Recensione di scary stories to tell in the dark

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Di Redazione Metropolitan

Scary stories to tell in the dark arriva alla Festa del Cinema di Roma. Ecco la nostra recensione sul (non) film dell’horror.

Scary stories to tell in the dark è un film basato sull’omonima serie di libri per ragazzi scritta da Alvin Schwartz composta da tre volumi pubblicati tra il 1981 e il 1991. La pellicola, prodotta da Guillermo del Toro, viene distribuita da Notorious Pictures a partire dal 24 ottobre 2019.

Trama

Corre l’anno 1968 negli Stati Uniti, e il vento del cambiamento imperversa possente. Sembra lontana dai disordini dei grandi centri urbani la cittadina di Mill Valley, sulla quale, ormai da generazioni, incombe la lunga ombra della famiglia Bellows. È nella loro dimora, situata ai margini della città, che Sarah, una ragazza che cela terribili segreti, ha trasformato la sua travagliata esistenza in una serie di storie spaventose, scritte in un libro che ha travalicato i limiti del tempo. Storie che diventano fin troppo realistiche per un gruppo di giovani che, durante la notte di Halloween, andranno alla scoperta della terrificante casa di Sarah, chiamati a risolvere il mistero che avvolge alcune macabre morti avvenute nella loro cittadina.

Recensione

Il film, pur essendo tratto da libri che hanno terrorizzato l’America, non riesce ad entrare del tutto nella tipica storia dell’horror. Tranne alcune scene, la sceneggiatura si concentra soprattutto nei temi di contorno: l’odio, la guerra e le elezioni.

Vagamente questa pellicola ricorda Stranger Things, la serie prodotta da Netflix, però in versione più soft. Una regia che, in qualche modo, mette delle barriere all’immaginazione creando cosi delle scene prevedibili ma anche poco convincenti. Nonostante ciò l’interpretazione di Zoe Margaret Colletti nel ruolo di Stella è efficace e, a volte, sorprendente.

Scary story to tell in the dark non è altro che una semplice storia quasi sconclusionata adatta a minori di tredici anni.