Festa di Roma: la recensione de The Irishman

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Di Redazione Metropolitan

The Irishman arriva alla Festa del Cinema. Ecco la nostra recensione del nuovo e attesissimo film di Martin Scorsese. Inoltre sarà al cinema e successivamente su Netflix.

The Irishman, il film più atteso dell’anno, arriva alla Festa del Cinema di Roma. La pellicola è l’adattamento cinematografico del libro L’irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa (I Heard You Paint Houses) scritto da Charles Brandt, basato sulla vita di Frank Sheeran.

Presente il regista e sceneggiatore Martin Scorsese che dichiara: “Con i miei vecchi amici un film sul tempo che passa”

Trama

Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci sono i protagonisti di The Irishman di Martin Scorsese, un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra, raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran – imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo. Il film racconta, nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, e ci accompagna in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato: i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Recensione

The Irishman è qualcosa di mastodontico e tecnicamente coraggioso. Un film spiazzante soprattutto nel raccontare la criminalità organizzata americana. Durante tutto il film alla base c’è il dolore, la sofferenza e il distacco. Non è concesso, neanche per un secondo, il perdono o il sollievo. Una regia quasi nostalgica sulla criminalità organizzata dell’America del dopoguerra raccontata attraverso gli occhi di un maestro che ha deciso di cambiare registro rispetto a tutti i film che ha fatto in precedenza.

Inoltre il film raffigura uno spaccato della società avida e fredda di fronte a tutto e a tutti. Le interpretazioni di Al Pacino e Pesci sono asciutte e insuperabili capaci di trasmettere tutte le tensioni, le paure e le debolezze di quei decenni. Un film che regala al mondo le ultime fatiche del regista americano. Non sarà facile dimenticarlo anzi molto probabilmente entrerà nella storia del cinema e sarà un lungometraggio iconico del maestro.