Quell’ultimo biglietto di Dalida prima di suicidarsi, come i suicidi di Tenco e dei suoi ex

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Di Redazione Metropolitan

Nonostante la bellezza, il successo, l’amore di moltissimi uomini e l’ammirazione di tantissimi fans, per la bella Iolanda Cristina Gigliotti, vero nome della cantante Dalida, fu sempre estremamente difficile trovare la pace e la serenità interiore. La sua vita fu funestata da lutti che la segnarono profondamente, e da un destino terribile comune a diversi degli uomini da lei amati, forse i più importanti.

Ciao amore, ciao amore ciao.
Andare via lontano
a cercare un altro mondo
dire addio al cortile,
andarsene sognando”.

Questa canzone, interpretata nel 1967 a Sanremo, sembra essere il fil rouge che lega indissolubilmente Luigi Tenco e Dalida. Entrambi la cantarono in quell’edizione della kermesse musicale, entrambi decisero di porre fine alle proprie vite, seppure a molti anni (venti) di distanza. Il cantautore piemontese si suicidò proprio “a causa” di quella canzone, eliminata da Sanremo, sparandosi un colpo alla testa nella camera dell’albergo ligure che lo ospitava durante la manifestazione. A trovarlo, tra i primi, proprio Dalida, che molti sostenevano essere anche la compagna di Tenco, la quale si tolse invece la vita nella notte fra il 2 e il 3 maggio del 1987.

L’incontro con il direttore artistico di Europe1 Lucien Morisse sarà fondamentale per lei: in lui troverà il mentore che la guiderà aprendole la strada nel mondo della musica, e anche l’amore. Nel 1957 Dalida registra il primo album, Son nom est Dalida, e il singolo Bambino diventa disco d’oro, mentre nel ’61 si unisce in matrimonio con Morisse.

Sarà solo la prima di una delle diverse relazioni tormentate della cantante, che prima scappa con Jean Sobieski, conosciuto a Cannes, poi ha una storia passionale con Alain Delon, infine – dopo aver ufficialmente divorziato da Morisse, con cui mantiene ottimi rapporti – ha una relazione di tre anni con Christian de la Mazière, giornalista e impresario.

È nel 1966, tramite la casa discografica RCA, che conosce Tenco, il cantautore dall’animo cupo e dallo sguardo sofferente, ma magnetico. I giornali si scatenano, parlano di una love story fra i due, ma la madre dell’artista, Teresa Zoccola, smentisce più volte queste voci: “Mio figlio e Dalida erano buoni amici. Nient’altro – ha detto in una dichiarazione riportata anche in un articolo di Fan Page – Luigi non si è ucciso per amor suo. Fra loro, creda, non c’erano amori segreti o impossibili. Queste sono tutte storie inventate, ignobili speculazioni che vengono fatte con il nome del mio ragazzo“.

Quali che fossero i loro rapporti, di certo la morte di Tenco ha un impatto profondo sulla psiche di Dalida; lei si appassiona allo yoga, alla psicanalisi di Freud, viaggia in India alla ricerca di un equilibrio che fatica a trovare. Nel 1970, però, subisce un’altra batosta, quando riceve la notizia del suicidio dell’ex marito Lucien Morisse.

Stesso identico destino di Richard Chanfray, uno dei compagni più importanti per Dalida, morto anch’egli suicida nel 1981, due anni dopo la loro rottura. La cantante, nonostante il successo continui a baciarla professionalmente, è oscurata dalla depressione, da un malessere interiore, da una psiche labile e dai tormenti di una donna che non riesce a trovare stabilità e serenità. Così, si giunge al triste epilogo: dopo aver tentato il suicidio per due volte nei vent’anni precedenti, la sera del 2 maggio 1987 Dalida si riempie di barbiturici, ma prima lascia un biglietto:

Perdonatemi, la vita mi è insopportabile.

Così, ha scelto di seguire Lucien, Luigi e Richard.