolitan

Picciridda - Photo Credits: web
Marta Castiglia (Lucia) sull’isola di Favignana – Photo Credits: web

Non lontano dalla Riserva dello Zingaro, lo scorso agosto barbaramente devastata, si staglia l’isola di Favignana, cornice, e protagonista, in Picciridda. Tratto da un romanzo di Catena Fiorello, diretto da Paolo Licata e premiato al Taormina Film Fest nel 2019, questo film tutto siciliano è tornato vittorioso nelle sale quest’estate. Anni ’60. Lungo strade sterrate, una telecamera traballante immortala il talento della piccola Marta Castiglia e il volto noto di Lucia Sardo.

Tra le due si indovina un legame speciale non diverso da quello messo in scena tra la “picciridda” e la nonna Maria, una figura ingombrante che incarna l’aridità e il mistero dell’isola. Con lei, la piccola Lucia è costretta a rimanere, lasciata indietro dai genitori che devono trasferirsi in Francia per cercare lavoro.

Picciridda - Photo Credits: web
Lucia Sardo (nonna Maria) e Marta Castiglia (Lucia) – Photo Credits: web

E le lente giornate sull’isola prendono vita

Il dramma non è quindi quello di chi emigra, bensì quello di chi rimane. Vicina alla fine dell’infanzia e dell’innocenza, Lucia resta bloccata in un mondo immobile. Qui, il progresso è rappresentato dai pochi telefoni sparsi sull’isola, l’estate sospira perenne e vivere significa attendere. La sua quotidianità, tra mercato del pesce e vestizioni di morti, è seguire il passo lento ma deciso della nonna. Ma nel tentativo di proteggerla dal mondo degli adulti, sarà proprio lei a portare Lucia a scoprirlo a poco a poco, e a caro prezzo.

Racconta quindi una storia dura di donne, fatta di dialoghi asciutti che si affidano più al silenzio che alla parola, la sceneggiatura di Catena Fiorello, Paolo Licata e Ugo Chiti. Una storia di donne che devono essere forti, perché l’unica alternativa alla fuga attraverso il traghetto che destina chi lo prende a mai più fare ritorno, è lottare per sopravvivere, facendosi giustizia da sole.

Picciridda, il ruolo chiave di Nonna Maria

Donne prigioniere dell’isola (proprio come il cast durante le riprese, ma a causa del maltempo), la cui quotidianità è scandita lentamente da una narrazione che ci racconta con delicatezza anche i momenti di maggiore tensione, affidati totalmente al montaggio e all’interpretazione. Tra queste donne, però, naturalmente, si staglia nonna Maria. È lei che padroneggia la loro lingua, che non è il dialetto siciliano, ma un linguaggio fatto di sguardi e di gesti.

Ed è lei che impone la sua figura come l’isola nel mare. E non nei colori sbiaditi del giorno che la post-produzione cerca di ravvivare, ma nei cieli stellati della notte, regno suo tanto quanto di una divinità ctonia. Grande nonna Maria, e grande attrice la Sardo, alle quali sa perfettamente tenere testa la piccola controparte. Perché l’interpretazione di Marta Castiglia, e il suo tentativo di emulazione, fuori e dentro lo schermo, valgono da soli la visione del film.