Quando essere gay comporta la pena di morte: la comunità LGBTQI+ in Iran

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Di Francesca De Fabrizio

La comunità LGBTQI+ in Iran ha vita breve. Persecuzioni, violenze e incarceramento illegale sono all’ordine del giorno. Ce lo racconta l’attivista Hirad Sokhangou, membro della comunità LGBTQI+ che ha lasciato Teheran per insegnare management alla facoltà di economia aziendale della ‘Ca Foscari di Venezia

La comunità LGBTQI+ in Iran raccontata dall’attivista Hirad Sokhangou

Photocredit: osservatoriodiritti.it

La situazione della comunità LGBTQI+ in Iran è grave, lo stato di Khamenei condanna duramente chiunque abbia un orientamento sessuale non conforme alla regola. Dopo la rivoluzione del 1979 è stato ripristinato il codice penale del 1914 e con esso anche il reato dell’omosessualità, punito in alcuni casi anche con la morte. Ce ne parla Hirad Sokhangou, membro della comunità LGBTQI+ “Per la comunità Lgbtqi+ vivere oggi in Iran è una tragedia. I nostri compagni vengono arrestati. Zahra Sedighi-Hamadani e Elham Choubdar, due attiviste del movimento, stanno attendendo l’esecuzione della pena capitale “per corruzione sulla terra a Urmia”.

Ma le due attiviste non sono state le uniche ad essere perseguitate. Anche gli studenti che manifestano contro il regime vengono prelevati dalle classi e condotti in carceri illegali con mezzi senza targa. Proprio la scorsa domenica gli studenti del Politecnico Sharif di Teheran sono stati deportati dopo essere stati attaccati con armi da fuoco e gas lacrimogeni dalle Guardie Rivoluzionarie e dalla polizia. Shirin Kiasoroush conferma che nessuno sa dove siano stati portati “le loro famiglie li stanno cercando in tutte le carceri del Paese, ma quasi sicuramente si trovano in centri di detenzione illegali”.

Shirin ha 34 anni e un dottorato di ricerca in Psicologia all’Università di Padova “Sono arrivata in Italia sei anni fa per studio e oggi sono contenta di questa scelta perché qua, a differenza dell’Iran, sono libera di scegliere”. Chiede giustizia per le innumerevoli morti islamiche e una presa di posizione anche da parte dell’Italia “Chiedo che le autorità italiane prendano posizione contro il regime e che gli ambasciatori vengano riconvocati in patria. Deve essere chiaro a tutti che quello di Khamenei è uno Stato terrorista”.

La situazione in Iran è a dir poco allarmante. Diana Eltahawy, la vice direttrice di Amnesty International per il Medio Oriente e il Nord Africa, lo conferma “Nei primi 6 mesi del 2022 le autorità iraniane hanno eseguito almeno una condanna a morte al giorno. Lo Stato sta portando avanti uccisioni di massa nel Paese in un orrendo attacco al diritto alla vita”.

Francesca De Fabrizio

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