Real Madrid campione d’Europa: fortunati, a chi? Spagnoli (ancora) sovrani

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Di Andrea Mari

Esistono le analisi, le chiacchiere, le cattiverie, le fake news e gli esteti del bel calcio. Alla fine dei giochi, tirando tutte le somme del caso dopo un’altra finalissima di Champions League, l’opinione pubblica deve (nuovamente) inchinarsi alla sola, unica, e prepotente realtà: il Real Madrid è campione d’Europa per la quattordicesima volta nella sua storia. Carlo Ancelotti torna sul luogo del delitto e (ri)porta la coppa dalle grandi orecchie nell’affollata bacheca del Santiago Bernabeu al termine di una fase ad eliminazione diretta di una difficoltà estrema. I Blancos sono riusciti a terminare il “gioco europeo” in modalità hard, grazie alla forza della rosa (non solo tecnica, ma mentale) tributando, anche, il giusto ringraziamento alla buona sorte. Matrimonio perfetto. Unione illuminata. Connubio da campioni. Nella coppia sopracitata, però, il fattore fortuna non è certamente l’elemento predominante del duo che si è giurato fedeltà nella Cattedrale dell’Almudena.

Real Madrid campione d’Europa, un cammino durissimo per giungere alla meta

Percorso non netto, ma estremamente positivo. Calciatori tecnici, organizzazione di gioco e mentalità di ferro capace di non vacillare nemmeno nei minuti più bui e complicati di una competizione che sembrava, alle volte, sfuggire di mano. Questo è il Real Madrid campione d’Europa. Questa è l’armata perfetta assemblata da Carlo Ancelotti, sovrano della Liga spagnola e Granduca della Champions League. I Blancos non hanno vinto tutte le battaglie di questo torneo, ma hanno avuto il merito di tenerle in vita con la massima determinazione in vista della guerra finale. Conflitto, poi, puntualmente vinto.

Il Real Madrid, dopo aver soggiogato abbastanza agevolmente il Gruppo D della Champions League, si è ritrovato di fronte un cammino accidentato di difficile risoluzione. Un viaggio nel deserto per arrivare nella cattedrale prescelta per celebrare il nuovo matrimonio con la coppa dalle grandi orecchie, la dama più bella del Vecchio Continente. Un percorso duro, debilitante e disseminato da trappole celate sotto alla sabbia. I madridisti si sono fatti strada a spallate eliminando il potente Paris Saint-Germain, il Chelsea detentore della coppa ed il Manchester City del fenomeno Guardiola prima di sconfiggere il Liverpool del mago Klopp nella finalissima parigina. La perfetta chiusura del cerchio prima di entrare nella cattedrale: inizio e fine della fase ad eliminazione diretta in quel di Parigi.

Carlo Ancelotti fortunato? Anche, ma la vittoria non è soltanto merito della Dea Bendata

Certo, nelle gare contro le tre inglesi i Blancos hanno beneficiato (anche) di un pizzico di fortuna. È evidente e nessuno potrebbe dichiarare il contrario. Sì, contro i Blues, dopo la vittoria per 3-1 dello Stamford Bridge, il Real Madrid ha conquistato la qualificazione negli ultimi minuti di gioco dopo essere andato sotto 3-0 al Santiago Bernabeu. È vero, con il Manchester City, dopo un’andata meravigliosa, gli spagnoli hanno recuperato il passivo tra il novantesimo ed il novantunesimo regalandosi, poi, la gioia definitiva nei supplementari al termine di un match dominato, pressoché, dagli anglosassoni.

Giusto: nella finalissima è stato il Liverpool di Jurgen Klopp a creare più occasioni mostrando un gioco, certamente, più frizzante. Carlo Ancelotti possiede, però, uno dei portieri più decisivi del mondo e gli attacchi di Mohamed Salah e compagni si sono infranti sulla saracinesca belga. Il Real Madrid ha avuto un grande merito nell’ultimo atto: segnare sull’unica, vera, palla gol dell’incontro con quel campione di Vinicius Junior. Fortuna? E perché mai? Il mestiere dell’estremo difensore è quello di parare. Deve assicurarsi, da statuto del calcio, che gli avversari non riescano a depositare il pallone nella sua porta. L’attaccante deve, invece, realizzare i gol e non contare le occasioni fallite.

Dov’è la fortuna? È semplicemente questione di grandi interpreti che influenzano, attraverso le loro giocate, l’esito di una finale che, di suo, vive di episodi. E quegli istanti, disseminati in tutta la competizione, sono stati ghermiti dal Real Madrid. Dal predatore Alpha per antonomasia del torneo europeo più importante. Di certo non è un caso. Sicuramente non è (solo) fortuna. È un mix di situazioni che hanno riportato i Blancos sull’altare della cattedrale nel deserto al fianco della Champions League. Un matrimonio celebrato, al termine di un percorso complicatissimo, per la quattordicesima volta nella storia. Auguri.

ANDREA MARI

(Credit foto – pagina Facebook UEFA Champions League)