Siamo in piena emergenza climatica e le lancette corrono. Letteralmente. Nel 2020 è stato installato il primo Orologio Climatico a New York, seguita l’anno successivo, da Seul, Berlino e Glasgow. Lo scorso anno a seguire l’esempio newyorkese è stata anche l’Italia con l’installazione del Climate Clock a Roma. Si tratta di un conto alla rovescia che segna quanti anni, giorni, ore, minuti e secondi ci restano per salvare il pianeta su cui abitiamo. Attualmente, i monitor sparsi per il mondo ci dicono che mancano 6 anni e 333 giorni prima di arrivare al punto di non ritorno e raggiungere la catastrofe climatica.

Salvare il pianeta – Photo Credits Energy Cue

Per salvare il pianeta dobbiamo puntare sulle rinnovabili

L’eolico e il solare, le fonti di energia in più rapida crescita, hanno raggiunto una percentuale record pari al 10%, nel 2021. Le fonti rinnovabili rappresentano così il 38% dell’energia globale, superando del 2% il carbone che fornisce il 36% di energia globale. Secondo l’ultimo Global Electricity Review, per mantenersi su un percorso che non superi l’1,5 gradi indicati dagli Accordi di Parigi, l’eolico e il solare dovrebbero sostenere tassi di crescita pari al 20% l’anno fino al 2030, la stessa media nell’ultimo decennio. Il rapporto sostiene che ciò sia teoricamente possibile, in quanto l’eolico e il solare attualmente sono le fonti rinnovabili a minor costo sul mercato.

Ma la domanda di energia continua a crescere: nel 2021 ha visto l’aumento record del 5,4%, che corrisponde ad aggiungere un’altra India al Pianeta. Nonostante il positivo aumento della presenza delle due rinnovabili, solo il 29% dell’aumento globale della domanda di elettricità nel 2021 è stato soddisfatto da eolico e solare. Ad essere stato preponderante è il carbone, che ha contribuito a soddisfare il 59% della richiesta di elettricità. Se vogliamo evitare che il conto alla rovescia si fermi, è necessario che i paesi investano sulle rinnovabili, applicando una reale transizione energetica e lasciandosi alle spalle i vecchi modelli insostenibili.

Martina Cordella