Domenica pomeriggio. La primavera è ufficialmente arrivata da 4 giorni. Bologna è stupenda. Esco di casa. Prendo il 14. Scendo in Irnerio. Ecco il civico 41. Citofono Dopa Hostel. Mi danno il tiro. Già si avverte la magia.
L’aria che si respira è quella di Casa. Quella che ti accoglie. Dopa Hostel è la casa in cui tutti vorremmo abitare, incontrare persone, aprire dibattiti, farci un’opinione, cambiarla, parlare altre lingue, ridere, bere birra, organizzare concerti, ascoltare buona musica.
Questo è quello che mi ha accolto. Questo è Sofa Concert.
Inizia tutto tra una chiacchera e l’altra; l’atmosfera è quella di un incontro tra vecchi amici. C’è chi si piazza sui divani, chi approfitta dei cuscini posati sul parquet, chi resta in piedi. Il salotto è affollato e sempre più accogliente.
Con le ragazze di Indie Pride si parla apertamente dell’importanza di mandare un messaggio attraverso la musica, che non sempre necessita di essere esplicito o estremo. Si parla dell’importanza di raccontare attraverso una canzone la realtà dell’amore libero e fiero di essere tale, di dare spazio alla meraviglia della diversità, di lottare contro omotransfobia, bullismo, sessismo. Indie Pride ha creato per questo una “Carta D’Intenti” per perorare la propria causa che viene sottoscritta e firmata da chiunque voglia farlo, mettendosi un bel rossetto e stampando un bacio, simbolo universale di amore.
Alla fine del talk, al centro della stanza si sistema Suvari aka Luca De Santis, per l’occasione in trio, accompagnato dal controller, un piccolo pad da batteria e il bassista della band ai cori. Nonostante la situazione intima, quello che traspare chiaramente è la carica di un gruppo affiatato, che ama profondamente ciò che fa e che ha saputo rendere il salotto un palcoscenico. Si parte con “Altrove”, singolo che anticipa l’EP “Di Cosa hai Paura?” in uscita il 16 aprile, per poi tornare al primo album di Suvari “Prove per un incendio” con un brano a cui Luca vuole particolarmente bene “Per quel che vale”. Se l’inizio del concerto aveva visto persone sedute, il ritmo pop-elettronico finisce per mettere tutti in piedi a ballare al centro della stanza.
E’ la volta di ascoltare Maru aka Maria Barucco. Accompagnata esclusivamente dall’ukulele, che alterna alla chitarra, la sua voce è un vortice di emozioni che al posto di colpire accarezza. Ipnotizza e culla. E’ ruggente dolcezza. E’ saper giocare con l’ironia e la rabbia come in “Ventiquattromarzo”, è struggersi per un amore sbagliato fatto di calci e pugni come in “Lunedì è Martina” tratta dal nuovo album “Zero Glitter”. A rendere l’atmosfera ancora più sognante è una ragazza che per sbaglio, si appoggia all’interruttore della luce, con un tempismo che sembra quasi programmato. Nella penombra si assaporano meglio le canzoni e il gran finale di Maru, “Senzaemme”, un brano che non aveva mai suonato dal vivo al quale si è approcciata senza nessuna amplificazione, seduta a gambe incrociate.
Apoteosi della genuinità.
Questo è quello che mi ha accolto. Questo è Sofa Concert.
I sofa concert ricominceranno a breve, restate aggiornati su Futura 1993!
Arianna Romani