“Rain Man”, l’Oscar e le controversie sull’autismo

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Di Stefano Delle Cave

Benvenuti nell’universo cinematografico di Movie Award. Andremo a Los Angeles alla scoperta di un film che ha vinto l’Oscar nella categoria miglior film. Parleremo di autismo, di prima esperienza hollywoodiana e del rapporto difficile tra due fratelli. Abbiamo dedicato la puntata di oggi a “Rain Man” di Barry Levinson

“Guardando indietro, Rain Man non è mai stata una storia sull’autismo. Era la storia di due fratelli separati, del loro viaggio e poi della loro fragile redenzione”

Queste le parole del premio Oscar e sceneggiatore di “Rain Man” Barry Morrow che ci fanno comprendere quanto l’autismo fosse un argomento abbastanza sconosciuto per il cinema hollywoodiano negli anni 80′. Eppure questo piccolo cult è riuscito così bene a raccontare il mondo dell’autismo da diventare il primo grande esempio in materia seguito da altri film e serie tv come il recente “The Good Doctor”. Il tutto grazie alla straordinaria interpretazione di Dustin Hoffman che da giovane aveva lavorato per uno ospedale psichiatrico e che ha fatto una sere di minuziose ricerche studiando individui affetti dalla sindrome di Asperger e Savant per rendere credibile Raymond, il suo personaggio autistico.

“Rain Man” e la regia di Barry Levinson

Il trailer di Rain Man, fonte Home Cinema Trailer

Con “Rain Man” Barry Levinson che, aveva già conquistato il pubblico con la sua versione drammatica e al tempo stesso irriverente della guerra in Vietnam con il cult “Good morning, Vietnam!”, vince una nuova sfida. Lo fa con un budget di soli 25 milioni di dollari ed una regia letteralmente incentrata sul seguire e cogliere tutte le difficoltà comunicative ed emotive incontrate da Raymond alla scoperta del mondo fuori dall‘istituto in cui ha trascorso gran parte della sua vita. Il suo viaggio è la metafora del rapporto difficile tra due fratelli che diventerà un legame indissolubile in cui ognuno scopre l’altro di cui ignorava l’esistenza cambiandolo per sempre.

Le controversie sull’autismo

Nel 1989 “Rain Man” divenne il film dell’anno trionfando oltre che agli Oscar, anche ai Golden Globe e a Berlino dove Barry Levinson vinse l’Orso d’oro. La storia di Raymond conquistò letteralmente il pubblico con 350 milioni di dollari grazie ad un mix perfetto tra dramma e commedia ma non mancarono però alcune critiche. Per alcuni critici questo film infatti era solo un occasione per fare incassi e non per parlare sinceramente dell’autismo. Non mancarono poi accuse per il fatto di non aver utilizzato un attore veramente autistico per il ruolo di Raymond. Infine questo film ha diviso la psichiatri e comunità degli autistici tra chi lo considera una rivoluzione che ha cambiato il modo di porsi verso le persone affette da questa malattia e chi invece una pellicola che ha solo creato inutili stereotipi danneggiando il mondo degli autistici.

Stefano Delle Cave