Stan Lee, sceneggiatore deiMarvel Comics, è venuto a mancare un anno fa, il 12 Novembre 2018, a causa delle complicanze di una polmonite. Ad un anno di distanza, ripercorriamo le varie fasi della sua lunga carriera
Stan Lee, al secolo Stanley Martin Lieber, nasce a New York il 28 Dicembre 1922 da una famiglia di immigrati ebrei provenienti dalla Romania. Negli anni della giovinezza, Stanley ha svolto tanti lavoretti part-time di vario genere prima di approdare nel mondo dell’editoria, per sostenere la famiglia costretta ad una vita di stenti a seguito della Grande Depressione del ’29.
Nel 1939, dopo essersi diplomato a soli 16 anni, entra nel mondo dell’editoria spinto dallo zio, e viene assunto nella nuova divisione della Timely Comics (divenuta poi la ben più famosa Marvel,) che tratta i fumetti pulp.
Da sempre interessato di libri, cinema e fumetti, nel 1941 debutta come fumettista con “Captain America Foils the Traitor’s Revenge”, nel Captain America Comics #3. Già da questa prima pubblicazione adotta il soprannome Stan Lee, che poi diventerà suo nome legale.
Dal 1941, scala con successo i ranghi della Timely diventando dapprima redattore ad interim della rivista, successivamente redattore della sezione fumetti fino al 1972, con un breve intervallo dovuto dallo scoppio della Seconda Guerra Mondiale in cui si Stan si arruolò nell’Esercito e si dedicò principalmente a film propagandistici, slogan e cartoni animati.
Il ruolo di Stan all’interno dei fumetti era quello di scrittore di testi che andavano poi impaginati in didascalie e nuvolette e successivamente sottoposti a lettering e colorazione. Inizialmente veniva abbozzata una storia tra gli autori dopodiché, presentate le tavole, il prodotto finito era un’elaborazione congiunta tra sceneggiatore e disegnatore.
Questo viene, ad oggi, conosciuto come il “metodo Marvel“; Lee deteneva saldo il controllo dei testi e al disegnatore di turno venivano attribuiti soltanto le matite.
Ma non solo, egli personalmente curava e gestiva un redazionale mensile sui numeri pubblicati intitolato Stan’s Soapbox nella sezione della posta. Stan dialoga familiarmente con i lettori abbandonandosi al suo unico senso dell’umorismo con frasi creative e gergali, per dare quel senso di essere “uno di loro“.
Stan Lee deve la sua fortuna alla creazione di un nuovo gruppo di supereroi commissionati da Goodman, l’allora editor-in-chief di Marvel, per contrastare la Justice League dei rivali DC Comics. I primi personaggi nati dalla penna di Stan Lee, sono I Fantastici Quattro con Jack Kirby ai disegni.
I personaggi di Stan Lee sono “supereroi con superproblemi” .
Nelle sue storie, questi apparivano spesso tormentati e malinconici, a causa dei loro problemi strettamente umani. Ciò fu una rivoluzione nell’introspezione psicologica dei personaggi dei fumetti, fino ad allora descritti come invincibili e sicuri di sé.
Stan Lee descrisse proprio i supereroi per come voleva vederli, come esseri umani. Complessi, naturalistici, “difettosi”. Da questo nascono anche Iron Man, Hulk, Daredevil, gli X-Men, Doctor Strange ed infine il celeberrimo Spider-Man.
Il processo creativo era un lavoro congiunto tra Lee, Ditko e Kirby. Collaborazioni non esenti da critiche, erano come una sorta di brainstorming spesso pieni di scontri, punti di rottura, inspirazioni reciproche e funzionali.
Questa rivoluzione avvenne in un punto cruciale nella carriera; Stan era sul punto di presentare le sue dimissioni in quanto stanco di scrivere storie per la Timely. Fu sua moglie Joan e fargli cambiare idea e tentare qualcosa di diverso, in quanto ormai non aveva più nulla da perdere: l’azzardo fu vincente.
Questo ci porta a pensare come da una fase di impasse, come quella provata da Stan in quel periodo in cui sentiva la pressione dei ritmi di lavoro spesso monotoni e le tematiche poco differenziate dalla concorrenza, si sia ribaltata favorendo al pubblico qualcosa di unico e fuori dal comune. La capacità di creare dei personaggi con poteri fantastici e allo stesso tempo sublimare i loro lati più oscuri è stato un punto di inizio che nel mondo supereroistico è stato eseguito un po’ da tutto. Stan Lee non ha fatto altro che spostare l’asticella più in avanti in un territorio ancora inesplorato.
Hulk, ad esempio, affonda le sue radici nella storia ebraica con la figura mitologica del golem, per sottolineare le origini semite di Stan ed è considerato come l’antieroe per eccellenza. Bruce Banner subisce le radiazioni di raggi gamma in laboratoro e perde il controllo di sé ogni qual volta è in preda all’ira. Questa incapacità nel gestire la sua rabbia proviene da abusi violenti e reiterati subiti per mano del padre sin dalla sua tenerà età.
Un caso diverso ma sempre “anomalo” fino ad allora sta nella figura di Spider-Man, un ragazzino apparentemente sfigato, a cui gli va tutto male, che accoglie i suoi poteri che non vanno a risolvere la sua insicurezza, bensì vanno quasi ad ampliarla. Usare i suoi poteri per salvare il mondo sono un azione nobile in cui Peter Parker crede, ma allo stesso tempo sono d’ostacolo per la sua vita quotidiana di adolescente, perché avere una seconda vita significa rinunciare ad un’appuntamento con la sua ragazza, oppure mancare nel momento in cui sua zia sta male e ha bisogno di lui. E la storia del nostro amato uomo ragno è un perenne oscillare tra questi due poli diversi del continuum della sua vita, un po’ come è capace di oscillare tra i grattacieli di Manhattan con le sue ragnatele.
Inoltre, l’altro valore aggiunto che si da a Spider-Man sta nel fatto che è il primo protagonista dei fumetti adolescente che si distacca dall’adolescente supereroe rilegato al ruolo di spalla e comprimario, come fu Robin per il ben affermato Batman.
Oltre questo grandissimo contributo, Stan Lee, è diventato famoso grazie alla sua travolgente simpatia e personalità fuori dal comune, inoltre negli ultimi anni ha acquistato popolarità grazie ai cameo divertenti disseminati in tutti i film del MCU. Abbandonando, inoltre, il ruolo di creativo a favore di posizioni più manageriali all’interno della Marvel, iniziò a partecipare a dibattiti, convegni sul mondo dei fumetti e frequenti apparizioni all’interno di show televisivi in cui descrive il processo creativo che lo ha portato a creare dei supereroi visti come punti di riferimento.
Gli ultimi cameo sono quelli in Endgame e in Captain Marvel, usciti nelle sale dopo la sua scomparsa.
Nonostante fosse passato un anno dalla sua morte, Stan Lee continua ad essere elogiato e ricordato per il suo lavoro. La sua eredità viene portata avanti da Alliances: Un gioco di luce, libro per ragazzi edito da Salani e in vendita dal 4 Novembre, in cui collabora con Luke Lieberman, Ryan Silbert e alla scrittura Kat Rosenfeld.
Per i videogiocatori sarà possibile ammirare ancora la creatività di Stan nella trama da lui curata in Marvel’s Avengers, muovo gioco di Crystal Dynamics.
Uscità sulle console principali e su PC nel 2020.
La creatività di Stan Lee ci regala storie sempre belle ed indimenticabili, oltre che a farci strappare un sorriso, ancora una volta. Grazie Stan, Excelsior!
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