Nella notte Vladimir Putin ha siglato i decreti che riconoscono “l’indipendenza” di Kherson e Zaporizhzhia sulla scia di quelli siglati lo scorso febbraio che riconoscevano le Repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Alle 15 di oggi, le 14 in Italia, insieme ai capi delle amministrazioni filorusse di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, ha firmato gli accordi per l’adesione alla Federazione Russa delle quattro regioni.
Dopo la firma dei Trattati, Putin li invierà per la valutazione alla Corte Costituzionale, dopodiché li sottoporrà per la ratifica all’Assemblea Federale e contestualmente presenterà alla Duma un disegno di legge costituzionale sull’adesione di nuovi soggetti alla Federazione Russa. La Duma, la Camera bassa del Parlamento russo, ratificherà i trattati il 3 ottobre, mentre il Consiglio della Federazione, la Camera alta, il 4 ottobre. L’intera procedura richiederà 12 giorni dall’inizio dei “referendum”, ha notato Kommersant.
Il referendum è stato ritenuto illegale dall’Ucraina e dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale e le modalità con cui si è svolto mostrano chiaramente come il voto sia stato una farsa, e non abbia rispettato in alcun modo gli standard minimi di un processo elettorale valido.
I quesiti referendari variavano in base alla regione: a Donetsk e Luhansk, le repubbliche autoproclamate che la Russia già considera indipendenti, veniva chiesto se si «sostiene l’accesso della propria repubblica alla Russia come un’entità federale», mentre nelle altre due regioni veniva chiesto se si «sostiene la secessione dall’Ucraina, la creazione di uno stato indipendente e il successivo accesso nella Russia come un’entità federale». Nella serata di giovedì, Putin ha poi firmato un decreto per riconoscere l’indipendenza delle regioni di Zaporizhzhia e Kherson, passo propedeutico all’annessione definitiva.
“Il popolo ha fatto la sua scelta, una scelta netta. Non c’è niente di più forte della volontà di milioni di persone”, ha detto Putin, aprendo al Cremlino la cerimonia di firma dei trattati. Poi ha chiesto un minuto di silenzio per quelli che ha definito gli “eroi” che combattono in Ucraina e per le “vittime delle azioni terroristiche di Kiev”: “gli abitanti del Donbass vittime di attacchi da parte del regime di Kiev” e tutti i filorussi d’Ucraina che hanno combattuto “per la loro nazione”
Il capo del Cremlino ha poi puntato il dito contro l’Occidente, che sta “portando avanti una guerra ibrida contro la Russia” e che “non vuole che la Russia sia libera, la vuole ridurre a una sua colonia”. Quello dell’Occidente – ha aggiunto – “è un delirio, un inganno vero e proprio, con doppi e tripli standard. Con tutte queste regole false la Russia non ha intenzione di vivere”. Putin ha definito “sporche bugie” le “promesse dell’Occidente di non espandere la Nato a Est” e ha parlato di “russofobia dell’Occidente”
Putin ha accusato gli “anglosassoni” di aver sabotato il gasdotto Nord Stream, che dalla Russia porta il gas in Europa e dove negli scorsi giorni sono state riscontrate fuoriuscite di gas per alcune esplosioni. Ha poi parlato delle speculazioni per cui Mosca sarebbe pronta a usare il nucleare, dicendo che “gli Usa sono stati il solo Paese al mondo ad aver usato le armi nucleari due volte ed hanno creato un precedente”. L’Europa va invece verso la “deindustrializzazione”, seguendo gli Usa che le stanno facendo “abbandonare le forniture di idrocarburi dalla Russia”
L’annessione delle quattro regioni ucraine era stata vista come necessaria dalla Russia dopo l’annuncio da parte del regime della «mobilitazione parziale» di 300 mila riservisti: dichiarando che le regioni occupate ucraine sono territorio russo, il regime di Vladimir Putin può dare una giustificazione legale all’invio dei coscritti in Ucraina e far passare una guerra di aggressione come un’operazione di difesa dei territori appena annessi.
Putin inoltre sta cercando di rendere credibili le non tanto velate minacce di ritorsione nucleare fatte da lui e da altri esponenti del suo regime nelle ultime settimane: anche in questo caso, l’idea è di presentare qualsiasi attacco alle regioni ucraine occupate come un attacco al territorio russo, che potrebbe provocare gravi conseguenze. «Proteggeremo la nostra terra usando tutte le nostre forze e faremo di tutto per assicurare la sicurezza del popolo», ha detto Putin venerdì.
In realtà, almeno per ora, non è nemmeno del tutto chiaro quali siano i confini delle nuove regioni annesse: la Russia occupa quasi per intero Luhansk a nord e Kherson a sud – anche se entrambe sono oggetto di due controffensive ucraine che stanno liberando territori – ma occupa appena la metà delle altre due regioni, Donetsk e Zaporizhzhia. Il governo russo, tuttavia, non ha ancora chiarito se ritiene come proprie solo le parti già occupate, oppure le regioni nel loro intero, comprese le parti sotto il controllo ucraino.