Ho iniziato la recensione di Resident Evil 3 all’uscita, quando la maggior parte delle opinioni “professionali” era già stata formulata. Quando qualche fortunato “giocatore comune” (intendendo non giornalisti di settore o recensori) aveva da tempo affondato le sue manine nella carnale esperienza del survival horror di Capcom. Pur tentando di non farmi influenzare, è innegabile che abbia scaricato il titolo con la consapevolezza latente che qualcosa sarebbe andato storto; che mi sarei lamentato di elementi, che invece mi hanno poi soddisfatto, che avrei trovato il gioco troppo corto, quando invece è poi risultato, per me, della durata ottimale per offrire il giusto horror, la giusta tensione. Insomma, ho iniziato a giocare a Resident Evil 3, il remake, con un pizzico di diffidenza. E mi sono ricreduto, un colpo di pistola alla volta.
Resident Evil 3 recensione – ti amo, Jill
Eppure è così evidente. Il gioco apre con una trashissima cutscene live action, che spiega, per chi fosse digiuno del primo e secondo capitolo, che la città di Racoon City è messa a ferro e fuoco da un’orda di zombie. Da dove vengano e chi siano sarebbe pleonastico da spiegare, specialmente oggi che l’Umbrella Corporation fra un po’ la volevano incolpare del Coronavirus. Sono esperimenti biologici realizzati per produrre armi viventi, come il Nemesis; nemesi, di nome e di fatto della protagonista Jill Valentine, reduce della villa degli orrori, e caduta dalla padella nella brace. Il personaggio è stato caratterizzato diversamente dall’originale gioco per PS1, e ora è più simile, sia nell’aspetto che nelle azioni, alla nuova Lara Croft ringiovanita. Avete presente sì? Un mini carro armato dalla rude avvenenza, un bocconcino, sì, ma ostico da mandar giù per chi le si oppone. E io la amo per questo.
Capcom ha svolto un lavoro eccellente nel definire personalità più marcate per tutti i personaggi, in linea con l’aumento di definizione tecnica del remake. Compreso Pedro, che, lo devo ammettere, mi fa sempre un po’ ridere con quel suo taglio di capelli da scodella in testa. Ma riderete di meno, e tremerete di più quando dovrete affrontare con lui i nemici più ostici e terribili dell’universo Resident Evil; brutti (si fa per dire) e arrabbiati proprio come li avevamo lasciati in Resident Evil 2 Remake. Che, voglio dirlo, nessuno ve lo tocca, è bello, bellissimo, per carità. Ma perché usarlo come termine di paragone per il terzo capitolo? Forse, state dimenticando che secondo e terzo episodio si svolgono in contemporanea, quasi; e proprio nella contrapposizione fra contemporaneità e struttura di gameplay diversa trovano ragione di esistere entrambi: simili, ma mai uguali.
Resident Evil 3 recensione – meno enigmi, più azione, stesso horror
L’ho detto e lo ripeto: è così evidente. Da subito Capcom ha messo con onestà le carte in tavola. Vi ha fatto capire che Resident Evil 3 Remake vuole essere un’esperienza che esuli dalla copia carbone del remake uscito l’anno scorso. Ha tentato un approccio che limasse gli spigoli di un gameplay ancorato a situazioni troppo lente; che cozzavano nel 2, e lo avrebbero fatto anche nel 3, con una trama che va goduta mordi e fuggi per sentire al massimo la tensione che incute. Meno enigmi, più azione, non alla Resident Evil 5 e 6, per carità. Resident Evil 3 è un bilanciamento che sacrifica alcune delle macchinosità del capitolo originale per rendere più scorrevole la permanenza a Racoon City; piuttosto che un’imperdonabile taglio netto col passato, anche quello recente di Resident Evil 2. Taglio che, in effetti, lato gameplay nemmeno c’è stato.
Resident Evil 3, con o senza tanti enigmi, è un survival horror da manuale, che riesce, senza fastidiosi jumpscare, a offrire ore di tensione costante. Saranno le cut-scene girate col motore di gioco: il nuovissimo e performante Resident Evil Engine. Capaci di mischiarsi per inquadrature e regia al gameplay con naturalezza, facendoci stare sempre pronti al “ecco, fra un secondo finisce il filmato e tocca a me”. Sarà la distribuzione delle risorse, centellinate per farvi avere sempre quella munizione in meno rispetto a quanto avreste desiderato. Per convincervi che “no, stavolta muoio: non mi salverò”. E poi, invece, ce la farete. Gestirete le munizioni e le erbe con parsimonia, capirete come fare per non sprecare tutto il caricatore in una volta. E tirerete un breve, illusorio sospiro di sollievo, sapendo che la prossima volta sarà più facile. Forse.
Resident Evil 3 recensione – Ctrl+Z
Ma qualcosa di cui lamentarmi, non vibratamente come altri, la ho anche io. Perché è inutile negare che “quella sezione del gioco là” sia stata rimossa per fare prima. Non voglio spoilerare, anche se è difficile spiegarvi il punto senza farlo: ci provo. Nel gioco originale per PS1 erano presenti finali multipli, in questo remake no. In questo modo si sono evitate incongruenze fra le trame di lui e lei (Pedro e Jill), verificatesi altresì in Resident Evil 2 Remake con i suoi protagonisti. E si è racchiusa l’esperienza in un unico lungo e saporito boccone da gustare tutto d’un fiato. Un boccone che sarà meno amaro in futuro, per i piani evidenti di Capcom di ricostruire la timeline di Resident Evil con meno confusione.
Però, Capcom, hai fatto un piccolo, grande errore. Mentre espongo il perché certi tagli non mi abbiano infastidito, perché la direzione più action, tutta schivate e tempismi mi piaccia da morire, fai Ctrl+Z. Un taglio improvviso della sezione più amata del titolo originale, che rischia di far crollare il castello di cesellatura fatto nel resto del gioco. L’hai cancellata del tutto, senza spiegazioni, senza rimorsi; una sezione in cui si dipanava la matassa, e il giocatore sceglieva, con le sue azioni, un finale fra i tanti; una sezione densa di enigmi, poi. Anziché adattare la trama per il finale unico, e cercare di rivedere qualche enigma in chiave action (perché mica li hanno tolti tutti eh) si è preferito far prima e tagliare tutta l’area, tutta la sezione. Ma non basta un “qualche ora dopo” per far dimenticare ai fan che manca qualcosa. Qualcosa a cui tenevano.
Un capitolo sincero
Non basta nemmeno, però, un singolo scivolone a rovinare l’esperienza; specialmente se non avete mai provato il titolo per PS1, e non sapete cosa vi state perdendo. Le Boss Fight restano soddisfacenti e varie, e la durata complessiva dell’esperienza, circa 6-7 ore senza completismi, le valorizza come punti focali indimenticabili. Una volta completata la trama la prima volta, sbloccherete skin per i protagonisti, armi e due difficoltà aggiuntive che definirei “per professionisti”. Non conoscono indulgenza, e avrete paura al solo cliccare su quella scritta: difficoltà ESTREMA. Brr. Che poi, sono modalità perfette per mettersi alla prova, e prolungare di tanto, tantissimo il soggiorno a Racoon City del giocatore.
L’ingenuità di Capcom, se così vogliamo chiamarla, è stata realizzare un prodotto con regole chiare, tanta azione e poco spazio per gli enigmi. Regole diverse, rispetto all’acclamato predecessore. Ma Resident Evil 3 Remake non mente mai. Non si vuole fingere nemmeno un secondo un capitolo “come il precedente”. E ci scommetterei, che se fosse stato più simile al 2, con tutti gli enigmi e la sezione incriminata al loro posto, qualcuno si sarebbe lamentato lo stesso. “Eh, ma così è uguale al 2, che fanno, riciclano le idee?”. Accusato di essere poco più di un lungo DLC del secondo remake, additato come corto, insoddisfacente, persino incoerente; pensate che a me Resident Evil 3 Remake, così com’è, è piaciuto davvero tanto.
In conclusione: *per leggere la conclusione devi trovare la chiave blu!*
Resident Evil 3 semplifica, taglia e cuce un videogioco onesto e senza fronzoli. Un titolo che fa quel che deve in quanto caposaldo dell’orrore e del survivalism: spaventa, ti tiene su un’ansia indicibile di non farcela; e poi la rilascia tutta insieme con momenti di pura azione e adrenalina, da vivere in ambientazioni stupende rifinite nel minimo dettaglio. Se lo avrei voluto più longevo? No. Più complesso? Nemmeno. Resident Evil 3 vive in un equilibrio millimetrico, dove un proiettile è poco, e 2 sono sempre pochi.
Corri! Scappa! Arriva il Nemesis! Urlava uno youtuber anni fa, passato alla storia per il suo grido disumano in video di fronte a uno dei nemici più iconici della saga. Oggi reso più vero, tangibile e spaventoso che mai; anche se non dovete trovare una chiave verde, una rossa e una gialla per arrivare a una cassaforte da aprire con una combinazione per sbloccare un punteruolo da infilargli nel… va beh, avete capito. Perciò correte, scappate, mettetevi in salvo: sta arrivando il voto. E non è basso come vi aspettate. Paura?
+ Presente un’aura di tensione densa e costante lungo tutto il gioco
+ La riduzione del numero di enigmi è coerente con la storia
+ Il gunplay è responsivo e soddisfacente
– Una certa parte del gioco si poteva adattare, anziché CANCELLARE
– Trama resa univoca e lineare, forse un po’ troppo.
RESIDENT EVIL 3 RECENSIONE / TESTATO SU PC