Project Zero Mask of the Lunar Eclipse recensione: un horror rinnovato

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Di Angelo Roberto Di Mauro

Dopo un decennio con l’assenza del brand, Fatal Frame/Project Zero di Koei Tecmo games è tornato sulla scena videoludica. Il publisher nipponico ha rilasciato il quarto episodio della saga horror il 9 marzo, e noi di Metronerd l’abbiamo provato per voi. Cosa ci aspetta di nuovo in questo capitolo??

Un vecchio episodio di Project Zero riportato in auge

Conosciuta in Giappone come Zero: Tsukihami no kamen, l’edizione originale di Mask of the Lunar Eclipse, uscita nel 2008 per Nintendo Wii non è mai arrivata in Occidente, motivo per cui la remastered permetterà ai fan della saga di provare per la prima volta il quarto episodio del franchise di Fatal Frame/Project Zero. Fatal Frame: che nome fantastico per un survival horror in cui si affrontano spiriti maledetti utilizzando una macchina fotografica d’epoca che, come nelle più tradizionali storie di fantasmi, è in grado non solo di imprimere su pellicola l’aspetto degli ectoplasmi, ma in questo caso anche di assorbire la loro energia, infliggendogli danni a ogni scatto fino a disperderli. Assurdo che sia stato cambiato in “Project Zero” in Europa a causa – si dice – di un banale errore di traduzione.

Rispolveriamo la storia di Project Zero

La storia di Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse ruota attorno a cinque ragazze che condividono un’esperienza traumatica: quando erano ancora delle bambine, sono state rapite da un uomo e condotte in una caverna, sull’isola di Rogetsu, affinché prendessero parte a un misterioso rituale. In quell’occasione un poliziotto le ha tratte in salvo, ma alcuni anni dopo il dramma riemerge e due di loro vengono ritrovate morte, apparentemente per un suicidio.La trama segue le vicende di Ruka Minazuki, Misaki Aso, due giovani ragazze in cerca delle loro memorie, e dell’investigatore privato Choshiro Kirishima. Tutti e tre i protagonisti si trovano nella Rogetsu Infirmary, una clinica collocata nella Rogetsu Island in cui in passato sono stati ospitati dei pazienti con una patologia molto rara: la Moonlight Syndrome, una malattia che porta i soggetti a perdere sé stessi, con un conseguente sfiguramento anomalo del volto.

La Camera Obscura

Ruka e Misaki devono affrontare dei pericoli inimmaginabili servendosi dell’iconica “arma” della serie Project Zero: la Camera Obscura, fotocamera in grado di immortalare ed esorcizzare ogni tipo di fantasma, offrendo protezione a chi la utilizza. Choshiro invece utilizzerà la Spirit Stone Flashlight, una torcia elettrica con le stesse funzioni della Camera Obscura.

Entrambe le “armi” sono molto semplici da usare e compatibili con le funzioni di Nintendo Switch: muovendo i Joy-Con, o l’intera console in modalità portatile, è possibile controllare la visuale durante le lotte, ma usare la levetta analogica destra è molto più semplice e funzionale, visto che i movimenti diventano spesso troppo improvvisi quando si utilizzano le meccaniche della piattaforma ibrida.

Project Zero: visioni spettrali

La cura del design dei personaggi, dal punto di vista della qualità grafica, in Project Zero: Mask of the Lunar Eclipse è eccezionale. Le ambientazioni vanno un po’ in contrasto con i fantasmi e i tre protagonisti vengono raffigurati in modo molto realistico.

Queste, infatti, non presentano una buona qualità visto che le mura dell’ospedale sono piuttosto brutte da vedere e rese male sulle console di ultima generazione, mostrando vari pixel.

Ma i luoghi visitabili sono certamente terrorizzanti, abbinati perfettamente con la quasi totale mancanza di una colonna sonora. Ad accompagnare la storia è spesso il silenzio, o i sospiri degli spiriti in sottofondo, che danno un’aria tetra a ogni stanza o corridoio del gioco.

Il gameplay di Project Zero 4

Se storia, personaggi (per quanto stereotipati e vestiti in maniera improbabile), direzione e atmosfere hanno retto molto bene il peso degli anni. Sul piano del gameplay l’esperienza offerta da Project Zero 4 risulta purtroppo datata e legnosa, con un sistema di movimento che in confronto i carri armati sembrano delle agili ballerine. Esplorare edifici risulterà un’esperienza lenta e macchinosa, che anche armandosi di pazienza, ci riporterà a quando i gameplay dei giochi erano meno fluidi e frenetici.

Strutturalmente c’è poco da dire: sistema di progressione quanto più tradizionale che ci sia nell’ambito di un survival horror. Porte chiuse, trova la chiave, apri la porta, combatti il fantasma.

Texture stile molto horror

Si è parlato molto della differenza tra remake e remastered, e di come nel secondo caso gli sviluppatori si sforzino ad adeguare risoluzione e frame rate agli standard odierni.

Tralasciando che comunque non ci aspettiamo da un’edizione del genere un’edizione totalmente rinnovata, Project Zero rispetta gli standard di una remastered con una grafica che non migliora e risulta veramente datata.

Per non parlare del prezzo: nonostante le migliorie e l’apprezzamento di aver portato un titolo nell’occidente dopo ben 15 anni, non ci sembra la strategia migliore rivenderla a €49.99. Anche perché su steam aggiungendo 10 euro, si può acquistare il remake di Resident Evil 4, e parliamo di due titoli totalmente diversi dal valore produttivo.

In Conclusione: Project Zero ne vale davvero la pena?

Project Zero: Mask of the Lunar eclipse è un titolo che nonostante i suoi anni, ha mantenuto le stesse vibe horror che manteneva l’originale. Bisogna armarsi di molta pazienza soprattutto se abituai alla frenesia dei giochi odierni. Tutto sommato l’atmosfera riesce ad evocare un’ambientazione tetra e buia.

PROJECT ZERO: MASK OF THE LUNAR ECLIPSE|PROVATO SU SWITCH

  • Grande atmosfera tetra
  • Storia disturbante e intrigante
  • Ancora funziona per essere un titolo remastered del 2008
  • Datato in termini di gameplay, struttura e grafica
  • Controlli macchinosi
  • Potrebbe non essere abbastanza “movimentato” per i giocatori odierni
  • Il prezzo è veramente fuori dal mondo dei viventi

VOTO: 6.5

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Angelo Roberto Di Mauro