Coronavirus, il principe Carlo e la situazione inglese

principe Carlo, fonte youtube.com

Non è più in quarantena il principe Carlo D’Inghilterra che, dopo essere risultato positivo al coronavirus, era stato in isolamento per 7 giorni presso la sua residenza di Birkhall in Scozia. In una nota di Clarencehouse, la sua residenza ufficiale londinese, si legge che il principe non è più in “auotisolamento” ma risulta guarito dalla malattia, dopo aver manifestato alcuni lievi sintomi con qualche critica. Chi è nella situazione del principe Carlo , secondo alcuni, non verrebbe sottoposto al tampone in Inghilterra ma per l’erede al trono sarebbe stata fatta un’eccezione.

La quarantena inglese per il coronavirus e il principe Carlo

Il principe Carlo ha trascorso i 7 giorni di isolamento previsti dalla legge inglese per chi risulta positivo al tampone. 14 invece sono i giorni previsti di quarantena per chi vive con un malato di coronavirus. In Inghilterra inoltre è stato attivato un lock down simile all’Italia con l’aumento dei ricoveri ospedalieri che sarebbe in calo. A rivelare la cosa Neil Ferguson, lo scienziato autore dello studio dell’Imperial College che ha convinto il governo inglese ad adottare misure restrittive simili a quelle italiane. La situazione inglese al momento è di 20mila contagi e 1300 morti ma si attende ancora il picco. Un esperto del governo inglese ha inoltre fatto sapere che le restrizioni imposte dal governo potrebbero durare da tre a sei mesi.

Il possibile contagio del principe Carlo

I contagi eccellenti


Tra i contagiati eccellenti inglesi, oltre al premier Boris Johnson, spicca anche Dominic Cummings, lo stratega della Brexit e il numero uno dei consiglieri del primo ministro. Cummings si trova ora in isolamento manifestando alcuni sintomi del coronavirus come febbre e tosse. In autoisolamento ed in comunicazione con l’esterno solo con telefono e video anche il ministro della Sanità inglese Matt Hancock. Lo stesso Johnson inoltre ha inviato dall’isolamento una lettera ad ogni cittadino inglese, affermando che “le cose dovranno peggiorare, prima di migliorare”.