Moriva il 15 Agosto del 1967 Renè Magritte. Il pittore belga racchiude in sé una dicotomia grazie alla quale viene ricordato, e come uomo, e come artista. Tranquillo, ordinario, sposato con la stessa donna per tutta la vita, è definito il sabotatore tranquillo, per quella capacità, espressa nelle sue opere, di trasformare la realtà in sogno, dubbio, mistero. È considerato, infatti, uno dei massimi esponenti del surrealismo. I suoi quadri ci accompagnano ovunque: copertine di libri, giornali, pubblicità. Magritte è sempre presente, in quella realtà che ci ha insegnato a guardare con occhi diversi; in quella visione fra realtà e immaginazione, fra sogno e veglia, fra verità e mistero.
La formazione e gli esordi
Renè Magritte nasce a Lessines in Belgio nel 1898, ma volendo il padre avviare un’attività commerciale, ben presto si trasferisce a Chatelet. La sua adolescenza prima, e le sue opere poi, sono segnate dal grande dolore che gli procurò il suicidio della madre. Si dice che venne ritrovata nel fiume Sambre con la testa avvolta nella sua camicia da notte. E la testa velata di bianco, caratterizza alcune delle sue opere più famose, rappresentate e divulgate, prima fra queste : Gli amanti.
Frequenta il liceo classico dove incontra quella che sarà sua moglie, e subito dopo l’accademia di belle arti a Bruxelles dove si interessa a movimenti d’avanguardia come il cubismo e il futurismo. Queste due correnti influenzeranno le sue prime opere, esposte per la prima volta senza grande successo nel 1920. A dargli da vivere e di che mantenere la famiglia sarà il lavoro di grafico; da ottimo illustratore disegna copertine di libri e dischi, manifesti pubblicitari, ma soprattutto carta da parati e tappezzeria.
La scoperta di De Chirico e l’adesione al surrealismo
Dopo aver visto su una rivista “canto d’amore” il celebre quadro di De Chirico raffigurante il calco classico della testa di Apollo appeso alla parete esterna di un edificio, con accanto un guanto di lattice, niente nella sua concezione artistica sarà più come prima. Magritte decide che la realtà va indagata senza fermarsi al primo sguardo, andando cioè oltre le apparenze. Orienterà così la sua opera verso atmosfere sospese, associazioni stranianti, oggetti fuori dal tempo, che conducono ad una dimensione che sfugge ai canoni dell’esperienza sensibile. Nasce così la sua prima opera surrealista: Il fantino perduto, che sarà l’opera di punta della sua prima personale nel 1927, dopo l’esperienza parigina e l’amicizia con Breton.
La poetica e il successo
Magritte raggiungerà il pieno successo solo negli 60 poco prima della sua morte. La sua consacrazione avverrà infatti nel 1965 con l’avvento della cultura pop, e una rassegna a lui dedicata al Museo d’arte Moderna di New York.
La realtà non è mai coma la si vede, la verità è soprattutto immaginazione.
Per il pittore, illustratore, dalla vita normale, ordinaria, dall’esistenza pacata, le uniche realtà possibili sono rappresentate dal sogno e dall’immaginazione, dove tutto si può ricomporre, dove i dubbi e le domande trovano le risposte, ma dove la vita non svelerà mai il suo mistero.
Cristina Di Maggio
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