“Zerolandia”, il folle mondo di Renato Zero

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Di Redazione Metropolitan

Cover del disco "Zerolandia" di Renato Zero, 1978 - photo credits: Wikipedia
Cover del disco “Zerolandia” di Renato Zero, 1978 – photo credits: Wikipedia

Con l’album Zerolandia (1978), Renato Zero conferma il suo talento e consolida il suo successo commerciale. Il quinto disco del cantautore romano contiene Triangolo, uno dei pezzi più popolari del suo immenso repertorio. Spaziando tra dance, rock e pop, Zerolandia sfida le convezioni del tempo parlando con ironia e sfrontatezza di sesso e promiscuità.

Nelle 11 tracce c’è spazio anche per l’amore verso il pubblico (La favola mia) e i problemi legati all’identità (Io uguale io, Chi sei). Zerolandia è il disco in cui si avverte già la maturità artistica di Renato Zero. In quell’anno vende 900 mila copie e raggiunge la terza posizione in classifica. Appena un anno dopo, con EroZero, per la prima volta Renato Zero arriva al primo posto nella hit parade degli album più venduti.

Renato Zero, servizio fotografico per Zerolandia, 1978 - photo credits: renatozero.com
Renato Zero, servizio fotografico per Zerolandia, 1978 – photo credits: renatozero.com

Zerolandia, la prima espressione di libertà e autonomia

Nel 1978 Renato Fiacchini, in arte Renato Zero, classe 1950, è già un discusso personaggio a livello nazionale. La fama si deve anche alla sua ambiguità riguardo la sfera sessuale e ai suoi look stravaganti che strizzano l’occhio alle contemporanee celebrità della musica straniera. Sono già uscite Il cielo e Mi vendo, tra le canzoni più note e amate dal pubblico, contenute nel fortunato Zerofobia (1977). Ma Renato non ha un rapporto facile con la sua casa discografica, la RCA Italiana, che fino a quel momento non ha creduto pienamente in lui.

Così, dopo Zerofobia, se ne svincola, creando una propria etichetta indipendente. Il nome che sceglie è Zerolandia. Lo stesso con cui intitola il primo album che pubblica sotto questa nuova etichetta nel 1978 e con cui chiamerà l’omonimo tour che segue l’uscita dell’album. Anticipato dal 45 giri Triangolo/Sesso o esse, Zero pubblica Zerolandia il 10 Ottobre del 1978. Il disco, come ricordato anche recentemente dallo stesso artista, segna la sua “prima espressione di libertà e di autonomia”.

https://www.youtube.com/watch?v=LY50q0PE32w&ab_channel=fritz51356
Videoclip ufficiale del singolo “Triangolo” di Renato Zero, 1978

Triangolo e gli altri brani “erotici”

Il singolo Triangolo, scritto da Renato Zero e Mario Vicari (autore inoltre delle musiche) è diventato un classico della musica italiana e ha segnato un’epoca. Il brano, ricco di frasi ambigue e doppi sensi, racconta di un incontro amoroso tra un uomo e una donna che inaspettatamente si trasforma nella possibilità di una relazione a tre. Triangolo resta in classifica per 13 settimane complessive. Ha molto in comune col precedente Mi vendo: la trasgressione nel testo, la coppia di autori e l’atmosfera da disco dance.

Ma se Mi vendo è più un manifesto all’insegna della provocazione, Triangolo appartiene invece a quella tipologia di brani del primo repertorio di Zero in cui si raccontano, in tono goliardico, situazioni scabrose o addirittura tragiche (in quest’ultimo caso, si ricorda l’irriverente Galeotto fu il canotto del 1981). Altri due brani altrettanto espliciti di Zerolandia, quasi al limite del pornografico per l’epoca, sono Sbattiamoci (Maledetta che sei/Quanta voglia di sbattermi che hai/Io non dico di no/Fra un minuto vedrai/Che pronto a sbatterti sarò) e Amaro Medley, con uno stile anni ’30 (E poi piano, piano/Lei mi esorcizza, mi pilota la mano).

Renato Zero, servizio fotografico per Zerolandia, 1978 - photo credits: renatozero.com
Renato Zero, servizio fotografico per Zerolandia, 1978 – photo credits: renatozero.com

L’uomo dietro la maschera

Il disco sorprende l’ambiente mainstream per la sua genuinità e continua ad incantare la schiera di fans di Renato, che da lì a poco sarebbero stati ribattezzati “sorcini”. Con Zerolandia l’artista diventa un punto di riferimento all’interno del panorama cantautoriale italiano. Accanto ai brani più leggeri e ballabili, troviamo anche toccanti pezzi autobiografici come La favola mia, divenuto di culto. La canzone parla della possibilità che maschere e costumi offrono all’artista di vivere un sogno ogni volta che si apre il sipario. E anche della magia che si riflette sul pubblico, facendolo tornare bambino: E mi vesto di sogno per darti se vuoi / L’illusione di un bimbo che gioca agli eroi.

Il cantante ricorda che le maschere che indossa nei suoi spettacoli sono più vere di quelle che si è costretti a portare nella collettività sociale. E puntualizza: Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai / Con le gioie, le amarezze ed i problemi suoi / E mi trucco perché la vita mia / Non mi riconosca e vada via. Parole che arrivano dritte al cuore di chi le ascolta e che ben rappresentano quella che è stata e continua ad essere la vita artistica di Renato Zero.

Renato Zero esegue La favola mia nel live “Sei Zero”, 2010

Zerolandia dimentica il mondo e la sua follia

Raggiunta ormai la consacrazione ufficiale, nell’estate del 1978, Renato Zero dà inizio al suo Zerolandia Tour, quarta tournée per promuovere l’omonimo album. Da ricordare gli spettacoli stracolmi nel periodo natalizio a Roma al Teatro Tendastrisce e il compleanno a Bussoladomani. Nel 1979 la macchina promozionale diventa ancora più ambiziosa: Renato affitta un Teatro Tenda dal Circo Orfei, che chiama ancora Zerolandia, ed esegue un lunghissimo tour che diventa quasi un musical.

Con costumi e canzoni nuove (a quelle di Zerolandia si aggiungono i brani di EroZero), si circonda di vari personaggi di contorno, attori e ballerini. Lo stesso Renato disegna inoltre la scenografia. Anche se quel tendone itinerante è costretto a chiudere tra le polemiche nel 1984 (ufficialmente per “ragioni di sicurezza”), la magia, la spensieratezza e le emozioni restituite dai brani di Zerolandia non hanno smesso nel tempo di fare sognare il suo pubblico.

A cura di Valeria Salamone

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