L’emergente regista Massimiliano Finazzer racconterà Pasolini in un modo nuovo e particolare.

Pasolini nasceva il 5 marzo nel 1922, ed è stato uno dei più grandi artisti italiani del ‘900

Pier Paolo Pasolini nasceva a Bologna il 5 marzo 1922. Era un poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, drammaturgo ed editorialista, è considerato uno dei maggiori artisti e intellettuali italiani del XX secolo. Nel corso della sua carriera di scrittore e regista, Pasolini si è concentrato sulle figure più trascurate della società italiana e non ha avuto paura di denunciare le ipocrisie della Chiesa, del Governo e della borghesia. Il suo esordio nel cinema è nel 1961, anno in cui esce il suo primo film, Accattone, attraverso il quale diventerà uno tra i più importanti registi italiani e attraverso il quale vi sarà una ripresa di quel concetto neorealista precedentemente sviluppato e al quale verrà applicata la sua ideologia marxista.

Il regista Massimiliano Finazzer Flory è noto per aver portato sul grande schermo Dante, per nostra fortuna”. Un film che racconta in 27 minuti e con 21 canti tra inferno, purgatorio e paradiso la Divina Commedia con la danza contemporanea e gli occhi di un bambino (Dante), attraverso la metafora del teatro. Adesso l’attenzione dell’artista riguarda un altro personaggio che certo ha lasciato un segno, o più segni, nella cultura contemporanea. Pier Paolo Pasolini, nato cento anni fa, il 22 marzo del 1922. 

Racconta il regista sul suo nuovo progetto: “Non un film su Pasolini ma sul metodo Pasolini di cui abbiamo bisogno per interpretare il qualunquismo e il conformismo della nostra epoca diffuso anche nei nostri sentimenti più profondi, perfino in quello dell’amore. Ogni stanza del mio hotel è una paura, una sorpresa, uno scandalo, una lotta, un pugno nello stomaco, un bacio imprevisto. La vera questione è l’omologazione che ai tempi di Pasolini si esercitava con la TV di Stato e ora con i telefonini a buon mercato. Gli algoritmi che Pasolini avrebbe temuto non sanno di sacralità, e i sentimenti che codificano sono la rotta che ci conduce ai consumi alimentari…la lingua della realtà che il cinema ci potrebbe offrire è costantemente corretta, o meglio, scorretta dalla correzione automatica che non riusciamo più disconnettere.”

“I nostri pregiudizi hanno preso la forma dell’autocensura, del silenzio. Il mio film dunque sarà o vorrebbe essere poetico e autentico offrendo in testimonianze l’esperienza del nostro tempo: l’isolamento ipocrita che il Covid suggerisce. Per questo voglio riprendere e far parlare senza mediazioni non le facce note ma i volti veri della nostra contemporanea umanità”. Continua il regista.

Ecco la trama del film

Siamo nel 1963, Pasolini è impegnato nei sopralluoghi e nella ricerca di volti, per il suo nuovo progetto: Il vangelo secondo Matteo. Ma lo scrittore estende il progetto a un tema che gli sta a cuore: interrogare la gente su argomenti non ancora del tutto esplorati come l’omosessualità, l’erotismo, la prostituzione e il divorzio. Pasolini coinvolse personaggi di altissimo profilo, suoi amici, come Alberto Moravia, Camilla Cederna, Giuseppe Ungaretti e Oriana Fallaci. 

Così prese forma il film Comizi d’amore. Se le chiavi di giudizio di un’opera nel tempo sono le eco ascoltabili, i segnali visibili e le eredità spendibili, ebbene quel titolo è profetico, ed è avanti decenni. Del resto essere “avanti” era la vocazione e il destino di Pasolini. Quei “comizi” erano una materia troppo grande e preziosa per non attirare l’attenzione di Finazzer, che rielaborerà, in collaborazione con Rai Cinema, nei suoi Altri comizi d’amore, quei contenuti rispetto a questa epoca. La sceneggiatura dello stesso regista vuol mettere in gioco il rapporto tra l’individuo e il collettivo mettendo in luce anche il tema “dell’isolamento”, sotto gli occhi di tutti durante l’epoca del Covid. Il set principale è un hotel: “Una sorta di tugurio in cui gli italiani si sono comprati una televisione” per citare lo stesso Pasolini.

Enrica Nardecchia

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